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Figlio di una coppia che ebbe ben nove ragazzi, il direttore Honeck, che a Vienna ha svolto i suoi primi studi ed anche la prima attività – quella di strumentista con i Wiener Philarmoniker e di direzione dell’Orchestra Giovanile di Vienna sotto la supervisione di Claudio Abbado – ha poi proseguito per la sua strada, come direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica della Radio Svedese, indi dell’Orchestra dell’Opera Nazionale della Norvegia ed anche della Filarmonica di Oslo: con essa egli eseguì a Salisburgo nel 2000 il “Peer Gynt” di Edvard Grieg, ossia l’opera-simbolo della tradizione musicale norvegese.
Infine, il Maestro si recò nel 2006 a dirigere in USA, alla guida della Pittsburg Symphony Orchestra, riscuotendo un successo tale che dalla stagione 2008-09 ebbe l’incarico di direttore musicale stabile presso questa medesima Orchestra, incarico che tuttora detiene.
La Quinta Sinfonia di Cajkovskij, eseguita da Honeck con la predetta Orchestra ceciliana e registrata in differita al Parco della Musica, nella stagione 2013-14, viene oggi riproposta da Rai3: ma la dolcezza e la soavità della direzione dell’austriaco nulla può dinanzi al senso di sofferenza interiore di cui l’opera – come altre del compositore russo – è ahimè impregnata.
Cajkovskij, nonostante il successo come musicista e direttore d’orchestra in patria e all’estero, fu tormentato in tutta la sua vita dalla necessità di tacere la sua omosessualità. Sposato malvolentieri con un’allieva innamorata di lui, dopo soli 15 giorni se ne separò, con un conseguente fortissimo senso di colpa.
Il pessimismo, l’amara consapevolezza del proprio destino e della morte, accompagnarono sempre il compositore, pur affermato ormai internazionalmente, Ebbe la fortuna di trovare una mecenate molto particolare, Nadezda von Meck, che lo sosteneva economicamente, contentandosi delle sue lettere e di mostrarsi a lui passandogli davanti in carrozza ad una considerevole distanza.
Ma comunque l’attrazione di Cajkovskij verso gli adolescenti (e alla fine verso il nipote di un nobile, che minacciò uno scandalo) indusse – probabilmente, forse, si pensa… – i suoi amici della Società Musicale Russa a suggerirgli il suicidio (veleno?), poichè infatti le circostanze della sua morte rimangono tuttora misteriose.
L’ultima Sinfonia che scrisse, la sesta detta ‘Patetica’, eseguita a pochi mesi dalla morte ed intrisa di cupo dolore, è considerata il suo testamento spirituale. Ma la “Sinfonia n.5 in mi minore op.64” del 1888, scritta in pochissimi mesi ed eseguita a Pietroburgo il 5 novembre diretta dallo stesso Cajkovskij, è il frutto di un momento ancora relativamente positivo. Però egli stesso ebbe a dire che il primo tema musicale dell’Andante iniziale, al clarinetto, esprimeva la ‘rassegnazione dinanzi al destino”.
Dopo l’Allegro, anche il tema del successivo Andante, espresso dal corno, è struggente e dolente, nonostante il dinamismo orchestrale dei movimenti centrali. Ma in tutta la Sinfonia ricorre il tema del destino, anche nel finale, seppure in tonalità maggiore e in chiave di accettata rassegnazione, conducendo così al convinto finale ‘maestoso’, concertato sapientemente e di grande imponenza orchestrale. Regìa televisiva di Anna Grossi.