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Chi è Pietro Mancini, il suo personaggio?
E’ un uomo di bassa estrazione sociale con una storia di criminalità alle spalle abbandonata quando incontra Elena e diventa un imprenditore di successo. Ma un giorno riaffiorano i conti in sospeso con il passato. Allora dovrà lottare per dimostrare alla moglie e ai figli la propria innocenza. Insomma Pietro è il problema principale nella fiction.
Perchè dice di aver preso molte botte nel corso delle riprese?
Pietro è al centro di molte scene violente proprio a causa dei suoi trascorsi criminali. E girare scene di questo tipo non è semplice, bisogna essere ben addestrati.
Significa che si devono seguire corsi di preparazione?
Certamente. Quando si realizzano scene di colluttazione è importante aver cura della persona o delle persone coinvolte nella colluttazione stessa. Io ad esempio, ho lavorato con Nikolay Karpov, insegnante di Mosca di scene di colluttazione. Se lui capiva che una determinata persona poteva creare pericolo per gli altri nel corso degli esercizi, non esitava a mandarla via.
Come bisogna muoversi, dunque, per inscenare una rissa?
In effetti le persone coinvolte si comportano come se svolgessero una danza, ma la macchina da presa deve far apparire tutto reale e vero. In Solo per amore ci sono molte scene di azione e spesso non nascondo che, alla fine delle riprese, ero dolente in tutto il corpo per gli sforzi fatti e i colpi che non riuscivo a schivare.
Dramma, passione, amore, giallo e corruzione: sono questi i temi della serie?
Si, ma la corruzione assume tutti i connotati della più stretta attualità.
Si spieghi meglio
Gli intrecci malavitosi che sono presenti richiamano molto da vicino quelli di Mafia Capitale. Si pensi però che Solo per amore è stata scritta qualche anno fa, quando le vicende romane erano di là da venire. Anche le riprese sono state realizzate in tempi lontani dallo scandalo attuale.
Vuol far credere ad una sorta di premonizione da parte degli sceneggiatori?
Dico semplicemente che si è battuta la strada dell’originalità e della creatività nella scrittura della serie. E quando si dà vita ad un’idea plausibile e veritiera, la storia rischia di avere legami con l’attualità, con le debite distanze, naturalmente.
Lei è stato la voce narrante dello speciale di Rai 3 L’infiltrato sugli orrori della clinica Santa Rita di Milano. Ci saranno altre esperienze similari?
Certamente. Si stanno mettendo a punto altre storie raccontate con il medesimo sistema e il medesimo stile.
Progetti teatrali?
Da anni propongo sul palcoscenico storie legate al grande ciclismo d’epoca. Abbiamo raccontato le vicende di Girardengo e di Luigi Malabrocca. Senza dimenticare la storia diella donna che da sola, nel 1894, ha compiuto il giro del mondo in bicicletta.
Programmi che segue in tv?
Prevalentemente documentari e le trasmissioni, sempre interessanti, di Rai Storia.
Il suo prossimo obiettivo professionale?
Mi piacerebbe realizzare la storia, interessante e piena di appeal, degli agenti segreti