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La stessa indicazione non vale per pelati, sughi pronti, ketchup e concentrati. Infatti, se invece che esserci scritto “100% pomodoro italiano”, è presente genericamente la scritta “prodotto in Italia”, “Made in Italy”, “gusto italiano”, “sapore italiano”, non è garantito il fatto che siano presenti esclusivamente pomodori italiani, ma solo che il prodotto è stato confezionato in Italia.
La Cina è il paese da cui viene importata in Italia la maggior quantità di pomodori. Da Tianjin, il porto di Pechino, ogni giorno vengono esportati verso l’Italia migliaia di tonnellate di pasta di pomodoro, che, una volta arrivata qui, viene diluita per diventare sugo. Questo è quanto emerge dall’inchiesta di Nadia Toffa, che si è recata in Cina. Qui ha incontrato i responsabili delle ditte che abitualmente commerciano pasta di pomodori con i produttori italiani di pelati per cercare di far luce su ciò che veramente mangiamo quando viene aperta una scatoletta di pelati “Made in Italy”.
Uno dei principali problemi riscontrati è che le leggi sui prodotti agricoli in Cina non sono le stesse che vigono in Europa, dato che la quantità di pesticidi e metalli pesanti o le analisi batteriologiche non seguono gli stessi parametri. Anche i controlli in dogana non sembrano essere sufficienti.
Secondo alcuni produttori cinesi, inoltre, ci sono clienti italiani che, per spendere meno, comprerebbero la pasta di pomodoro avariata, chiedendo di cambiare la data di scadenza e importando così pomodoro andato a male.
Le Iena lanciano un appello ai telespettatori affinché firmino una petizione a favore del vero Made in Italy sul sito www.change.org/veromadeinitaly.
La legge, infatti, dice che per diventare “Made in Italy” la “lavorazione sostanziale” deve essere fatta in Italia. Ma cosa vuol dire “lavorazione sostanziale”? Dato che sui prodotti inscatolati per la legge italiana non è obbligatorio scrivere gli ingredienti, tranne in pochissimi casi, non sarebbe il caso di cambiare questa norma e impedire che un pomodoro coltivato in Cina e inscatolato in Italia diventi un pomodoro Made in Italy?
Giulio Golia incontra Maria Concetta Riina, nipote di Totò, il boss del Corleonesi, che attualmente sta scontando decine di ergastoli per innumerevoli omicidi di mafia. Anche Tanino, fratello di Totò e padre di Maria Concetta, sta scontando una pena di 9 anni di carcere per associazione mafiosa ed estorsione. Nonostante Maria Concetta non abbia nessuna condanna e non sia stata coinvolta in nessuna indagine, dopo quasi 12 anni di lavoro come segretaria, è stata licenziata perché il suo datore di lavoro ha ricevuto un’interdittiva dal Prefetto di Trapani. Per far luce sulla vicenda, la Iena intervista Maria Concetta e incontra il Prefetto di Trapani.
Cosa c’è dietro al tweet di Balotelli in cui l’attaccante milanista si lamentava per le sue delusioni d’amore (ndr, “Che ho fatto di male io per non aver mai provato il vero amore nella coppia?”)?. Le Iene Stefano Corti e Alessandro Onnis intercettano SuperMario all’uscita di Milanello.
Inoltre ci sarà un servizio su alcuni terroristi dell’Isis che parlano a volto scoperto.