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Dopo la consueta serie di domande che difficilmente troveranno risposta nel corso della puntata, si chiude l’anteprima e il programma inizia con un’immersione. Si va infatti alla scoperta di una città sommersa: il sito archeologico di Pavlopetri. Rimasta sott’acqua per oltre 3000 anni, Pavlopetri è stata scoperta per caso nel 1967.
I reperti trovati dovrebbero risalire al periodo miceneo: la tipologia di edifici che circondavano la città e i resti rinvenuti, lascinao pensare che la città avesse una consolidata tradizione mercantile. Grazie a una ricostruzione in 3d, vediamo come doveva apparire la città agli occhi dei suoi bitanti, intonro al 1600 a.C.
Terminata l’esplorazione subacquea, Giacobbo torna in superficie per parlare dell’esplosione del vulcano sull’isola di Santorini. Ma è ora il momento di addentrarsi nella “strada verso l’aldilà”. Si tratta infatti di una grotta in cui gli antichi greci portavano i loro morti, convinti che in quel luogo iniziasse proprio il mondo dei morti. La cerimonia prevedeva che i vasi con all’interno le ossa dei morti venissero scagliati a terra, così da liberare l’anima degli uomini.
Si passa dunque a quello che è stato il primo computer della storia, di cui ci viene illustrato il meccanismo. La scatola consentiva di compiere calcoli estremamente precisi, in particolare sul moto dei pianeti.
Siamo ora sotto il Partenone. Giacobbo ripercorre alcuni episodi storici, tra cui la corsa di Filippide da Maratona a Sparta e viceversa per informare gli ateniesi. Naturalmente, il prossimo argomento sono le Olimpiadi, durante le quali veniva sacita la pace temporanea tra le varie città-Stato.
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La città di Delfi era la città dell’oracolo, ritenuta dagli antichi greci il centro del mondo. La sacerdotessa invocava l’oracolo; secondo l’antica leggenda, la profezia veniva ricevuta durante lo stato di trance. La sacerdotessa infatti, sveniva e dava le sue previsioni in balia di convulsioni, al punto da sembrare posseduta.
La geografia dei luoghi omerici non corrisponde a quella reale della Grecia. L’ipotesi avanzata dallo studioso Felice Vinci è che Omero non stesse inventando ma che i suoi poemi fossero ambientati nel nord Europa. Molte descrizioni di Omero, ad esempio quelle delle navi, trovano riscontro nella mitologia celtica: la corrispondenza infatti, è con le imbarcazioni vichinghe.
La prova più forte a sostegno della tesi di Vinci è la battaglia più lunga dell’Iliade, che si sarebbe svolta per due giorni. Nei Paesi del Mediterraneo, spiega lo studioso, non era possibile, perché la notte fond avrebbe impedito di proseguire con la battaglia; cosa che invece non accadeva vicino alla cittadina di Toja, vicino a Helsinki, dove si verificano periodi in cui il sole non cala. E proprio Toja sarebbe la città di Troia.
Giacobbo va ora alla scoperta dei “monasteri in cielo“, le meteore: monasteri posti così in alto da essere stati irraggiungibili fino alla prima metà del ‘900. I religiosi, ci spiega il conduttore con nochalace, venivano tirati su in una specie di cestino, ma ogni tanto qualcuno cadeva. E quando avveniva, la loro spiegazione è che si trattasse del volere divino.
Dopo aver millantato come suo solito l’ingresso concesso in via eccezionale a Voyager, Giacobbo ci mostra uno dei monasteri dall’interno. E ci spiega anche che i religiosi bevessero vino come integratore alimentare, sottolineando subito che le battute su tutti quei litri di vino consumati, sarebbero fin troppo facili.
La puntata si conclude da Atene: il conduttore saluta il pubblico dalla capitale greca, dando appuntamento alla prossima settimana.