La trasmissione nacque nel primo periodo successivo alla Riforma Rai, un momento particolare in cui gli autori televisivi si occupavano quasi esclusivamente di sperimentazione innovativa, sia nel linguaggio che nel format. L’idea sostanziale, rivoluzionaria rispetto a tutti i varietà andati in onda fino ad allora, fu istituire un programma che non prevedesse la figura del conduttore – presentatore, lasciando spazio a tutto campo al cabaret, musica e ballo, mantenendo una cera continuità: da qui il sottotitolo “ballata senza manovratore”.
L’unità del contenitore veniva garantita dalle esibizioni comiche, collegate da balletti o canzoni, dalle bellissime ed aggressive scenografie, sia dal punto di vista cromatico che cinetico e da un ritmo incalzante, adeguato alle nuove abitudini del pubblico e dettate dall’introduzione del telecomando e del conseguente zapping. Durante la prima serie, per rafforzare il concetto di staffetta, venne introdotto un curioso e piccolo pupazzo simile al testimone utilizzato nella corsa tradizionale. Tale oggetto veniva passato di mano in mano agli artisti che si esibivano in quel momento sullo schermo.
Oltre al formato, il successo del programma fu dovuto anche alla presenza di tanti giovani comici e cabarettisti in gran parte esordienti. Tra loro vanno menzionati Marco Messeri, Carlo Verdone, il trio napoletano La Smorfia (Massimo Troisi, Enzo De Caro, Lello Arena), I Gatti di VicoliMiracoli (Jerry Calà, Umberto Smaila, Franco Oppini, Ninì Salerno), I Giancattivi (trio fiorentino composto da Francesco Nuti, AthinaCenci, Alessandro Benvenuti), Zuzzurro e Gaspare, Ernst Thole (scomparso pochi anni dopo la sua partecipazione al programma), che interpretava in maniera ironica il ruolo di un omosessuale, Enrico Beruschi, Jack La Cayenne, Raf Luca. Tra gli ospiti fissi dei momenti musicali vanno ricordati i Matia Bazar, Les Chocolat’s, la cantante indiana Asha Puthli, i jazzisti Franco Cerri e Nicola Arigliano.
L’idea di realizzare un programma dedicato a nuovi talenti fu di Pippo Baudo, che la suggerì al dirigente Rai, Bruno Voglino. Per l’ideazione del programma questi chiamò l’autore Marcello Marchesi, ma la sua idea non piacque alla dirigenza Rai. Così l’incarico venne affidato in seconda battuta a Giancarlo Magalli che ideò la formula definitiva e con il giornalista appassionato di cabaret, Mario Pogliotti, valutò una serie di giovani esordienti, scoperti nei teatrini off sparsi a Roma e per l’Italia. La regia fu affidata ad Enzo Trapani che, accettando, volle come coautore con Magalli, anche il paroliere Alberto Testa.
Non Stop era per quei tempi una trasmissione cult, un nuovo modo di fare comicità e televisione. Il merito fu degli autori, tra i quali, indubbiamente, spiccava il regista Enzo Trapani nonché un promettente Giancarlo Magalli, che di lì a poco avrebbe fatto una brillante carriera anche come presentatore.
Dal punto di vista dei contenuti, oltre alla comicità dei giovani promettenti attori, vanno ricordate altre felicissime intuizioni surreali, come i “comizi” inventati da Corrado Lojacono e la mimica facciale di Jack La Cayenne, che, ad esempio, nella sigla d’apertura si metteva in bocca una tazzina da cappuccino, i tre pompieri clowneschi eil coro operistico che intonava il Va, pensiero.