Il fulgore di Dony parla di due ragazzi di oggi. Qual è la sua opinione sulle nuove generazioni attuali e sui problemi che li riguardano?
«Oggi purtroppo l’egoismo è la prima lezione di vita che i giovani ricevono. Ci si abitua a voler soddisfare i propri desideri, non si pensa ad altro. Invece tutto è regolato da una legge superiore. Il senso dell’esistenza è profondamente collegato alla presenza del nostro prossimo di cui tutti abbiamo bisogno».
Oggi si parla molto della cultura del diverso. Qual è la sua opinione a proposito?
«A mio parere la cultura dello scarto diventa una proposta imprescindibile che purtroppo non è mai stata presa in considerazione e che è a sua volta legata al senso dell’esistenza. Noi soltanto negli altri possiamo ritrovare noi stessi».
Lei parla dell’altro. Ma quando l’altro fa paura come bisogna comportarsi?
«Bisognerebbe capire le motivazioni per le quali una persona fa paura. Partiamo dal concetto che è più facile parlare sempre degli altri e non di noi stessi. Soprattutto quando gli altri sono, apparentemente, distanti da noi. Una realtà scomoda: la presenza dell’altro, del diverso costituisce sempre un problema.».
Dunque vale sempre la cultura dell’accoglienza?
«Certamente. Io metto in pratica ad esempio la lezione che ci viene data da disabili mentali con i quali spesso mi sono trovato a contatto anche per motivi di lavoro. Ad esempio ci sono alcuni ragazzi che ogni mattina mi telefonano soltanto per sapere che tempo fa a Roma. Io rispondo sempre e li intrattengo familiarmente. So che l’attenzione è molto importante per queste persone. Un’attenzione che deve essere data da colui che chiamiamo prossimo e non da esperti o medici perché, in tal caso, ha un altro significato».
Il fulgore di Dony fa parte di un ciclo di film TV da lei firmati. Ce ne saranno altri?
«Avevo proposto a Rai Fiction un ciclo sulle Beatitudini, ovvero la summa del Vangelo, affrontate in maniera leggera. Volevo che i telespettatori si rendessero conto di quanto Gesù Cristo era riuscito a vedere nell’essere umano. La Rai ha interrotto questo ciclo che adesso si chiude».
Ha altri progetti con Rai Fiction?
«Ho proposto per i 700 anni dalla nascita di Dante Alighieri che cadono nel 2021, una serie che potesse descrivere la vita del poeta raccontata però da Giovanni Boccaccio. Questa mia idea è stata avanzata già nel 2001. Spero possa realizzarsi perché la vita del sommo poeta è molto più complicata e complessa di quanto ne sappiamo. Il vantaggio sarebbe di avere in una stessa serie due dei più grandi poeti italiani: Dante e Boccaccio. Il terzo come sappiamo è Francesco Petrarca».
La vedremo anche al cinema?
«Sto preparando un film con Rai Cinema, “Il signor Diavolo” tratto dall’omonimo libro pubblicato da Guanda. La sceneggiatura è già pronta e le riprese inizieranno in estate. La caratteristica è il cast formato da persone completamente anonime. La storia ruota intorno a due bambini, due chierichetti, di cui uno uccide l’altro perché è sicuro di vedergli dentro il demonio. La storia si svolge nel 1952, nel cattolicissimo Veneto».