Bisogna riconoscerlo: molti programmi di Rai2 si sono dimostrati al di sotto delle aspettative con ascolti penalizzanti. La rete è stata oggetto di critiche perchè non è riuscita ad assolvere alla sua funzione: essere un punto di riferimento per il pubblico under trenta.
In alcuni casi, nuove idee non sono state ben confezionate ma affidate a persone inadatte. E’ accaduto, ad esempio, il sabato pomeriggio: una certa Rita Langella è diventata la padrona di casa di Guardami, piccolo spazio di intrattenimento che non ha suscitato la simpatia di nessuno, o quasi. Infatti l’audience è giunta addirittura al di sotto dell’un per cento: cifre da tv satellitari.Prima di Guardami c’era London live.2 un programma di musica che neppure conquista l’attenzione del target a cui è destinato: il pubblico giovane. Come mai questi risultati così negativi?
L’autunno di Rai1 avrà come protagonista la grande fiction. Il genere, molto amato dalla platea generalista, occuperà da settembre in poi ben quattro serate settimanali. E’ la dimostrazione che il racconto televisivo gioca un ruolo essenziale nei palinsesti ed è molto gradito agli inserzionisti pubblicitari. Intanto sono molte le novità in arrivo.
Esiste una “casta del piccolo schermo” che continua ad accumulare privilegi, a dispetto della crisi e dei sacrifici a cui sono chiamati gli italiani. Mentre gli stipendi diminuiscono, la disoccupazione miete vittime e una folla sempre più consistente di impiegati e pensionati non riesce ad arrivare a fine mese, loro, attori e sceneggiatori di fiction televisiva, guadagnano cifre imbarazzanti, nonostante i recenti ridimensionamenti.
Il rischio del remake, cinematografico o televisivo, è sempre il confronto con il prodotto originale e con l’interpretazione degli attori storici entrati nell’immaginario del pubblico. E’ accaduto frequentemente nella fiction generalista. In ordine di tempo, l’ultimo remake è la serie di Raiuno ispirata a Nero Wolfe, il famoso detectice nato dall’immaginazione di Rex Stout, fertile scrittore statunitense. Nella tv in bianco e nero ad impersonare Wolfe era l’indimenticabile Tino Buazzelli, mentre il suo fido assistente e segretario aveva il volto di un giovane e bravo Paolo Ferrari. Nella serie attuale, i due personaggi sono interpretati rispettivamente da Francesco Pannofino e Pietro Sermonti.
Canale 5 si è lanciato nel genere soap opera prodotto in casa per la prima serata.Con questo fine è arrivato in video il lungo feuilleton Le tre rose di Eva, interpretato da molti attori provenienti proprio dal genere soap. Anna Safroncik, la protagonista, è una delle attrici della tele-novelistica made in Mediaset. Interpreta Aurora, giovane donna accusata ingiustamente dell’omicidio del padre del suo fidanzato. Per questo delitto trascorre otto anni in carcere. E, dopo un così lungo isolamento, eccola uscire dalle patrie prigioni fresca come una…rosa. Come se il tempo non avesse intaccato il suo fisico e la volontà di riprendersi la sua vita. Ma soprattutto lascia il carcere truccata di tutto punto.
Raiuno e la fiction a sfondo religioso: un binomio inscindibile e foriero di successo. Il maggior produttore di questo genere è la Lux Vide di Luca e Matilde Bernabei, notissima per aver portato sugli schermi Don Matteo, la serie interpretata da otto anni da Terence Hill. Ancora una volta la Lux ci riprova, proponendo Maria di Nazareth, miniserie in due puntate interpretata da Alissa Young nel ruolo della Madonna e Paz Vega che da il volto a Maria Maddalena. Il racconto televisivo ha riscritto il rapporto tra le due protagoniste. E si sofferma, soprattutto, sulla vita della Maddalena della quale si parla molto poco nei Vangeli. La vicenda, però, viene romanzata con una serie di invenzioni finalizzate a riempire i vuoti delle fonti storiche e religiose. Un processo non condivisibile che caratterizza però la fiction di casa nostra. Anche quando non sarebbe necessario, infatti, nella storia narrata viene inserito uno o più episodi di fantasia.
E’ ancora riservato alle donne il sabato sera di Raiuno e Canale 5. E di nuovo è tornata la sfida tra Milly Carlucci e Maria De Filippi. Con una fondamentale differenza: la Carlucci è al timone di un progetto che ricalca pedissequamente Ballando con le stelle e quindi appare usurata dalla notevole permanenza in video. Maria De Filippi, lasciato alle spalle Itala’s got talent, torna al suo talent per eccellenza, Amici, di cui ripropone la nuova edizione.
Può una ragazzina di 18 anni, magistralmente esperta di computer, portare alla luce il vasto e malefico inganno che si cela dietro i meccanismi della tv di oggi? Può la forza della preghiera corale coinvolgere il web e sconfiggere il progetto criminale di infiltrare nei programmi immoralità e mancanza di etica? Interrogativi attuali, visto il degrado del piccolo schermo che hanno una risposta nel libro di Roberto Milone dal titolo X Trenta danari, edito da Orizzonti di luce.
La tv chiusa per ferie in estate. E’ un classico, appena il sole comincia a battere, viale Mazzini chiude le imposte della sua azienda e si mette in letargo. Bisogna attendere settembre per il risveglio autunnale.
Quando Sabina Guzzanti fa parodie è irresistibile. Studia il personaggio, vi si cala dentro con professionalità e sicurezza. il suo trasformismo è pari a quello di Arturo Brachetti. Ma quando si mette anche a gestire interviste serie e ne dilata i tempi oltre misura, allora la sua presa sul pubblico cala esponenzialmente. Tutto ciò è accaduto anche in Un due tre stella, l’attesissomo programma che la Guzzanti ha gestito su La7, il mercoledì in prima serata.
Sottilineiamo subito che programmi di satira come Un due stella, dovrebbero essere collocati in una seconda serata con inizio verso le 23. evento che La 7 potrebbe permettersi. Il bisogno di occupare invece il prime time, soddisfa esclusivamente l’egocentrismo di chi gestisce lo show ma non rende un buon servigio al pubblico. Un due tre stella, infatti, è troppo lungo, ha dei tempi morti che, se eliminati, renderebbero più snello il susseguirsi dei siparietti spettacolari. Tante ore sono eccessive. Basterebbero dai trenta ai quaranta minuti per valorizzare una comicità che, invece, appare diluita.
La forza dell’umorismo è nella sinteticità, dilatarne i contenuti fa solo male alle idee che si perdono in un mare di banalità. Sabina Guzzanti è indubbiamente brava, efficace. Le parodie di Lucia Annunziata e di Mario Monti viste nello show Un due tre stella, sono di grande impatto. La Annunziata è davvero molto somigliante all’originale. Anche la sua interpretazione del presidente del Consiglio ha una sua valenza satirica. Ma quelle lunghe interviste ai personaggi con cui si cimenta nella parte della conduttrice seria e impegnata affievoliscono la portata del programma. Certo, la Guzzanti vuol dimostrare di reggere bene il doppio ruolo, districandosi con perizia tra il serio e il faceto. Ma allora lo show diventa un ibrido.
Anche gli ascolti non hanno reso giustizia all’impegno della padrona di casa che è tornata in video dopo anni di assenza. E di polemiche. Ricordate Raiot? Andò in onda su Raitre nel novembre del 2003. Aveva come sottotitolo Armi di distruzione di massa. Ne andò in onda solo una delle sei puntate previste per una serie di polemiche suscitate da alcune dichiarazioni della Guzzanti nei panni di Lucia Annunziata. E’ da allora che Sabina Guzzanti vaga per teatri italiani portando avanti la sua personale battaglia satirica.
La sua classe è indubbia anche nella parodia classica di Silvio Berlusconi che è un suo cavallo di battaglia. Ma la sua bravura non basta a salvare lo show da una lenta ma inesorabile deriva.
Accanto a Sabina c’è la sorella più piccola, Caterina che, altrettanto brava, si è gettata nella satira sociale giovanile. Riesce abbastanza bene ma senza novità. Anzi, in alcuni tratti ci sembra addirittura di intravedere le atmosfere del sabato sera di Serena Dandini e del suo programma The show must go off. Certo, non è facile essere originali e spesso, anche nella satira, lo scopiazzamento di idee è ben visibile, anche se si tenta di nasconderle.
Il consiglio finale è di riflettere bene prima di andare in video. E’ difficile trovare una propria collocazione artistica sul piccolo schermo di oggi. Ma quando la si ottiene, bisogna misurare le proprie forze. Meglio un piccolo spazio, magari elitario e chic, che una lunga, noiosa prima serata piena di incertezze.