Una rigorosa deontologia professionale dovrebbe sempre guidare l’operato del giornalista.
I recenti casi di cronisti, che si sono distinti per un comportamento estremamente discutibile con l’invenzione e la costruzione di notizie completamente false, meritano una necessaria riflessione. Fulvio Benelli di Quinta colonna e dello spin off Dalla vostra parte, i due inviati di Striscia la notizia Fabio e Mingo, ed altri loro colleghi hanno evidenziato modelli inaccettabili di comportamento almeno per come sono stati presentati alcuni avvenimenti che li hanno coinvolti.
Intanto, da due personaggi come Fabio e Mingo, presenti nella famiglia del tv satirico di Antonio Ricci da 19 anni, non ci si attendeva nessuna ombra che potesse oscurarne la credibilità. Troppe volte abbiamo assistito, nel corso dei collegamenti esterni, a interviste con domande sempre più insinuanti per scavare nel privato degli interlocutori e cercare di scoprirne le presunte “magagne” stimolando, contemporaneamente, l’interesse e la curiosità del pubblico. L’obiettivo è, come sempre, incrementare gli ascolti.
Una puntata all’insegna della caccia spietata agli ascolti senza alcun rispetto per i telespettatori della prima serata. Un argomento, l’assuefazione a Internet e le modalità con cui la Rete ha cambiato le nostre vite, affrontato negli aspetti più discutibili con atmosfere talvolta persino macabre. Announo, in onda giovedì 28 maggio su La7, ha voluto parlare ai giovani proponendo un argomento molto caro alle new generation. Ma spesso la discussione ha superato il livello di guardia, ha preteso di stimolare la curiosità del pubblico, proponendo l’utilizzo, al giorno d’oggi, dei social network e tutti i pericoli che si nascondono nel web.
Un’edizione lenta, senza vigore, priva di sprint, ma soprattutto senza veri talenti. Un’edizione caratterizzata da un calo di ascolti rispetto al 2014, che si è trascinata, per 14 settimane, in atmosfere stagnanti in un clima di calma piatta. Nessun guizzo spettacolare o musicale, nessun artista che spicca su altri. E l’inserimento dei Facchinetti padre e figlio ha ulteriormente contribuito a deprimere lo show, nonostante la vittoria del loro artista Fabio Curto.
Si è conclusa con 5.700.000 telespettatori, share 22,85%, la puntata finale di Una grande famiglia 3 andata in onda martedì 26 maggio su Rai1 in prima serata. La terza stagione che abbiamo visto ha presentato molti aspetti discutibili tra i quali l’assuefazione della famiglia Rengoni ad accettare qualsiasi evento all’interno della vita dei suoi componenti.
I toni della lunga intervista sono subito apparsi molto soft: nessuno dei due protagonisti aggrediva l’altro. Si è voluta dare la sensazione di un dialogo sereno, fatto di domande e risposte comprese in precisi limiti temporali. Si è presentata così l’intervista di Fabio Fazio a Silvio Berlusconi arrivato, per la prima volta, nel salotto di Che tempo che fa.
Uno show che ha perso spessore e credibilità fin dai primi minuti. Un programma in Mondovisione che avrebbe dovuto essere il biglietto da visita per il nostro Paese sede dell’Expò. Niente di universale, nulla di credibile,se si eccettuano i grandi momenti dedicati all’opera lirica e alla musica.
Sono stata io a raccogliere, dieci anni fa, la decisione di Luca Zingaretti di voler abbandonare il commissario che gli aveva già regalato la massima popolarità. “Abbandonare Montalbano rappresenta per me una scelta doverosa”, mi aveva detto. E continuava con altre rivelazioni.
Qui l’intervista.
Ecco chi è Salvo Montalbano nelle pagine dei romanzi di Andrea Camilleri. Trovate tutto qui.
Lo scrittore parla del suo personaggio e svela tutto sul suo paersonaggio. L’intervista è qui.
All’ennesima replica, il Commissario Montalbano è più in forma che mai. Non mostra segni di stanchezza e di usura televisiva. Vigoroso e scattante, ad ogni passaggio fa svettare l’Auditel ai massimi storici, risultato eccezionale per le fiction replicate in modo ossessivo. Il fenomeno Montalbano ha solo due precedenti in tv: la saga della Principessa Sissi e la redenzione di Pretty woman. Prodotti che si sono fissati nell’immaginario collettivo della platea tv che li accoglie, ogni volta che riappaiono, con immutato entusiasmo.
Ma se Sissi e Pretty woman riscuotono un grande consenso, soprattutto dal pubblico femminile in cerca di romanticismo a tutti i costi, il fenomeno Montalbano non è così immediato. Innanzitutto possiamo affermare con certezza che il commissario, creato da Andrea Camilleri, interpretato in maniera magistrale da Luca Zingaretti, sarebbe stato perfetto anche con le sembianze di un altro attore. Zingaretti lo ha caratterizzato, in oltre dieci anni, con la sua cifra professionale che si è impressa nella mente degli spettatori ed ha superato persino i confini nazionali. Ma se, nel 1998 (anno d’esordio della serie in tv) Rai Fiction avesse scelto un altro attore per il ruolo del commissario di Vigata, il risultato sarebbe stato il medesimo.
Anche quest’anno Lorella Cuccarini è testimonial di Trenta ore per la vita di cui è socio fondatore, con il progetto Home. L’obiettivo è raccogliere fondi per dare ai bambini malati di tumore una casa lontano da casa. La campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi attraverso il numero solidale 45594, è sulle reti Rai fino al 19 aprile. Successivamente, fino al 26 aprile, ci si sposta su La7, in particolare all’interno del programma L’Aria che tira condotto da Mirta Merlino. Abbiamo incontrato la Cuccarini che spiega il progetto Home 2015 e parla a 360 gradi del mondo televisivo di oggi.