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L’occasione per affrontare l’argomento gliel’ha offerta, questa mattina, la presentazione alla stampa della nuova edizione de ‘La Grande Storia’: sette puntate di prima serata (da venerdì 12 luglio) ma, soprattutto, uno dei due speciali previsto per l’autunno, ‘Verdi!’ (in onda il 10 ottobre, in occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi), insieme all’intenzione del responsabile de ‘La Grande Storia’ Luigi Bizzarri di realizzarne un altro interamente dedicato all’opera e al melodramma italiano.
Musica a parte, storia e religione sono i due assi portanti delle nuove sette puntate de ‘La Grande Storia’. Quattro i titoli su fascismo e dintorni (‘Fascismo: la caduta e le rovine’), ‘Hitler e Mussolini’, ‘Hitler, illusione e inganno’ e ‘Liberate il Duce!’), tre quelli dedicati ad altrettanti pontefici del Novecento: ‘Il Papa buono’, ‘Eugenio Pacelli, il Principe di Dio’ e Paolo VI, il Papa Dimenticato’. Ad aprire la serie sarà la puntata su Giovanni XXIII che, per Bizzarri, “mai come oggi, è sembrata una figura attuale. La sua caratteristica era la sapientia cordis, la sapienza del cuore, molto simile a Papa Francesco. Da lui a Bergoglio c’è una sorta di corto circuito lungo cinquant’anni”.
A commentare e raccontare le nuove puntate de ‘La Grande Storia’ ci sarà, per la prima volta, Paolo Mieli, già ‘volto’ di ‘Correva l’anno’: “Mai nella storia della tv c’è stata una presenza così imponente di storia nei palinsesti” osserva il presidente di RCS Libri. Il quale, alla domanda su quale sia il periodo del passato più simile a quello che stiamo vivendo, risponde senza esitazioni: “Sicuramente il secondo dopoguerra. Oggi, come allora, usciamo da una stagione lunga e molto travagliata, abbiamo affaticamenti economici e civili e dobbiamo avere la forza di lasciarci alle spalle il passato, sperando in una stagione nuova e luminosa come quella che, appunto, seguì il secondo dopoguerra”.
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Mieli puntualizza che, pur avendo “le mie convinzioni rispetto al passato, non useremo la storia per mandare messaggi subliminali sul presente. La mancanza di rigore e scientificità, anche se fatta a fin di bene, alla fine si paga. Il nostro obiettivo è quello di fare un programma che, tra due anni, potremo riguardare senza dovercene vergognare. La modernità sta proprio nel cercare l’obiettività, stando attenti a non trasmettere il proprio punto di vista, e nel riportare tutte le opinioni, anche quelle di chi non la pensa come noi”. Un racconto, insomma, a 360° come quello che, rivela, gli piacerebbe fare con Papa Francesco: “Da storico, non lo intervisterei per fargli dire parole di pace e di bontà che, pure, sono importanti, ma per parlare della sua giovinezza, dell’Argentina e, in generale, dell’America Latina che è uno dei continenti più ricchi di storia”.
Estremamente soddisfatto de ‘La Grande Storia’, il direttore generale Gubitosi conclude: “Continua l’impegno della Rai nella storia. La Rai in estate non è ancora come vorremmo che fosse, tutta aperta, ma ci stiamo avvicinando”.