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Questo è appunto il concerto tenutosi nel Palazzo De André di Ravenna, che Rai1 trasmetterà al pubblico il 17 luglio, in seconda serata. Le Vie dell’Amicizia sono una creazione del M°Muti, della moglie Cristina e degli staff musicali del Ravenna Festival (intriso di venature ed aliti di forte misticismo), consistente in concerti multietnici iniziati nel 1997 dopo un viaggio dello stesso Riccardo Muti a Sarajevo.
Da allora i percorsi – a Beirut, Costantinopoli, El Djen, Erevan e altri centri – ed il contatto musicale con l’Occidente ravennate, nei suoi Festival diretti da Cristina Muti, e l’Oriente delle città levantine terreno di guerre sanguinose, non si sono più interrotti.
Le vie dell’Amicizia sono tutte aperte ed i concerti di Muti – un tempo, ai tempi della Scala, tutti vòlti al repertorio verdiano – si sono allargati alla musica mondiale specie del Mediterraneo orientale, con le sue sonorità ed armonie così diverse dalle nostre (comprendendo scale pentatoniche, scale modali, intervalli per quarti di tono, ed altro), anche per gli interpreti provenienti da tutte le parti del mondo, che cantano con quelle modalità ed in lingue anch’esse con sonorità inconsuete.
Non per questo, però, il M°Muti dovrebbe considerarsi un modello di fraternità universale, visto come bruscamente nel 2014 ha rotto i rapporti col nostro Teatro dell’Opera di cui era direttore onorario a vita – per motivi di insofferenza alle sollecitazioni sindacali – abbandonando a se stessi gli strumentisti dell’Orchestra, che hanno corso il serio rischio di essere licenziati in tronco, i quali pure sarebbero suoi ‘fratelli’….
Comunque, il concerto che ascolteremo su Rai1 venerdì 17, ai cui succitati ensembles si aggiungono anche elementi dell’Orchestra e del Coro del Teatro Petruzzelli di Bari, si apre con un brano bellissimo dell’estone Arvo Pärt, “Orient & Occident” (2000) per archi, tenuto su un dualismo melodico-armonico inconciliabile, metafora delle differenza forse irriducibile fra i mondo dell’est e dell’ovest.
La conciliazione invece affiora nel grande e sereno oratorio di Haydn “La Creazione” (1796-98), inscenata a Vienna col famoso Salieri al cembalo nel 1798, poi al Covent Garden di Londra ed infine in tutta Europa, con immensi consensi: Muti ne dirigerà dalla terza parte un recitativo per il tenore Matthias Stier, indi il duetto col Coro per il soprano Rosa Feola (lanciata dall’Opera-Studio di S.Cecilia a Roma) ed il baritono Thomas Tatzl.
Concluderà il concerto il “Te Deum” (1890) di Giuseppe Verdi, uno dei suoi quattro pezzi sacri, per doppio Coro e Orchestra, in cui i solisti interpreteranno i dubbi, i timori e l’incertezza della speranza nutriti da Verdi, ed espressi soprattutto nell’episodio per soprano solo “In te speravi”, cantato alla voce lievissima e immateriale di Rosa Feola.
Il concerto è stato poi ripetuto nella Cattedrale di Otranto, nel cui mosaico pavimentale del XII secolo compare l’Albero della Vita – elemento primordiale che ricorre nelle tre religioni monoteiste, nella Torah, nel Nuovo Testamento, nel Corano – e che in una cappella laterale custodisce le ossa di più di 800 martiri della ferocia turca, cui va questa risposta musicale di pacificazione universale.
Qui la stagione 2015/2016 dell’Orchestra Sinfonica della Rai.
Qui una puntata di La musica di Rai3.