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Ilaria Cucchi è la sorella di Stefano Cucchi, il 31enne geometra deceduto il 22 ottobre 2009 durante la custodia cautelare.
La morte del giovane ha creato un vero e proprio caso di cronaca, ancora irrisolto, con il coinvolgimento di alcuni agenti di polizia penitenziaria e alcuni medici del carcere di Regina Coeli. La Cucchi spiega i motivi per i quali ha accettato di partecipare al programma.
Lei da cinque anni è in prima linea per avere giustizia sulla morte di suo fratello. Come mai ha cambiato registro?
Ho accettato la proposta di Magnolia, la cada produttrice di Questioni di Famiglia, perché mi è piaciuta l’idea. Io ritengo di essere in grado di capire la sofferenza degli altri, avendola crudelmente vissuta sulla mia pelle. Non smetterò mai di lottare affinché la morte di mio fratello abbia finalmente un colpevole. Ma la vita va avanti, e mio fratello mi vuole viva.
Si è mai chiesta i motivi per i quali è stata contattata e poi scelta?
Sicuramente. Sarei ipocrita se dicessi che mi hanno chiamata per motivi differenti da quelli ben noti che riguardano mio fratello. D’altra parte io faccio come lavoro l’amministratrice di condomini, e sono una mamma. Posso anticipare che dopo questa esperienza tornerò alle mie mansioni abituali; non ho sicuramente velleità di protagonismo nel mondo dello spettacolo.
Il mio obiettivo rimane sempre cercare la verità.
Lei afferma che per lei Questioni di famiglia è un’esperienza intensa. Ci può spiegare perché?
Il mio compito nel programma è di incontrare persone normali che hanno vissuto esperienze forti. Ho capito che essere vicini a chi soffre contribuisce a far sentire meno isolate le persone stesse. In questo senso, io e gli altri tre inviati del programma Angela Rafanelli, Alessandro Sampaoli e Amir Issaa, abbiamo cercato di condividere tutte le emozioni e i momenti terribili che hanno vissuto le persone interessate.
Quante storie ha finora realizzato?
Ho incontrato due famiglie con differenti problemi, ma sempre forti e piene di sofferenze. Posso dire che mi hanno colpito entrambe per l’intensità dei sentimenti. In questo senso io ritengo che la tv è importante per far capire al nostro prossimo che l’isolamento può essere abbattuto.
Lei però non è una giornalista, come se la caverà?
Certo, non sono una giornalista; proprio per questo sono stata chiamata. Credo che l’approccio con i problemi della gente che incontriamo è meno professionale e più umano.
La Magnolia dice di aver scoperto in lei una donna intensa. Si riconosce in questa definizione?
Sicuramente si, sia io che i miei tre colleghi di lavoro siamo dei “narratori” delle esperienze altrui. Ognuno di noi quattro ha una storia differente, fatta di intense emozioni e di vita vissuta. Ad esempio, Angela Rafanelli studia recitazione e ha partecipato a parecchi programmi televisivi. È stata conduttrice del programma Le vite degli altri su La7 e inviata per le trasmissioni Volo in diretta su Rai Tre e Quelli che il calcio su Rai Due. Una persona dunque, che conosce tutti i meccanismi della tv.
Gli altri narratori invece, che tipo di storie hanno?
Alessandro Sampaoli è anche lui molto addentro al mondo dello spettacolo. Addirittura nel 2012, in coppia con Debora Villa, ha vinto la prima edizione di Pechino Express e ha partecipato come attore a pellicole del tipo Bar sport e Solo un padre. È anche un artista di teatro che ha lavorato con Emma Dante.
Amir Issaa è un rapper nato da una coppia mista, madre italiana e padre egiziano, in una borgata romana molto difficile. Amir si è fatto conoscere nel 2011 grazie alla colonna sonora del film Scialla: il suo brano riceve la nomination ai David di Donatello e Nastri d’argento come miglior colonna sonora.
Ci racconta qualcosa di lei?
Sono una cattolica praticante, e madre di due figli. Lo scoutismo e le attività parrocchiali sono sempre stai i miei impegni extrafamiliari. Credo di essere una persona molto diretta, sensibile ai temi e alle condizioni di quegli “ultimi” di cui io stessa mi sento parte integrante. Ho scritto a quattro mani con il giornalista Giovanni Bianconi il libro dal titolo Vorrei dirti che non eri solo.