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Si tratta di una produzione creata da Sky Arts Production Hub – centro europeo con sede a Milano, altamente specializzato nella resa di programmi sull’arte – per la riproduzione digitale vicina quasi al 100%100 all’originale della tela di Caravaggio “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi”. L’opera, dipinta nel 1609 (ma la data è discussa) per l’Oratorio di S.Lorenzo a Palermo, durante la permanenza del pittore in Sicilia – e prima della sua partenza per Roma, dove papa Paolo V stava annullamdo la sua condanna a morte per omicidio – fu rubata la notte del 18 ottobre 1969, e mai più ritrovata.
Fu un riconosciuto delitto di mafia, né è dato sapere dalle confessioni dei pentiti – riportate fedelmente dall’articolo di Lidia Lombardi – se l’opera d’arte esiste ancora o è andata definitivamente distrutta. Sulla decisione di riprodurla in modo pressochè perfetto – dalla società specializzata Factum Arte, su commissione di Sky – si esprimerà il documentario in onda prossimamente: sì, perché esistono altre opere del Caravaggio, andate perdute per vari motivi in tempi recenti.
Autoritratto
Per esempio, la prima versione del “S.Matteo e l’Angelo” (entro il 1600) per la Cappella Contarelli in S.Luigi dei Francesi a Roma, rifiutata dal clero per la rozza e sudicia gamba in primo piano del Santo (sostituita poi dalla tela che vediamo tutt’oggi ‘in situ’).
L’opera, in seguto finita nella collezione del Kaiser Friedrich Museum di Berlino, andò infine distrutta nell’incendio del 1945 della Flakturm Friedrichshain in cemento armato, dove si era cercato di metterla in salvo durante la seconda guerra mondiale.
Anche una seconda opera del Caravaggio bruciò in quella drammatica occasone: il “Ritratto di cortigiana” (1597), che ritrae la bella amante romana del pittore, Fillide Melandroni (né certo fu l’unica). Caravaggio diede le sue fattezze alla “S.Caterina d’Alessandria” conservata a Madrid, alla protagonista della tela “Giuditta e Oloferne” conservata a Roma, a Maria Maddalena del dipinto “Marta e Maria Maddalena” di Detroit, alla “Maddalena penitente” a Roma.
Fillide Melandroni
Un ritratto giovanile bellissimo, plastico e lucido come le tele della scuola verista lombarda del Cinquecento, questo di Fillide, prostituta arrivata ad alti ranghi, nota anche a quel Ranuccio Tomassoni con cui Caravaggio venne a diverbio (ma, pare, per un’altra amante, Maddalena Antonetti) in quel 28 maggio 1606, quando il pittore lo passò a fil di spada, ed ebbe la condanna capitale dal Pontefice Paolo V.
Da quel momento la vita dell’artista fu una fuga contina, sino alla morte a Porto Ercole nel 1610. Un bel tema per una produzione TV, tanto più che del dipinto della Cortigiana esistono foto e quant’altro, su cui il direttore dei lavori di Factum Arte, Adam Lowe – che per la “Natività” ha operato con straordinarie elaborazioni dell’unica diapositva a colori di Enzo Brai del 1968 – poteva intervenire. Sky ha sostenuto tutte le spese dell’operazione di ricostruzione (più di 100.000 euro), donando poi l’opera-clone allo Stato italiano, ed inaugurandone la collocazione a Palermo il 10 dicembre.
Ma forse né il succoso soggetto del “Ritratto di Cortigiana” del Caravaggio, né l’importanza per la storia dell’arte della trafugata “Natività” di Palermo, che lanciava per la prima volta – insieme con la “Natività”del pitttore conservata nel Museo di Messina – la raffigurazione di una Madonna bambina, povera in canna, dimessa e dolente, hanno contato quanto ha contato lo schiaffo alla mafia. Quella mafia che ha sputato sopra un capolavoro dell’umanità, ora invece miracolosamente riprodotto, quasi come se Caravaggio lo avesse nuovamente dipinto.