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L’opera di questo regista di documentari, film, lavori televisivi di alto profilo (ultimamente sul web per il Corriere della Sera c’è stato “L’Italia che non ti aspetti”), ha subito sedotto Torino, città che lo ha presentato nella sezione onde 2015 al TorinoFilm Festival. Il cortometraggio (di soli 10 minuti) è nato grazie alla Scabec, Società Campana Beni Culturali, su richiesta della Regione Campania, e rientra in un piano di valorizzazione di questa regione, scaldata dal più bel sole mediterraneo, anche se il progetto ha per titolo “Pompei, un’emozione notturna”.
Esso si avvale dei fondi POin “Attrattori culturali, naturali e turismo” FERS 2007-2013 Linea d’intervento II.2.1. La struttura, oltre alla produzone del film, ha inserito in programma nella scorsa estate 2015 visite guidate e passeggiate notturne a Pompei, rese più allettanti da installazioni d’arte e da incontri con specialisti e archeologi.
Calchi a Pompei
La città morta, eppure ancora viva: la Pompei sepolta dalla rabbia del Vesuvio nel 79 dopo Cristo, sino all’ultimo uomo, era ridente, ricca e popolosa, era immersa nel benessere d’eredità tardo-repubblicana e non agonizzava nella corruzione, nel protervo e intollerabile sistema di tassazione e nella diaspora dei culti religosi del basso-impero. Ferma era rimasta quella Pomopei meravigliosa, piena di domus composte da oscure piccole camere raccolte attorno al peristilio, un colonnato quadrato di sapore grecizzante che attorniava i fiori e le piante del lieto giardino, a sua volta raccolto attorno all’area centrale a cielo aperto dell’impluvium, che raccoglieva l’acqua piovana.
Quale senso di serenità scaturisce anche ora da questi resti! Qui la vita palpitava coi ritmi e gli usi di allora, che ammettevano la schiavitù (gli schiavi migliori, liberati, prendevano il nome di liberti), la sessualità libera (si potevano avere rapporti anche con i minori, spesso molto minori), la prostituzione senza freni: di ciò a Pompei è testimonianza unica il ‘lupanare’, identificato senza ombra di dubbio dagli affreschi interni, con scene di rapporti sessuali a due e a tre, in posizioni descritte con cura, apertamente e senza inibizioni di sorta.
La città vecchia
Ma in quelle terribili ore i corpi degli abitanti caddero soffocati dalla cenere del Vesuvio, dall’atmosfera arroventata che avera arso i loro polmoni: morirono nel crollo dei tetti, che non avevano retto al peso della cenere, accumulatasi rapidamente. Morirono raggiunti dalla lava mentre correvano verso il mare: e dei corpi rimase la forma, bloccata proprio dentro quella lava impietritasi, che l’archeologia dell’Ottocento ha studiata, cavandone le mute forme dei corpi, anche di giovinetti e bambini.
Ora il documentario di Corsicati, complici i turisti del momento, ha fissato nell’eternità il loro vivere una giornata pompeiana: li vediamo immobili come i calchi estratti dalla lava, e solo il soffio leggero dell’aria smuove loro i capelli e le vesti, ma essi compaiono come se la vita finisse in quell’attimo, già nella fissità della morte.
L’opera di Corsicato è quasi un gioco macabro e liminare (ma reale) fra la soglia della vita e quella della morte. In questo ambiguo gioco Pompei vive, vive ancora una volta, grazie all’arte di un grande regista.