Quando era ministro del governo Prodi ci pensò Paolo Gentiloni. Con Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi sono arrivati Augusto Minzolini al Tg1 e Mauro Masi come dg. Anche Matteo Renzi non c’è andato leggero. Ha fatto diventare filo renziano ogni direttore, non risparmiando neanche Raitre e il Tg3, due testate che perfino il Cav lasciò all’opposizione.
Ora il governo di Cinque Stelle e Lega dovrà per forza di cose mettere fine all’occupazione renziana e scegliere qualche fedelissimo alla causa da nominare. In verità né Matteo Salvini né Luigi Di Maio hanno nell’arco tante frecce a disposizione da poter scagliare. Almeno all’interno della Rai, azienda che dovrà comunque evitare un’altra infornata dall’esterno, anche perché chi è già dentro non andrà via, visti la stragrande maggioranza di contratti a tempo indeterminato.
A oggi sembra scontata l’uscita di scena di Mario Orfeo (le voci lo danno come futuro direttore della Gazzetta dello Sport). Il dg è un giornalista manager che ha sempre saputo giocare bene tra le linee, tuttavia stavolta contro leghisti e pentastellati ha poche chances, viste le controversie e le polemiche che sono susseguite alla chiusura dell’Arena e alla fuoriuscita di Milena Gabanelli. In realtà rimane difficile pensare a chi il nuovo governo debba assegnare la Rai.
All’interno dell’azienda ci sono figure di collaudato valore ed esperienza legate ai due partiti di governo, in primis saltano all’occhio i nomi di Antonio Marano e Carlo Freccero. Ma non sono i soli. Seppure i due – assieme a un clamoroso ritorno di Milena Gabanelli nella striscia quotidiana che fu di Enzo Biagi – vantano ottime credenziali nei pronostici. Da non sottovalutare un big come Enrico Mentana, che più dal Tg1 è attratto proprio dalla poltronissima di direttore generale. Sarebbe una figura talmente di spicco che forse in pochi potrebbero obiettare. Un altro papabile è Fabrizio Del Noce. La sua esperienza e competenza potrebbero tornare utili alla causa. Anche Clemente Mimun ci ha fatto un pensierino.
Di sicuro cambieranno il Tg1 che avrà un direttore filo governativo o istituzionale. In corsa ci sono l’attuale vice Gennaro Sangiuliano, che non ha mai nascosto l’amicizia con Matteo Salvini e Vincenzo Morgante, legato da stima e amicizia con il presidente Mattarella. Possibili cambiamenti ai vertici anche al Tg2 e Tg3. Potrebbero arrivare direttori esterni, dalla carta stampata. Le voci su Mario Calabresi, Virman Cusenza, Luigi Contu sono ancora vive e vegete. Per quanto riguarda le reti invece potrebbero anche non esserci clamorosi giri di poltrone. Alle forze di governo interessa più avere un’informazione allineata che il controllo dei programmi di intrattenimento.
Magari sui talk si potrebbe pensare a un ritorno di Massimo Giletti, oltre che della Gabanelli. Di sicuro Gad Lerner non avrà vita facile. In crescita le azioni di Duilio Giammaria, il conduttore di Petrolio, molto stimato in ambienti Cinquestelle.
Al Giornale radio potrebbe tornare Antonio Preziosi, in corsa anche per un tiggì. Nicola Porro resterà a Mediaset. Al Biscione si vocifera pure su un ingresso di Gerardo Greco. Un’altra poltrona che sicuramente cambierà sarà quella del direttore di Raisport. Bisognerà vedere se Gabriele Romagnoli verrà accompagnato all’uscita tra qualche mese, alla fine del suo triennale, oppure si accelererà la sostituzione. Per il momento sembra a buon punto la trattativa per l’ingaggio di Paolo Rossi come opinionista per la Champions League. E Andrea Vianello – uno dei papabili – ha traslocato da Raiuno per spostarsi su Raitre, dove condurrà un programma in seconda serata.