Cominciamo dalla sceneggiatura: esile, con dialoghi molto scontati, frasi fatte, luoghi comuni. Dispiace che la trasposizione televisiiva di un’esistenza così importante come quella di Giovanni Borghi, sia ridotta ad una sorta di telenovela brasiliana. Dispiace constatare che i modelli della fiction di casa nostra siano sempre così riduttivi, semplicistici e banali. Tutto quanto ruota intorno al racconto televisivo è prevedibile, anche in un’esistenza imprevedibile e singolare come quella dell’operaio che fondò un impero.
Nel ruolo di Giovanni Borghi Lorenzo Flaherty è poco credibile, sia nell’aspetto sia nel modo di parlare e di comportarsi. L’attore appare come una sorta di manichino, medesima espressione, modo di esprimersi imbarazzante. Flaherty da romano non è riuscito a rendere accettabile il suo dialetto lombardo. Certo, c’è un forte studio alla base, lo si avverte perchè è come se avesse imparato una parte a memoria e la ripetesse.
Anna Valle è la moglie di Mister Ignis. Caratteristiche dell’attrice il suo immobilismo e la recitazione monotona, l’inflessione sempre uguale e l’espressione unica. Accanto ad un uomo di spessore e di grande intuizione era indispensabile un’interprete più credibile che sapesse comunicare tutte le sensazioni che animano il cuore di una donna innamorata e consapevole del suo ruolo.
A distinguersi dal coro è Massimo Dapporto, un attore di lunga esperienza che sa recitare e lo dimostra. Nel ruolo del padre di Giovanni Borghi riesce a convincere e a dare alla miniserie la sensazione di un prodotto meno banale. Si muove però, in atmosfere fragili e spesso insignificanti. Anche la guerra è stata rappresentata in maniera superficiale. Sono rimaste sulle sfondo le difficoltà dell’epoca in cui la storia si svolge: gli anni della seconda guerra mondiale e l’arrivo del conflitto che ha distrutto tutto quanto i Borghi possedevamo. Sono passate sul piccolo schermo immagini superficiali, approssimative e poco curate. Inoltre le riprese erano a distanza ravvicinata, pochi gli esterni, e quando c’erano sembravano dei fondali dipinti, simili a quelli che si usano sui palcoscenici teatrali.
Infine i vestiti d’epoca indossati dagli attori sembravano molto malinconici. Come malinconica, anche nei momenti di gioia, appariva l’atmosfera della fiction. Sembrava che si recitasse a luci spente.