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Ad aprire la serata, l’attrice Margherita Buy con un monologo su come fossero cambiate le condizioni di vita per la gente: dal cibo razionato agli americani che consegnano fagioli in scatola.
Dopo la sigla cantata da De Gregori, ecco Christian De Sica. Il figlio dell’indimenticato Vittorio racconta la storia di La porta del cielo, film girato nella Roma occupata. Scritto e prodotto dentro la Basilica di San Paolo, territorio ecclesiastico dunque neutrale.
Tocca poi a Roberto Saviano: quando nel ’41 i polacchi erano ormai convinti che sarebbero morti nei gulag, Hitler ruppe il patto di alleanza. Lo scrittore prosegue quindi con il quadro storico, focalizzata in particolare proprio sul popolo polacco, considerati nemici dai russi e ingombranti dagli inglesi. Solo nel 1989 si iniziò a parlare di loro.
Giuliano Sangiorgi canta una versione lenta Solo me ne vò per la città. Viene mandato in onda il discorso del Presidente della Repubblica, con l’auspicio che possa affacciarsi sulla piazza: Mattarella ha invitato a non conservare la Costituzione come una reliquia in una teca, perché la sua vita è nelle nostre mani.
In collegamento da Varsavia, Toni Servillo: il premio Oscar legge la toccante lettera di un deportato alla fidanzata Laura, prima di “finire nell’oblio”.
Si prosegue con Ligabue, che porta sul palco un inedito. Da Genova invece, si collega per il suo contributo Ivano Fossati.
Beppe Fiorello ricorda Gino Bartali, vincitore del primo Giro d’Italia nel paese liberato. Di siciliano in siciliano, si passa a Pif, collegato da Gela. Per la serata il testimone di Mtv ha realizzato uno dei suoi servizi incontrando i testimoni oculari dello sbarco degli americani in Sicilia.
La linea torna a Roma: Fazio mostra Se questo è un uomo di Primo Levileggendo l’estratto in cui Levi scrive di aver sentito il brano Rosamunda, arriva Carmen Consoli ad intonarla.
Insieme a Elisabetta Salvatori, Marco Paolini rievoca la strage di Sant’Anna di Stazzema: 560 persne uccise in due ore. La vittima più piccola aveva 20 giorni: “Sant’Anna era un rogo di carne umana che bruciava. Non c’era più nessuno a rispondere, solo silenzio”.
Tocca poi a Sergio Castellitto, che legge Calamandrei. Sono poi De Gregori e Ligabue a cantare Viva l’Italia.
Non poteva mancare Il partigiano Johnny, di cui Antonio Albanese legge un estratto.Viene così introdotta una donna che partigiana lo è stata: Teresa Vergalli intona le prima note di Bella ciao, per essere poi seguita dal coro. Quasi 88 anni, la donna racconta la sua storia: è entrata a far parte dei partigiani a 16 anni, perché voleva combattere perché la smettessero di distruggere le città. E perché nessuno le doveva più dire che le donne non ne sanno niente della guerra.
La serata si conclude con l’arrivo del Presidente della Repubblica, a cui un emozionatissimo Fazio stringe la mano. Prima della sigla finale, l’inno d’Italia.