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Questa volta, i protagonisti sono il goffo anatroccolo Brutto e niente meno che… un topo. Il simpatico roditore, di nome Ratso, si ritrova un giorno in una fattoria durante una rocambolesca fuga. Tempo dopo, l’uovo di anatra che aveva trovato come rifugio si schiude e Ratso si ritrova suo malgrado a fare da madre anzi, da padre, al piccolo anatroccolo Brutto.
Tra amori, viaggi, spettacoli e fughe dal perfido Phyllis, Brutto riuscirà a salvare la combriccola dei suoi amici di campagna e si trasformerà, come da manuale, in uno splendido cigno.
La favola originale, pubblicata per la prima volta nel novembre del 1843, è ambientata all’interno di una nidiata di anatroccoli. Qui se ne distingue uno che ha le piume grigie, particolarmente grande e goffo. Sebbene la madre cerchi di accettarlo nonostante le sue differenze, il piccolo viene emarginato dai suoi simili: il duro trattamento che gli viene riservato lo induce ben presto a prendere la decisione di fuggire.
L’anatroccolo vaga senza meta e privo di ogni aiuto fino al calare dell’inverno, rischiando persino di morire congelato. Sopravvissuto miracolosamente, il protagonista giunge presso uno stagno dove vede nuotare un gruppo di splendidi cigni e, attratto dalla loro bellezza, se ne avvicina. Rimane dunque enormemente sorpreso quando le eleganti creature gli danno il benvenuto e lo accettano fino a che, guardando il proprio riflesso nell’acqua, si accorge finalmente di essere lui stesso un cigno.