Fabrizio Corona e Francesco Facchinetti: due personaggi che, recentemente, sono stati al centro delle attenzioni dei mass media, per differenti motivi. Il fotografo è tornato platealmente in Italia e concentra, su ogni sua dichiarazione, la curiosità del pubblico televisivo e non solo. L’ex dj Francesco, invece per la quarta volta, ha dovuto subire l’onta della cancellazione di un suo programma. Si tratta di Rai Boh, eliminato dopo la prima e unica puntata andata in onda su Rai2.
Senza dubbio è l’influenza della tv che, focalizzata sui tanti avvenimenti calcistici, spinge gli italiani a parlare prevalentemente di calcio, quasi in una sorta di delirio collettivo. I cosiddetti sport “minori” come ad esempio la pallacanestro, il tennis, la pallavolo hanno una rilevanza minima. La poca visibilità e lo scarso interesse dei mass media, carta stampa e web, si ripercuotono anche sul numero degli impianti destinati alla loro pratica. Per coloro che sono poco interessati al calcio e vorrebbero praticare quelli che a torto sono chiamati sport “minori” , spesso è difficile anche reperire notizie in tv. Infatti mentre il calcio oramai è splamato durante tutta la settimana televisiva, i “fratelli minori” spesso sono relegati in trasmissioni in onda a tarda ora.
Elisabetta Pauletti, ex programmista e regista di trasmissioni Rai, tra cui Domenica in, racconta i grandi personaggi conosciuti dietro le quinte, in un’ottica intimistica e differente dall’immagine pubbblica a cui siamo abituati. Qui ricorda Rita Levi Montalcini che, appena insignita del Premio Nobel, fu ospite del contenitore domenicale di Rai1. La Pauletti, che la accolse e le tenne compagnia fino alla diretta, rimase impressionata dalla semplicità austera ma cordiale della scienziata. E così racconta l’incontro
Quest’anno, durante il Festival, ci saranno ogni sera sondaggi D’Oxa e la gara sarà seguita in diretta anche dalla BBC (Berlusconi, Bersani, Casini). Eccezionalmente saliranno sul palco dell’Ariston i politici. Roberto Maroni presenterà l’arrangiamento padano di “Montagne verdi” con Calderoli avvinto come l’edera al microfono. Renzo Bossi si esibirà in una versione rivisitata di “vado a vivere in campagna” e Rosy Bindi esordirà con un brano di Alfano-Buttiglione-Casini “Non sono Maddalena“. Super ospite d’onore l’aspirante Premier Mario Monti che dopo tanto silenzio si è lasciato andare a “Fiumi di parole”
Fu così che in una notte insonne, mentre mormorava affranta “il naufragar m’è dolce in questo mar”, Simona approdò a L’isola dei famosi. Sapeva che laggiù il magna-magna era solo un miraggio
Si dice che Giorgio Gori, produttore del reality, abbia rassicurato i concorrenti destinati ad abbandonare il gioco con queste parole: “te collocò la provvida Ventura infra gli eletti (alla nomination)”
Proprio sull’isola, Simona fotografò un singolare tipo di pecora reale argentina dal verso caratteristico: Beee- len che allora presentava un tatuaggio a Corona sul lato B.
Poi decise di volare alto in the Sky. E pronunciando la fatidica frase “Noi chiniam la fronte al massimo X Factor”, accettò persino un matrimonio “Morgan-atico
Diciamo subito che Extreme make over home edition, si districa tra bontà e buonismo, cercando di non cadere nella retorica di mestiere e nel solito sfruttamento dei sentimenti. Il format americano del programma, adattato per il pubblico italiano di Canale 5, è condotto da Alessia Marcuzzi ma richiama atmosfere televisive già viste. Intanto ci sono molti chiari riferimenti alla trasmissione “Il treno dei desideri” gestita anni fa da Antonella Clerici su Rai1.
La prima volta che lessi quale motivazione spinse pochi temerari a organizzare il Festival di Sanremo, rimasi perplessa. “Promuovere la musica e valorizzare la canzone italiana attraverso un’operazione popolare all’insegna dei buoni sentimenti” mi rimandava allo slogan di un talent show. Invece era quello lo spirito che animava i primi organizzatori. Pensavo: “loro non potevano saperlo, ma stavano dando vita al primo talent show della storia della musica che avrebbe laureato, anno dopo anno, star di prima grandezza”. Era il 1951, la Tv sarebbe venuta solo dopo tre anni. Tentavo di immedesimarmi nell’ascoltatore dell’epoca che seguiva solo alla Radio le canzoni in gara. Invece ero, inevitabilmente, proiettata nella kermesse scintillante di suoni, colori, fiori, gossip, polemiche,ascolti stratosferici, alla quale ero abituata. E non potevo credere che i giornali dell’epoca si fossero completamente disinteressati all’evento, considerandolo un tentativo destinato a fallire. Mi guardavo intorno, in sala stampa, e vedevo centinaia di colleghi accreditati, provenienti da ogni parte del mondo, persino dalla Cina. Osservavo i loro volti attenti ad ogni minima dichiarazione di cantanti e conduttori, quasi fossero quelle di capi di Stato. No, l’atmosfera da preistoria anti-televisiva proprio era fuori dalla mia immaginazione.
Per me, che ho seguito quattordici edizioni del Festival come osservatore e critico, è difficile credere che la manifestazione sia nata nella mangiatoia buia della Radio. Pochi cantanti interpretavano più brani dinanzi a un microfono a colonna, nel salone del Casinò di Sanremo, neanche troppo affollato. Pensavo, invece, alla folla che oggi staziona per giorni davanti al teatro Ariston nell’attesa di veder passare i cantanti, carpire una foto, strappare un autografo. Quella folla spesso mi spaventava perchè, per entrare nella sala stampa, bisognava farsi largo a spintoni, suscitando l’ira dei presenti che mal sopportavano di far avanzare i soliti privilegiati. Bisogna stare attenti e custodire il prezioso “pass” che permette aii giornalisti di accedere nei “sacri templi”. Di solito lo nascondevo sotto il cappotto, per una sorta di pudore. E’ oggetto del desiderio, stra-invidiato, per l’inestimabile privilegio che concede. In quei momenti mi appariva distante anni luce l’innocente spettacolino di provincia dal quale iniziò il lungo, articolato e coinvolgente processo di trasformazione della piccola gara canora in una kermesse televisiva per la quale si lavora oramai tutto l’anno.
Arrivata in video a distanza di un anno e mezzo dalla conclusione delle riprese, la serie Il clan dei camorristi è destinata a far discutere. Otto le puntate in programma, il venerdì su Canale 5. Il protagonista, Stefano Accorsi, nel ruolo di un magistrato anti-camorra, torna alla fiction dopo circa dieci anni. Accanto a lui l’attore Giuseppe Zeno, nel ruolo del capo clan. Abbiamo visto in anteprima l’episodio d’esordio.Ve la raccontiamo con le nostre osservazioni.
Wild, sottotitolo oltrenatura, è ancora in video. Su Italia 1 con la conduzione di Fiammetta Cicogna. L’appuntamento con il lato “selvaggio” della natura e con documenti singolari provenienti da tutto il mondo, è fissato al martedì in prima serata sulla più giovane rete Mediaset. Più che una conduttrice, Fiammetta Cicogna vuole accreditarsi come un’esploratrice. Quest’anno si è fatta inviare nei luoghi più impervi, sconosciuti e selvaggi del pianeta alle prese con ogni specie di difficoltà.
Lo spettacolo c’è stato, grazie ad una serie di ospiti che hanno cantato e recitato la grande storia musicale di Giorgio Gaber, scomparso nel gennaio di dieci anni fa. La puntata speciale di Che tempo che fa dedicata al grande cantautore è stata gestita da Fabio Fazio che, nel grande coro generale, appariva come l’unica voce meno credibile. .Per una serie di ragioni.