Un altro uomo di coraggio per Sergio Castellitto. Un magistrato, servitore dello Stato, che paga con la vita, il suo impegno nella lotta a Cosa nostra.Tutto politically correct, in sintonia con la linea di Rai Fiction nel raccontare il recente passato del nostro Paese. Si è presentato in questo modo il Tv movie “Rocco Chinnici, è così lieve il tuo bacio sulla fronte” andato in onda sulla prima rete di viale Mazzini martedì 23 gennaio.
Il trash è tornato su Canale 5. Ed è riesploso subito in tutta la propria virulenza. Si è incarnato nei concorrenti dell’isola, nei dialoghi, nella conduzione della Marcuzzi, nelle inquadrature pruriginose della regia attentissima ai lati B delle concorrenti, nelle battute, poco incisive, della Gialappa’s. Ed ha assunto tutte le sfumature del borgatar-popolare. E’ quanto è emerso dall’esordio dell’Isola dei famosi lunedì 22 gennaio su Canale 5.
Oramai non è più un episodio occasionale: Rai 1 ha rinunciato a qualsiasi forma di programmazione al sabato sera, una delle fasce orarie più prestigiose in ogni rete televisiva che si rispetti. L’unico timido accenno di show contrapposto agli agguerriti eserciti defilippiani, è stato Celebration. Quattro puntate con Serena Rossi e Neri Marcorè, che, pure al 10% di share, hanno dato l’illusione di restituire un minimo di dignità alla rete leader di viale Mazzini.
La storia di Libero Grassi meritava molto di più da una ricostruzione televisiva. Meritava, innanzitutto un interprete meno inflazionato professionalmente, un contesto più credibile, un investimento economico maggiore che non riducesse l’ambientazione ad una ricostruzione artigianale. Soprattutto era necessaria una sceneggiatura che andasse al di là della rappresentazione semplicistica di un “santino” e scavasse maggiormente nella personalità di un imprenditore che ha pagato con la vita il rispetto per la legalità, per le istituzioni e per se stesso.
Il pretesto è inverosimile e fa assomigliare la vicenda raccontata ad una sorta di favola moderna intrisa di atmosfere da commedia. Tornare, alla soglia dei 40 anni, sui banchi di scuola per ripetere il temutissimo esame di maturità, è l’elemento di fantasia utilizzato dagli sceneggiatori, prima nel film omonimo e adesso nella fiction, per raccontare vari spaccati di vita. E presentare stereotipi umani variamente assortiti.
E’ tornato Don Matteo. Sempre in bicicletta, sempre alle prese con i medesimi problemi sui quali sembra far discendere la sua benedizione foriera di redenzione. E’ da undici anni che Terence Hill presta il suo volto al prete che adesso opera nella città di Spoleto. E’ da undici anni che la serie procede immobile, ingabbiata in uno schema prevedibile che ha sempre catalizzato l’attenzione dei telespettatori, offrendo a Rai 1 ascolti su un piatto d’argento.
Una storia complicata, rapporti “famigliari” contrastati, gravidanze che si susseguono di madre in figlia anche alla medesima età a caratterizzare generazioni solo apparentemente differenti.E poi un linguaggio infarcito di grossolanità che troppo spesso sfocia nel volgare e che dovrebbe rappresentare l’idioma preferito dalle giovani generazioni. Espressioni che, forse, erano più adatte alle ex sessantottine che a giovani donne del duemila.
E’ davvero deprimente constatare come, settimana dopo settimana, Domenica in non cerchi di migliorare il proprio schema. Al contrario, per sopravvivere, tenta disperatamente di copiare programmi e talk show di discutibile valenza televisiva. Il contenitore festivo di Rai 1 è ridotto ad un salotto pieno di pettegolezzi e gossip sui quali Cristina Parodi si lancia famelicamente.
Fine anno all’insegna di Sanremo 2018. Per Cristina Parodi e gli autori di Domenica in l’evento del Capodanno è passato in secondo piano. La puntata del 31 dicembre ha acceso i riflettori sulla prossima edizione della kermesse canora. Il filone sanremese adesso verrà sfruttato settimanalmente nel tentativo di intercettare l’amarcord del pubblico meno giovane, lo zoccolo duro di Rai1.
Siamo in piena atmosfera natalizia. E a Domenica in non hanno trovato di meglio che trasformare il contenitore festivo in un circo equestre con pattinatori, acrobati, prestigiatori. illusionisti, esponenti del mondo circense, tra cui Brigitta Boccoli che ha sposato il figlio di Moira Orfei.