Lorena Bianchetti, jeune fille prodige della televisione – negli anni Novanta debutto sul piccolo schermo quando era under 20 con Piacere Raiuno, ruolo di presentatrice subito dopo con Italia in bicicletta – mette il sentimento in tutto quello che fa. Di “A sua immagine”, la trasmissione in onda su Rai Uno il sabato pomeriggio e la domenica mattina, dice che “fa parte del mio cuore”. E spiega: “Per nove anni ho avuto il piacere di condurla, sempre con lo stesso entusiasmo. Anche se ad altre trasmissioni mi sono legata a lungo: cinque anni a Italia sul 2, che riprenderò a settembre, tre a Rai International”.
L’aria sorniona e apparentemente svagata, la simpatia che gli è valsa qualche premio, la capacità di affrontare con competenza ma senza mai annoiare qualsiasi argomento, le proverbiali gaffes, i lapsus linguae creati un po’ per gioco, come amava fare Bongiorno: tutto questo ha reso Luca Giurato un personaggio amatissimo dal pubblico del piccolo schermo.
Massimo Giletti è un recordman. Conduce per l’undicesimo anno L’Arena, lo spazio domenicale da lui ideato, prima segmento di Domenica in, poi, in virtù dell’audience lusinghiera, svincolato dal contenitore. Così ogni giorno di festa, dopo pranzo, all’ora del caffè, si presenta –rampante gentiluomo, giornalista di razza capace di dire la sua con schiettezza ed eleganza– alla vasta e variegata platea televisiva.
Da oggi il nostro sito inaugura una serie di interviste dedicate esclusivamente al rapporto tra i personaggi della tv e il mondo della letteratura. Vogliamo conoscere più profondamente attori, conduttori, giornalisti televisivi, e raccontarne la loro “educazione alla lettura” attraverso i libri che hanno segnato le varie fasi della loro vita. Il primo personaggio che incontriamo è Lando Buzzanca.
La filmografia di Buzzanca è più lunga di un rosario: novanta film per il grande schermo, dodici per la televisione, ma qui i set si decuplicano, perché l’attore siciliano, anzi il mattatore, è stato protagonista di fortunate serie, come l’ultima, “Il restauratore”, andata in onda per tre stagioni, dal 2012 al 2014. Ma Buzzanca Lando, di Palermo, classe 1935, figlio d’arte (erano attori il padre e lo zio) si è formato sul palcoscenico teatrale, in quella blasonata Accademia Sharoff, della quale adesso è presidente onorario. E dell’attore teatrale ha la statura morale e il carisma, che gli hanno per esempio suggerito, lui che si era affermato sul grande schermo con commedie nelle quali sosteneva spesso il ruolo di maschio siculo, di rifiutare i filmetti scollacciati e volgari degli anni Ottanta.
Mi disse un anno fa il generale Mario Mossa, che comanda il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri: “Non c’è giorno che ognuno dei miei uomini non pensi alla Natività di Caravaggio, rubata quasi mezzo secolo fa a Palermo. Se la ritrovassimo, potremmo andare in pensione”. Un’araba fenice che figura al primo posto nella banca dati del Nucleo Tpc, la più grande del mondo con i suoi 5 milioni e mezzo di oggetti descritti e 560 mila immagini.
L’editore di carta stampata e di televisione e il decano degli storici dell’arte italiana. L’accoppiata tra Urbano Cairo – il suo Gruppo pubblica tra gli altri i periodici Dipiù Tv, Diva e Donna, TV MIA, Airone, Gardenia, In Viaggio, Bell’Italia e nel piccolo schermo è il proprietario di La7 – e Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani dopo essere stato al vertice del polo museale fiorentino e ministro per i Beni Culturali, l’incontro, dicevamo, è avvenuto nella cornice più prestigiosa ed attuale che si potesse immaginare: i Musei Vaticani, in vetta ai desideri chi di visita Roma e insieme faro del Giubileo che si aprirà tra cinque giorni.
Il limbo per Manuela Paris è il periodo sospeso tra il suo passato di maresciallo degli alpini alla guida di un plotone di trenta uomini nella missione peace keeping in Afghanistan. Quello di Mattia, di limbo, è la condizione di sradicamento dalla sua famiglia, dal lavoro, dalla vita per essere diventato, suo malgrado, un testimone scomodo per la malavita. E “Limbo” è il film tv presentato oggi al RomaFilmFest, l’unico italiano in concorso, prodotto da Fandango di Domenico Procacci in collaborazione con Rai Fiction, in onda su Rai1 il prossimo 2 dicembre.
Il Regno Unito torna con un film tv a un suo libro di culto, quel “L’amante di Lady Chatterley” di D. H. Lawrence scritto nel 1928 ma bandito per trent’anni oltremanica perché giudicato scandaloso. Nell’intreccio, la giovane nobildonna maritata che si abbandona alla passione senza freni per il guardacaccia assunto dal marito; ma soprattutto nel linguaggio, licenzioso nel descrivere gli amplessi di lady Constance e di Oliver Mellors, il plebeo bello e rude.
La perfida Albione si vendica ancora una volta dei vicini francesi. Lo si è toccato con mano oggi al Roma Fiction Fest, dove è stato proiettato il primo dei dieci episodi di “Versailles”, kolossal televisivo costato 81 milioni di euro, scritto dagli inglesi Simon Mirren e David Wolstecraft nonché – peccato originale – commissionato dal transalpino Canale Plus.
Un film tv italiano per dare il via al Roma Fiction Fest, in corso al Cinema Adriano fino a domenica, un amplissimo ventaglio di proposte da tutto il mondo e il ritorno, dopo cinque anni, alla giuria che sceglierà il meglio delle opere in concorso, tra le quali soltanto una col marchio tricolore, “Limbo”.