Con la consueta ironia e il classico sarcasmo gli inviati portano avanti argomenti di vario genere che spaziano dalla politica, alla cronaca, allo sport, al costume. I primi servizi sono perlopiù innocui, in fascia protetta il linguaggio e i contenuti sono sobri. Il servizio in spiaggia di Casciari sul voto degli Italiani che non si sono recati alle urne è spassoso, anche se naturalmente dal punto di vista dell’aggiornamento politico lascia il tempo che trova. Seguono un paio di denunce delle iene Golia e Pelazza. Tuttavia non appena scatta l’orario e si entra in fascia non protetta le parolacce aumentano ed è proprio Enrico Lucci, con un insignificante servizio su vincitori e vinti delle ultime elezioni europee, ad aprire la parte più licenziosa del programma, il turpiloquio trionfa.
In quest’ultima puntata non sono stati affrontati temi particolarmente spinosi. I soggetti dei servizi non sono stati solo comuni o noti mascalzoni, truffatori o carnefici di vittime senza voce, ma c’è stato anche una sorta di eroe silenzioso dei giorni nostri. La iena Pasca realizza infatti una breve ma bella intervista al magistrato Antonino Di Matteo su un argomento di cui non è mai inutile essere informati, la lotta contro la mafia. Più scanzonato è invece il servizio di Calabresi sul finto attore che prova a rimorchiare via Twitter. Seria e grave è la denuncia della iena Trincia sul Forteto, definita la comunità degli abusi, mentre si inserisce come pezzo di pura follia l’intervista al fascista Roberto Jonghi Lavarini. Dopo la storia di un finto veterinario che gli animali li fa morire, giunge un allarmante servizio di Viviani sui vaccini obbligatori che potrebbero essere stati la causa di gravi patologie croniche in due bambini. L’ultima puntata si conclude con i piccoli e poco significativi guai di un cantante, Grignani, e di un politico, Crosetto, e uno sketch dei conduttori.
Tuttavia Le Iene show continua ad essere una trasmissione complicata. Il successo che riscuote in ogni edizione è comprensibile ma il suo fine resta dubbio. È lo spettacolo delle cause meno conosciute, paladino della difesa dei più deboli, ma rimane pur sempre spettacolo. Il divertimento e l’intrattenimento sono e restano sempre il vero fine della trasmissione. La rivendicazione della causa dei più deboli è un obiettivo secondario, per cui non è necessario avere una posizione ideologica o una precisa concezione della realtà su cui fondare i servizi offerti. Per questo spesso lo scherzo e la burla prendono il sopravvento e di fatto restano l’unico scopo della maggior parte dei servizi. Il problema insorge quando una trasmissione di tal genere pretende di affrontare argomenti più seri come pedofilia, anoressia, bulimia, alcool e droga, che meritano sempre approfondimenti specialistici e non interviste perchè rischiano di sconfinare in un pericoloso voyerismo che soddisfa solo curiosità morbose ed è lontano da un sano concetto di informazione, anche quando vorrebbe essere divertente come quella de Le Iene.