Per parlare di questa trasmissione facciamo un bel salto indietro negli anni, addirittura fino al 1968. Il 27 giugno di quell’anno, per la prima volta, vede la luce Senza Rete, su Raiuno, che fu per otto edizioni, dal 1968 al 1975, un popolare varietà televisivo andato in onda dall’Auditorium Rai di Napoli.
Si fa prima a dire cosa non abbia fatto questo “guaglione” ormai cresciuto, napoletano doc. Stiamo parlando di Massimo Ranieri, vero nome Giovanni Calone, nato a Napoli il 3 maggio 1951. Tanti successi, tanti traguardi superati e vinti. Ora, non contento di tutto ciò che ha fatto, il poliedrico Massimo ha affrontato un’altra sfida, confrontandosi con il personaggio storico, ricreato da William Shakespeare, Riccardo III. Già presentato al suo debutto lo scorso 17 luglio al 65° Festival Skakespeariano nel Teatro Romano di Verona, il cantante-attore sarà in scena il 7 agosto al Teatro Romano di Ostia Antica, vicino Roma.
Massimo perché si è voluto mettere in gioco questa volta con Riccardo III?
“E’ un titolo che avevo in testa da più di vent’anni. Ad inculcarmi questa idea nella mia mente fu un mio amico palermitano, un ex professore di filosofia, molto colto, che un giorno parlandomi a quattr’occhi mi disse che potevo essere un ottimo Riccardo III. Ed ora il sogno è divenuto realtà. La vita è una. Non sono mai stato pronto a portare in scena quest’opera e forse non lo sono nemmeno ora perché si tratta di un testo gigantesco, ma non potevo rinunciare ad un desiderio così potente”.
Uno spettacolo imponente, maestoso, impegnativo dove lei è interprete e regista
“Ebbene sì, in scena con me 18 attori, l’adattamento di Masolino D’Amico, uno dei massimi anglisti al mondo e le musiche sono composte appositamente da Ennio Morricone. Ricordo che quando chiesi al Maestro di comporre le musiche per esaltare il mio Riccardo III, mi diede dell’incosciente. Ma se uno non è un po’ incosciente non può fare questo mestiere. E’ un ruolo con il quale prima o dopo ti devi confrontare. E’ una sfida che posso affrontare perché non ho padroni e non sono invischiato nelle congetture del sistema che impongono un certo comportamento”.
Come ha immaginato il suo Riccardo III?
“L’ho immaginato inquietante ed accogliente, proprio come quei grandi film noir che abbiamo profondamente amato. Per provare ad intravedere sulla scena l’eterno mistero del male. Tra le righe ho colto il noir che c’è dentro e da lì sono partito per una messinscena sospesa in un tempo indefinito. Il male seduce sia letteratura che drammaturgia e Riccardo ha una doppia seduzione essendo egli stesso attore”.
Non ci sono costumi d’epoca, dunque
“Gli uomini sono in smoking e le donne in abito da sera. E’ un testo sulla malvagità ed il potere senza tempo. Riccardo III è l’incarnazione del male, un re crudele ed ambizioso che, per la sete di potere e rivincita, colpisce i suoi congiunti, anche se poi viene sconfitto dai Tudor”.
Un personaggio così è affascinante!
“Molto, l’attore ne rimane molto affascinato. Interpretare un ‘buono’ è semplice poiché la bontà è innata nell’uomo, però si è attratti da personaggi come Riccardo, come Macbeth, malvagi per i loro loschi interessi. Riccardo è costretto a comportarsi da malvagio per difendere la sua dinastia, ma vive un attimo di debolezza dove è implicato il cuore quando dice ‘ho paura’. Questa affermazione mi ha risollevato perché per un attore come me essere malvagio dall’inizio alla fine è dura”.
Ma oggi quanto è attuale rappresentare Riccardo III? Qual è la necessità di rappresentare un testo shakespeariano così elaborato?
“C’è molta attualità. Basti pensare alla condizione dei tempi che stiamo vivendo politicamente drammatici. Riccardo III essendo stato un grande regnante vorrei ‘usarlo’ per far capire al pubblico che nulla è cambiato e la storia si ripete. Il personaggio lo vedo in molti politici di oggi: somiglianze, contaminazioni, allusioni”.
Per Massimo Ranieri ne è passata di acqua sotto i ponti. Dagli inizi della sua carriera, risalente ormai al 1965, fino ad adesso è stata un crescendo di successi, di consensi di pubblico e di critica. Quinto di otto figli di una famiglia modesta, la sua prima avventura artistica è come cantante negli USA, con il nome di Gianni Rock. Poi, a soli 15 anni, partecipò a Scala Reale (la Canzonissima di quell’anno condotta da Peppino De Filippo), questa volta con il nome definitivo di Massimo Ranieri. Era il 1966, ottenne un buon successo e da quel momento Massimo non si è più fermato. Cantante, attore di cinema prima (ricordate il suo primo film Metello e poi Bubù?) e di teatro poi, il cantante-attore ne ha fatta di strada, anzi di autostrada lunghissima. Se ha avuto modo di recitare, lo deve ai grandi registi che ha frequentato: da Peppino Patroni Griffi (che l’ha diretto in Napoli chi resta e chi parte dell’autore napoletano Raffaele Viviani), a Giorgio Strehler (che l’ha diretto in L’anima buona del Sezuan di Brecht e L’isola degli schiavi di Marivaux) per arrivare a Pietro Garinei che, dopo l’interpretazione nel 1961 di Domenico Modugno, ha voluto Ranieri nel 1987 per interpretare Rinaldo in campo, una vicenda ispirata alla spedizione dei Mille. Un artista completo, dunque, unico nel panorama italiano dello spettacolo, che addirittura ha riportato il grande teatro in televisione con 4 delle commedie più famose del grande Eduardo De Filippo su Raiuno: Filumena Marturano, Napoli milionaria, Questi fantasmi, Sabato, domenica e lunedì. Come cantava Charles Aznavour in una sua famosa canzone, “…Io sono un istrione….”, Ranieri ha sposato in pieno questo brano, cantandolo anche in un suo spettacolo teatrale: lui è un vero istrione da palcoscenico.
Dopo Riccardo III, a fine agosto, Massimo Ranieri riprenderà Sogno e son desto, spettacolo teatrale da lui stesso scritto con Gualtiero Peirce. Poi sarà la volta di Viviani Varietà per la regia di Maurizio Scaparro. Così, il nostro eclettico e magistrale saltimbanco giramondo non arresterà la sua genialità neanche mezzo secondo, anzi la diversificherà su tre versanti, non tralasciando il suo primo amore: il canto.
Dal 26 al 30 agosto Morcone, cittadina campana in provincia di Benevento, rende omaggio all’attore e regista Massimo Troisi, ospitando la seconda edizione del Festival a lui dedicato. Presidentessa onoraria della giuria l’attrice Clarissa Burt
Lui, Edoardo Siravo, è noto al grande pubblico televisivo per aver interpretato, dal 1999 al 2007, nella soap opera Vivere di Canale 5, il commissario Vincenzo Leoni. La sua avventura di attore, sul piccolo schermo, è continuata con ruoli in importtanti fiction, tra cui “Il maresciallo Rocca” accanto a Gigi Proietti, “Linda e il brigadiere” con Nino Manfredi, “Distretto di polizia” di cui è stato coprotagonista nel 2010, e “Provaci ancora prof” con Veronica Pivetti. Adesso Siravo si è spostato a teatro.
Maurizio Costanzo, il noto presentatore con i “baffi” più famosi d’Italia, ritorna al suo primo amore. Nel lontano 1970, infatti, dopo aver scritto per la Rai, come autore, testi per la televisione, la radio ed il cabaret, aveva esordito alla radio insieme con Dina Luce nella trasmissione Buon Pomeriggio. Ora una nuova sfida aspetta l’anchorman alla veneranda età di 75 anni: l’appuntamento è fissato per il prossimo lunedì 9 settembre su Rtl 102.5.