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Nell’immaginario collettivo, Italia ’90 è il mondiale delle Notti magiche, in cui il sogno azzurro si infranse ai rigori contro l’Argentina. Ma al di là del risultato sportivo, il mondiale italiano è stato un evento per il Paese, approdo ideale e metaforico degli anni ‘80, gli anni del benessere. Il racconto parte proprio dal 1984, quando all’Italia viene assegnata dalla Fifa l’organizzazione dei mondiali del 1990. Anzi, ancora prima, dall’urlo di Tardelli che regala agli azzurri di Bearzot il mondiale 1982 e dal tifo del Presidente Pertini, icone di un’Italia che esce idealmente dagli anni di piombo.
Il cammino verso Italia ’90 dura sei anni, durante i quali il Comitato Organizzatore affronta le ingenti spese e i tanti lavori per rilanciare il paese, ma non tutte le promesse di sviluppo e modernità vengono mantenute. Gli stadi si rivelano belli ma poco funzionali e molte delle infrastrutture collegate all’evento del mondiale vengono realizzate con un dispendio di risorse sproporzionato, facendo lievitare i costi.
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Eppure, il mondiale è una festa di colori e di allegria, fa conoscere la realtà africana del Camerun, regala l’ultima volta della Jugoslavia e dell’URSS unite, ha al centro delle attenzioni la Germania che trova nel successo della Coppa del Mondo una spinta all’unificazione, pochi mesi dopo la caduta del muro di Berlino.
Ma Italia ’90 è anche il mondiale di Totò Schillaci, icona del calcio italiano per venti giorni, di Maradona, acclamato nella sua Napoli e fischiato nella finale di Roma, dell’Italia di Azeglio Vicini, della mascotte Ciao, scelta tra migliaia di proposte e il cui nome viene deciso tramite referendum popolare. Italia ’90 segna la fine della prima repubblica calcistica e forse è il tramonto del decennio del benessere e del piacere, per un paese in equilibrio precario e non completamente consapevole.
A ripercorrere quell’evento, gli anni che l’hanno preceduto e i personaggi che l’hanno caratterizzato, ci saranno Mario Sconcerti, Marino Bartoletti, Furio Zara, Antonio Corbo, Iacopo Volpi e Bruno Pizzul, e gli storici Alfio Caruso e Paolo Colombo. A ricordare le emozioni e le sensazioni di Italia ’90, anche il Presidente della FIGC Giancarlo Abete e il Presidente della FIP (all’epoca Segretario Generale della FIGC) Sandro Petrucci.