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Una vera e propria celebrazione dell’uomo che ha “inventato” la televisione italiana, omaggiato dalle provocazioni di Chiambretti sempre uguali a se stesse. La narrazione si sviluppa attraverso le immagini e il racconto di Baudo, intervallato dai cliché televisivi del Pierino nazionale: la maggiorata scosciata, le allusioni sessuali sulle doti dell’ospite, le improbabili soubrette.
Elemento su cui si dipana la serata è anche la sicilianità di Pippo Baudo, che diviene il fattore aggregante con l’attrice Margareth Madè, anche lei ospite in studio, e gli spezzoni dei film di Giuseppe Tornatore.
L’omaggio all’eroe “super Pippità” è a tutto campo: il ricordo dei momenti che ne hanno segnato la lunga carriera professionale parte dall’approdo a Mediaset nell’87 e passa da Sanremo, dalle minacce della mafia, dal tifo juventino per poi concludersi in una considerazione sui talent.
Quando Baudo entrò a Cologno Monzese aveva infatti un contratto da direttore artistico, che però non trovava concordi Antonio Ricci, Maurizio Costanzo né Corrado. Soltanto Sandra e Raimondo avevano appoggiato il conduttore, che rinunciò prima della scadenza del contratto.
Più amaro ripercorrere l’attentato subito nel ’91 quando, imbottita di tritolo, la sua villa sul mare venne distrutta: “Fui vittima di un regolamento di conti mafioso. Avevo fatto una celebrazione del giudice Chinnici a Taormina parlando male della mafia e ci fu questa vendetta. Mi costò cara quella cosa”, racconta.
E perché Baudo non figura nei palinsesti?, incalza Chiambretti; “perché non mi hanno chiamato”. In Italia, prosegue, c’è l’idea che a una certa età si sia superati, mentre all’estero vi è un maggiore rispetto per l’anzianità. Nessun Sanremo invece: dopo aver dato la paternità a ben 13 kermesse canore, ora basta.
Suo compagno all’Ariston nel 2008, Chiambretti non rinuncia a mandare in onda l’inizio di quell’edizione: ironizzando sull’ego, il palco era stato invaso da una serie di uomini con la maschera di Baudo che spuntavano da ogni angolo. Il vero Pippo però, fece il suo ingresso spettacolare da una botola, sancendo così la fine dell’ “invasione degli ultraBaudi”.
C’è spazio anche per il calcio, argomento spesso trattato nell’hotel di Canale 5. Pippo Baudo si dice più “allegriano” che “contiano”: Conti se n’è andato all’improvviso dopo tre anni difficili alla Juve, dimostrando poca gratitudine verso la società che lo ha sostenuto mentre si svolgevano le inchieste sulle partite truccate.
Incontenibile nei festeggiamenti per gli 80 anni che verranno l’anno prossimo, Baudo suona al pianoforte, confessa di essere stato tradito nonostante l’orgoglio dell’uomo siciliano, condivide con il pubblico il preciso istante in cui ha deciso di non tingersi più i capelli: “Un giorno mi sono guardato allo specchio e ho detto: io rinuncio”.
Si prosegue sulla scia dei ricordi: Sordi incarna ancora l’italiano con i suoi grandi vizi e debolezze. Se esistesse ancora Uno su cento, l’attore romano sarebbe ancora al primo posto. E ci sarebbe anche il premier Renzi, perché se non lo inserissero gli autori, ci penserebbe da solo.
Così, mentre Malgioglio litiga col “cromatologo” che vede l’ospite di un viola profondo, entra Raffaella Fico, che si aggiunge a Margharet Medè come presenza femminile sul palco. Mescolando alto e basso, come nello stile di Chiambretti, si affianca ad un uomo dal prestigio professionale quale Baudo, una Raffaella Fico qualsiasi, showgirl che porta in dotazione le storie d’amore con Mario Balotelli e Cristiano Ronaldo.
Se la Fico nasce da un reality, la considerazione finale è sui talent show: se ne fanno troppi, con il risultato di trovare talenti con una scadenza limitata.
Qui le anticipazioni della serata.
Qui la presentazione di Grand Hotel Chiambretti.