“Passerai tutta la vita a vedere Sanremo”. Francesco Vezzoli – superstar internazionale della Videoarte, tra l’altro autore alla Biennale di Venezia 2007 di “Democrazy”, filmato di una finta campagna per le presidenziali Usa che vede Sharon Stone schierata contro Bernard-Henri Lévy – se lo senti dire una sera dai suoi genitori sdegnati. Avevano comprato un biglietto per andare al concerto di Dalla -De Gregori e volevano portare anche il loro bambino. Ma lui puntò i piedi: meglio stare a casa con le nonne a godersi il Festival.
Non ha sprecato molta inventiva Mamma Rai per l’edizione 2017 delle Giornate Fai di Primavera. Infatti lo spot pubblicitario che da lunedì vedremo sul piccolo schermo è una fotocopia di quello già trasmesso gli anni scorsi: un cartone animato mostra in sequenza colline verdi punteggiate di cipressi, sagrati di chiese, anfiteatri antichi mentre una mano fuori campo infila personaggini, animali, macchinette, ma anche una scopetta che pulisce lo spiazzo nobilitato da quei monumenti che soltanto l’Italia possiede. E che, come ogni anno, le Giornate ideate un quarto di secolo fa da Giulia Maria Crespi, fondatrice del Fai, svelano, aprendo il 25 e 26 marzo prossimi le porte di palazzi, ville, chiese, monumenti “invisibili” perché normalmente chiusi al pubblico.
Un fantasma si aggira nella Rete, pronto a balzare tra i lustrini del Teatro Ariston dove domani sera si solleva il sipario sulla liturgia laica del Festival di Sanremo. E’ il boicottaggio tramite i social del “sacerdote” della Festa, quella che Mamma Rai aspetta tutto l’anno, per rilanciare il suo marchio e assicurare la raccolta pubblicitaria dei successivi dodici mesi. E infatti contro il contratto stratosferico che Carlo Conti percepisce per l’operazione-Festival si accanisce una sorta di catena di Sant’Antonio diffusa attraverso il più economico dei social, Wathsapp.
“La voce di Simenon rimane forte. Imprime il suo sigillo a Maigret. Qualsiasi adattamento, anche meno fedele, non può affievolirla. Perciò il cinema o la tv che usano i suoi romanzi continueranno a farlo anche quando non ci saremo più. E di certo questa serie non sarà l’ultima”. Parola di John Simenon, il figlio del romanziere francese venuto ad incontrare il pubblico del RomaFictionFest in occasione dell’anteprima di “La trappola di Maigret” , il primo dei quattro tv movie prodotti nel Regno Unito per la Bbc.
Il 2017 è l’anno del Centenario di Caporetto, la battaglia più tragica sul fronte italiano della Grande Guerra, il lavacro mondiale che nel nostro Paese falciò settecentomila militari e altrettanti civili. Rai Uno ricorderà il Primo Conflitto Mondiale – sul grande schermo lo ha fatto, mirabilmente, Ermanno Olmi con l’amaro e poetico “Torneranno i prati” – con una miniserie in due puntate che vedremo nei prossimi mesi, in una data ancora non fissata.
Ricordate il “Madoff dei Parioli” che ha tenuto recentemente banco sulle pagine di cronaca di Roma per la vicenda di un truffatore nostrano nella cui rete sono caduti nobili, calciatori e gente di spettacolo? Ebbene, al Fiction Fest ieri è passato quello vero, l’americano Bernard Madoff, diabolico mascalzone finanziario che per anni ha ingannato investitori stelle e strisce facendo sparire 50 miliardi di dollari.
E’ una kermesse femminista il Fiction Fest 2016 in corso fino a domani a Roma nella cornice del The Space Moderno di piazza della Repubblica? A giudicare da due anteprime scelte dal direttore artistico Giuseppe Piccioni, sì. L’altro ieri abbiamo visto “Di padre in figlia”, dal soggetto di Cristina Comencini, che racconta della “presa del potere” imprenditoriale tra gli anni Settanta e Ottanta da parte di tre ragazze figlie di un maschilista produttore di grappa in Veneto.
Quarant’anni fa “Radici” in Rai ha avuto venti milioni di spettatori, un record per una serie tanto innovativa, che ha messo i puntini sulla i a una storiografia ancora reticente sul problema del razzismo e dello schiavismo che lo aveva generato. Ora il remake di quel rivoluzionario esperimento non si pone ufficialmente obiettivi di ascolti (lo ha detto in questo magazine a Biagio Esposito LeVar Burton, il protagonista di allora che oggi è il produttore) ma la prima puntata (andrà in onda il 16 dicembre su History, canale 407 di Sky) è apparsa meritevole di picchi di ascolti, peraltro impossibili visto il canale maggiormente di nicchia dal quale verrà trasmesso.
“C’è una rivoluzione epocale che è partita da Bassano del Grappa, ma la Storia non lo rivela. E’ venuta l’ora di occuparsene”, dice una delle sceneggiatrici di “Di padre in figlia”, la fiction n 4 puntate di Rai Uno presentata ieri in anteprima al Fiction Fest di Roma. L’opera, che doveva uscire questo autunno ma la cui trasmissione è stata rimandata alla prossima primavera, ovviamente in prima serata (si dice anche per permettere la partecipazione alla kermesse romana in svolgimento al The Space Cinema Moderno) è di quelle che si qualificano subito di gran lusso. Il soggetto di serie è di Cristina Comencini, il cast sfodera tra gli altri Alessio Boni, Cristiana Capotondi, Stefania Rocca, Denis Fasolo, la regia è firmata da Riccardo Milani, la produzione è di Bibi Film di Angelo Barbagallo per Rai Fiction.
Comincia con un omaggio a Mamma Rai la decima edizione del Fiction Fest di Roma. Perché “In arte Nino” è la storia della gioventù e dell’exploit di Nino Manfredi, il grande attore scomparso nel 2004 che proprio Viale Mazzini trasformò in una star con la partecipazione, nel 1958, a Canzonissima.