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Le due suddette opere di Pietro Mascagni e di Ruggero Leoncavllo, celeberrime, simboli riconosciuti del nostro verismo musicale del tardo Ottocento, amatissime da Arturo Toscanini, saranno dirette dal tedesco Christian Thielemann.
Attivo in Germania ma molto presente anche in Italia, soprattutto al Teatro La Fenice di Venezia, il direttore Thielemann è ben noto anche a Roma dove – negli anni ’90 – con l’Orchestra Sinfonica dell’Accademia di S.Cecilia ha diretto tutte le nove Sinfonie di Beethoven.
“Cavalleria rusticana” data en première al Teatro Costanzi a Roma nel 1890, con successo strepitoso di pubblico che dura tuttora (al contrario del giudizio aspro e limitativo dei critici, che dura anch’esso tuttora, forse ahimè generato proprio dal grande successo dell’opera), fu scritta da Mascagni nei due soli mesi precedenti la scadenza del Concorso indetto dall’editore Sonzogno, dato che egli solo allora (perfidia degli amici!) ne venne a conoscenza.
Ispirato ad una novella di Verga, l’argomento dell’atto unico verte sull’amore di Santuzza per Turiddu, ancora innamorato della prima fidanzata Lola, già sposata: Santuzza lo invita a confessarle la verità, Turiddu la maltratta ed ella, in preda al risentimento, rivela al marito di Lola, Alfio, che i due sono amanti. Nel successivo duello fra loro, Turiddu rimane ucciso. Una vita a sé vive il notissimo Intermezzo orchestrale dell’Opera, mentre le arie più note – “Il cavallo scalpita” del baritono, “Voi lo sapete, o mamma” di Santuzza, e “Mamma, quel vino è generoso” di Turiddu – sono tuttora nella memoria musicale popolare. Soprano è l’ucraina Liudmyla Monastyrsk, accanto al tenore tedesco Jonas Kaufmann – il macho della lirica odierna, dotato di bellissima voce ‘italiana’ – e Ambrogio Maestri nel ruolo di Alfio.
“Pagliacci”, altra opera verista italiana del napoletano Ruggero Leoncavallo (1857-1919), rappresentata a Milano nel 1892 sotto la direzione di Arturo Toscanini – grande sostenitore dei giovani compositori italiani – ebbe anch’essa successo da subito, e tuttora è una delle opere più eseguite nel mondo. I due atti prendono spunto da un fatto di cronaca accaduto in Calabria e seguìto dal padre di Leoncavallo (che era magistrato) sino alla condanna dell’uxoricida.
Spettacolo nello spettacolo: Canio porta la sua compagnia di giro a Montaldo Uffugo presso Cosenza, per una commedia in cui ha il ruolo di Pagliaccio, poco prima del quale però viene a sapere che sua moglie Nedda ha un amante.
La commedia tratta di un vicenda simile, ed egli in scena chiede a Colombina-Nedda il nome dell’uomo di cui è innamorata, ma inutilmente. Accecato dalla gelosia, il brutale Canio la accoltella, mente il pubblico che finalmente ha capito la sovrapposizione della realtà sulla vicenda teatrale, inorridisce dell’assassinio in scena. Nel drammatico ruolo di Canio si ritroverà ancora il tenore Jonas Kaufmann, che canterà l’aria più nota dell’opera: “Vesti la giubba”, ma non è da trascurare la gentile “Canzone di Arlecchino” del II atto. Nel cast, anche la bravissima Maria Agresta, Dimitri Platanias, Tansel Akzeybek e Alessio Arduini. Silvia Corbetta e Valerio Cappelli, presenteranno al pubblico l’allestimento del regista Peter Stölzl, un’intervista al direttore Thielemann e un colloquio diretto con Kaufmann e Ambrogio Maestri.