“Uno spirito libero, generoso, che si rifiutava di dare i voti sulla pagella e, al loro posto, scriveva semplicemente: ‘Fa quel che può, quello che non può non fa’: con queste parole il produttore Angelo Barbagallo descrive il maestro Manzi al quale, con la sua casa di produzione la BiBi Film, in collaborazione cone Rai Fiction, ha dedicato la miniserie ‘Non e’ mai troppo tardi’. L’appuntamento è su Raiuno, oggi lunedì 24 e domani, martedì 25 febbraio, in prima serata.
Le due puntate, con la regia di Giacomo Campiotti, portano sul piccolo schermo l’avventura umana e professionale di Manzi. La vicenda del noto maestro viene ripercorsa dall’inizio, quando ottenne la sua prima cattedra in un carcere minorile e arriva fino all’esperienza tv con ‘Non e’ mai troppo tardi’, con cui insegno’ la lingua italiana ad un paese che contava moltissimi analfabeti, nel secondo dopoguerra.
Manzi è un ragazzo di venti anni quando decide di diventare maestro. Inizia così la prima delle due puntate della miniserie. Siamo nei giorni concitati e confusi della ricostruzione e il giovanissimo Alberto Manzi è consapevole che bisogna restituire dignità agli italiani partendo dai suoi coetanei e insegnando loro ad essere liberi. Ma per lui, in quel lontano 1946, non esistono cattedre disponibili: è soltanto un ragazzo preparato con l’idea che saper leggere e scrivere sono fondamentali per la libertà e il senso di responsabilità di ognuno. L’unica cattedra disponibile è nel carcere minorile di Roma Aristide Gabelli, ma nessuno l’ha mai scelta.
Il maestro si ritrova in un enorme e squallidio stanzone nel quale non ci sono cattedra e banchi. Dinanzi a lui ci sono 90 ragazzi dai 9 ai 17 anni che lo guardano con scherno consapevoli di aver mandato via i quattro maestri che lo hanno preceduto e non hanno retto l’impatto.
L’attore che lo interpreta, Claudio Santamaria dice: “E’ un personaggio che mi ha commosso appena ho letto la sceneggiatura. Per tutta la vita ha cercato di risvegliare le persone, aprire loro la mente, e lottato per ridare dignità a chi non aveva possibilità di studiare”.
Santamaria svela che, per prepararsi, si e’ documentato studiandoe analizzando molti documenti e video del personaggio. Aggiunge: “Nei rari momenti in cui si autocelebrava, diceva, ‘Il mio modo di insegnare e’ avanti di 50 anni rispetto alla maniera attuale. Viste le condizioni in cui versa la scuola oggi, direi che il maestro stava avanti almeno 100 anni. Lui aveva capito che la guerra nasceva dall’ignoranza e, attraverso la scuola, ha cercato di creare una società migliore. Nelle sue classi c’era posto anche per chi suggeriva perchè lui voleva una società in cui ci si aiutasse a vicenda”.
Il regista Giacomo Campiotti spiega: “Alberto Manzi e’ un maestro che ai bambini non insegna aride nozioni, lui vuole che imparino a pensare. Lavora con loro per formare uomini liberi, capaci di scelte libere, e per farlo lotta con tenacia contro ogni ostacolo“.
Claudio Santamaria ha presentato la fiction sul palcoscenico del teatro Ariston nel corso del Festival di Sanremo appena concluso. Questa è la nostra intervista all’attore.