Giovedì 28 luglio su Rai 2 torna Roberto Giacobbo per una nuova puntata di Voyager, questa sera dedicato alla città di Parigi. La puntata inizia sulle rive della Senna, dove troviamo una versione ridotta della Statua della Libertà. Parte dunque un servizio sulla statua americana, che potrebbe essere nata come ispirata da un’opera italiana: tra le due statue infatti, esistono alcuni elementi in comune.
Nella puntata del 28 luglio di Voyager, Roberto Giacobbo è in Francia. Siamo su Rai 2. E il conduttore, dopo essere stato su la Senna torna sulla terraferma, dove la Statua si triplica; ce n’è infatti un’altra, di “prova” nei giardini del Lussemburgo.
Tra i misteri di Parigi, Giacobbo rievoca la dinamica della morte di Lady Diana, poi anticipa che verranno svelati alcuni particolari sulla celebre fiaba de La Bella e la Bestia.
Immancabile, il servizio sulla Torre Eiffel, all’epoca ostacolata dagli intellettuali con tutte le loro forze a causa di un’estetica poco armoniosa con il resto della città. Gli operai, spiega Giacobbo, non si vedevano mai: la torre sembrava crescere da sola.
Inizialmente inoltre, Eiffel era contrario all’ascensore: la costruzione venne terminata in due anni, cinque mesi e cinque giorni senza compiere alcun errore. Al lavoro, 250 uomini.
Secondo i contratti, pare che la costruzione sarebbe dovuta essere smantellata dopo un paio di anni; fino al 1930 è stata l’edificio più alto del mondo. Ma quanti sono i pezzi ancora originali? Secondo uno studioso, solo il 10% dei pezzi ha necessitato di sostituzione.
Il 1815 fu un anno in cui il clima venne sconvolto a causa dell’esplosione di un vulcano in Indonesia; all’alba di Waterloo vi fu un acquazzone che vanificò la strategia di attacco di Napoleone, tanto che la battaglia iniziò più tardi per evitare che gli uomini del generale rimanesser impantanati. La tesi, come recita il titolo del servizio, è che Napoleone sia stato “piegato dal vulcano“.
Morto a 51 anni, i referti sull’Imperatore sono tutti diversi; dopo il decesso, il suo stomaco venne aperto. Ciò che era certo infatti, era che Napoleone soffrisse di ulcera allo stomaco, per cui venne ipotizzato che la morte fosse dovuta a un cancro allo stomaco. Ad ogni modo però, le opinioni dei sette medici interpellati,e rano diverse. Qualcuno parlò di avvelenamento da arsenico, sostanza facilmente reperibile all’Isola di Sant’Elena.
Alcune ricerche odierne però, hanno stabilità che negli uomini dell’epoca le tracce di arsenico fossero molto superiori rispetto a quanto se ne potrebbe trovare tra i nostri contemporanei. piuttosto che di avvelenamento allora, si potrebbe parlare di lenta assuefazione.
Voyager puntata 28 luglio I sotterranei di Parigi
Ci spostiamo ora sottoterra: sotto il suolo della capitale francese Giacobbo costeggia chilometri di tunnel in cui sono custoditi circa sei milioni di scheletri. I corpi erano stati ammassati in queste fosse comuni, sistemati nelle catacombe per lasciare posto ad altri corpi nei cimiteri in superficie.
Tocca ora alla Cattedrale di Notre Dame, dove Giacobbo riesce a spingersi in un punto senza paratia sul tetto. Da qui inizia il racconto sul mantello di Chartres, la veste che mAria indossava al moemto dell’annunciazione Nonostante infatti la cattedrale omonima fosse stata incendiata diverse volte, il velo era sempre stato ritrovato intatto.
Torniamo a Notre Dame, dove i Gargoyles esprimono le ossessioni letterarie dell’800, le stesse di Victor Hugo.
Come annunciato in apertura, finalmente è il momento della favola de La Bella e la Bestia. In realtà, la storia potrebbe avere origine da una creatura con cui alcuni reali parigini erano venuti a contatto: una creatura irsuta, metà uomo metà animale. Il re Enrico II, a cui l’essere venne portato in dono, ordinò che questi venisse trattato da umano, con tanto di educazione da aristocratico.
Dopo la morte del marito, salita al trono Caterina De’ Medici, la regina decise di creare una razza di selvaggi, scegliendo una moglie per la “bestia”. Solo il giorno delle nozze Catherine, questo il nome della ragazza, avrebbe visto chi era il suo sposo, ma a quel punto non si sarebbe potuta mai tirare indietro.
Naturalmete l’uomo non era un mostro, ma semplicemente un malato di ipertricosi, malattia scoperta solo recentemente. Dei cinque figli avuti, quattro nacquero sani, mentre il terzo no; la coppia trascorse i suoi ultimi anni di vita in solitudine sulle rive del lago di Bolsena.
Torniamo ancora nel sottosuolo parigino, tra pozzi, rifugi antiatomici e una fonte d’acqua che permetteva a chiunque si nascondesse nei sotterranei di poter bere.
La puntata si conclude qui; il viaggio continua lunedì prossimo.