Thriller e melodramma mescolati insieme, passioni e sesso, e un’aristocrazia mittleuropea di inizio Novecento che, sotto un apparente aspetto morigerato cela troppa amoralità. Si intravedono ricatti, omicidi, mancanza del pur minimo senso etico.
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Tutto accade in una lussuosa struttura alberghiera situata tra le splendide montagne dell’ Alto Adige. Qui Pietro (Eugenio Franceschini) si fa assumere come cameriere per scoprire quanto è accaduto alla sorella scomparsa misteriosamente mentre lavorava proprio nell’hotel come cameriera.
Dietro questa scomparsa si cela un mondo di inganni, brutture umane, fallimenti economici, che man mano vengono alla luce. Ma nasce anche un grande e passionale amore: quello tra Pietro e Adele (Valentina Bellè) figlia della proprietaria dell’albergo.
Ingredienti scontati, dei quali si è fin troppo abusato nella fiction made in Italy. Le atmosfere melodrammatiche richiamano un altro prodotto mandato in onda la scorsa primavera su Rai1: La dama velata serie interpretata da Miriam Leone.
Ma c’è di più: innanzitutto Grand Hotel è ispirato ad una serie spagnola. E tutti i prodotti provenienti dalla penisola iberica hanno sempre insistito su tematiche familiari con misteri, grandi passioni, personaggi che, sotto una patina di onorabilità, nascondono i peggiori vizi.
Gli esempi sono molti. Grand Hotel ha però, un’altra pretesa: in qualche modo vuole richiamare nei telespettatori italiani le atmosfere di Downton Abbey. Lo si è notato soprattutto nella maniera di gestire il personale dell’albergo. La servitù anche nella serie di Rai1 cerca di partecipare alla vita dei padroni ed ha una propria autonomia nell’economia del racconto.
Naturalmente la credibilità di Downton Abbey è distante anni luce dalla approssimazione con cui invece procede la sceneggiatura della serie. La rappresentazione dell’aristocrazia dell’epoca evoca l’english drama. Bisogna dire che c’è lo sforzo di rendere verosimile la ricostruzione dell’epoca anche attraverso la molteplicità degli abiti indossati dai protagonisti.
Un discorso a parte merita la recitazione che è assolutamente grossolana e approssimata. Lo si nota fin dalle prime battute e neppure i due protagonisti la Billè e Franceschini, sono immuni da critiche. Al contrario contribuiscono ad accrescere la scarsissima credibilità della serie.
Grand Hotel ripercorre, dunque, schemi narrativi già battuti. L’unico elemento credibile è il paesaggio nel quale è immerso il Grand Hotel. Peccato che la telecamera non lo evidenzi più frequentemente.