Vincere una battaglia non significa vincere la guerra. Il concetto vale anche quando, più prosaicamente, ci si riferisce alla guerra dell’Auditel. Deve essere suonata drammaticamente amara questa verità, all’indomani dei dati di ascolto della seconda puntata di Ballarò che si scontrava con diMartedì su La7 condotto da Giovanni Floris.
Made in Sud, show della comicità napoletana, ha sempre avuto una propria dignità basata su una sorta di filosofia comica che ha guardato con particolare attenzione alle mode e all’attualità. Una comicità di costume il cui pregio è stato di aver intercettato i gusti e le tendenze delle nuove generazioni. Questa caratteristica di essere al passo con i tempi ne ha fatto la differenza e l’ha salvato da un decadimento televisivo precoce contrariamente a quanto è accaduto con Zelig.
Lo schema non cambia: è quello collaudato del programma la cui parte migliore sono i servizi degli inviati. Da Nadia Toffa a Luigi Pelazza, da Giulio Golia a Filippo Roma, solo per citare alcuni nomi, le inchieste sul territorio non solo italiano, si susseguono a ritmo serrato. Sono caratterizzate dallo spirito incisivo e dalla caparbietà con cui inseguono gli obiettivi che si sono proposti: portare alla luce situazioni incivili, drammatiche, smascherare i soliti furbetti che sfruttano qualsiasi occasione per imbrogliare e carpire la fiducia degli altri.
Sembrava dovessero andare alla battaglia del secolo: da tempo ognuno studiava strategie, monitorava e controllava l’avversario. Massimo Giannini prometteva solo qualità non rincorsa all’audience. Giovanni Floris annunciava una rivoluzione in positivo. Alla fine sono scesi in campo: l’un contro l’altro armati, decisi a primeggiare, nonostante le parole di improbabile stima reciproca. Si è consumata così la prima guerra dell’Auditel tra il nuovo Ballarò con la conduzione di Massimo Giannini e diMartedì, il talk show fotocopia del vecchio Ballarò presentato per dodici anni su Rai3 dallo stesso Floris. Lo scontro si è consumato martedì 16 settembre in prima serata.
Un film che avrà il titolo della trasmissione condotta su Radio2 (Non è un paese per giovani) ma soprattutto l’arrivo alla regia televisiva con una serie sulla mafia made in USA: è questo il futuro professionale di Giovanni Veronesi, regista, sceneggiatore e attore che ritorna su Radio2 dalle 12 alle 13,30 di ogni giorno dal lunedì al venerdi.
L’esordio della seconda stagione di Sogno e son desto non ha deluso le aspettative del pubblico generalista di Rai1. Quel pubblico non più giovanissimo che trova nella voce e nelle canzoni di Massimo Ranieri, il conduttore, atmosfere ben note, simili a quelle che evocano programmi come Techetechetè. Sinceramente la sterzata verso il pop per il coinvolgimento di un pubblico giovane, non si è notata.
Un successo dopo l’altro. Un programma che ha sempre macinato ascolti, imbattibile e senza timori della concorrenza. Anche quando la concorrenza si chiama Il segreto. Reazione a catena, di cui l’ultima puntata è andata in onda il 13 settembre nella fascia preserale di Rai1, ha letteralmente frantumato i record di ascolto della soap opera spagnola in onda in contemporanea su Canale 5.
Da professionista del palcoscenico, Carlo Conti ha gestito l’esordio di Tale e quale show su Rai1 con grande padronanza e disinvoltura, sicuro di imprimere allo spettacolo ritmo e sveltezza. Così ci si aspettava una prima puntata senza difetti, impeccabile, all’insegna della leggerezza e della costante curiosità da parte del pubblico.
Il tam tam pubblicitario è stato incalzante, soprattutto per il ritorno sul set di Loretta Goggi. C’erano grandi aspettative sulla nuova fiction Un’altra vita di cui la prima puntata è andata in onda l’11 settembre su Rai1. Tanti i protagonisti: da Vanessa Incontrada, perfetta nella sua staticità recitativa a Loretta Goggi che cerca di riappropriarsi del suo ruolo di attrice, fino a Cesare Bocci che tenta di calarsi con credibilità nel ruolo del medico corrotto e del marito fedifrago. C’è poi Daniele Liotti che interpreta Antonio, il cosiddetto “uomo del destino” della dottoressa Emma, il classico bello dal fisico statuario.
Parlare di adolescenti in tv è sempre pericoloso: il rischio è cadere nel sensazionalismo, nella morbosa curiosità strappa-audience che, purtroppo caratterizza molti programmi, soprattutto i contenitori delle tv generaliste. Il caso delle baby- squillo spudoratamente sfruttato dai media è emblematico di un trend che nessuno riesce più a frenare.