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Siamo in una Parigi che subisce l’occupazione dei nazisti. L’ultimo metrò, il titolo del film, è proprio quel metrò che alla fine della giornata, i cittadini devono prendere per tornare nelle proprie abitazioni in tutta sicurezza dopo essere stati al teatro.
La vicenda ha come palcoscenico proprio un teatro il Théâtre Montmatre di cui Marion Steiner (la Deneuve) è la prima attrice.
L’artista è sposata con il regista ebreo Lucas che però è costretto a fuggire per evitare arresto e deportazione. Ma la verità è un’altra: l’uomo è nascosto nella cantina dell’edificio in cui c’è il teatro. E da questa postazione, con l’aiuto della consorte, continua a occuparsi degli spettacoli che vanno in scena.
Per un singolare caso, lo spettacolo di cui si stanno effettuando le prove ha per titolo proprio “La scomparsa” ed è di una scrittrice danese, Nella parte del protagonista viene ingaggiato il giovane Bernard Granger (Depardieu) che, all’insaputa dei colleghi, fa anche parte della rete clandestina della Resistenza.
Lucas, dallo scantinato in cui si trova riesce a seguire le prove e a dare consigli alla moglie. La prima dello spettacolo è un successo. Bernard si è impegnato al massimo per evitare critiche negative a Marion. Lui odia i tedeschi e non esita a prendere a pugni un giornalista per aver criticato il dramma presentato. Marion lo rimprovera e gli toglie la parola. Ma deve confessare a se stessa di provare una certa attrazione per Bernard che, ad un certo punto, lascia la scena per dedicarsi alla resistenza attiva.
Quando iniziano le perquisizioni da parte della Gestapo, Marion riesce a far fuggire il marito che si salva dall’arresto. L’uomo ha intuito il sentimento tra la moglie e Bernard ma non parla.
Il finale è tutto da scoprire per chi non aveva visto il film.
Truffaut, con questa pellicola torna al passato, E lo fa per un preciso motivo: vuole parlare della sua infanzia in tempo di guerra a partire proprio da un episodio personale: il bambino a cui la mamma lava la testa, subito dopo che un nazista gliel’ha accarezzata, è il piccolo François. Ma a farlo non fu la madre ma la nonna.
All’epoca (il film è del 1980) i critici apprezzarono i rischi che Marion affrontò per salvare la vita al marito e la delicatezza con cui Truffault aveva colto la partecipazione emotiva agli eventi di Lucas, Marion e Bernard.
Qui La memoria del cuore.