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E sia detto subito che l’elenco – sempre aggiornato – delle città i cui cinema sono a disposizione, per la proiezione del film alle scuole che ne faranno richiesta (fino all’11 marzo), è già sui siti www.istruzione.it, www.agiscuola.it, www.nexdigital.it.
Sarà meraviglioso vedere sul grande schermo le 150 opere d’arte della Galleria degli Uffizi in rari dettagli, e luoghi e siti celebri della città centro del Rinascimento italiano, Firenze, in ottiche insolite, come piazza della Signoria alle prime luci dell’alba. Il programma è stupendo ed ha un peso culturale e pedagogico straordinario, sostenuto da Gabriele Toccafondi, Sottosegretario di Stato del predetto Ministero: entro il programma di Sky Arte “Italia. La Scuola del Bello”, la proiezione del film “Firenze e gli Uffizi 3D” apparirà come un fiotto di luce stordente, anche se colui che spiegherà i capolavori, Antonio Natali direttore fino al 2015 della Galleria, si raccomanda di mantenere dinanzi ad essi un atteggiamento puramente e prudentemente conoscitivo.
Non è facile: soprattutto dinanzi a “La Primavera” (1482) del Botticelli, che stranamente per gli organizzatori ha a che vedere con quella metereologica, mentre in essa non c’è nulla di fisico, di materialmente percepibile, ma molto di astratto, di mentale, di metafisico, secondo il pensiero neoplatonico del Quattrocento umanistico. L’oro che vi splende a scaglie come in un’opera sacra, l’immatarialità gemmea delle creature mitiche, delle Grazie, di Flora, di Clori, l’irrealismo degli infiniti fiori, alludono all’Amore spirituale neoplatonico, che separato dai sensi conduce a Dio. Mentre non sfugge a nessuno un ulteriore, velato e sovrapposto accenno alla Vergine Maria, nella Venere posta al centro sotto un’aureola di arbusti, recante in seno già il suo frutto divino. Opera complessa è questa, al cui fascino tutto mentale non è facile sottrarsi. Ma agli Uffizi, tornerà presto, dopo il restauro, l’incompiuta “Adorazione dei Magi” di Leonardo contemporanea della “Primvera” del Botticelli, altro mistero dell’Umanesimo intellettualistico fiorentino.
La smunta Vergine col Bambino, verso cui gravitano ma con moto centrifugo i Magi, nel bianco-nero dell’abbozzo, nel vorticare di cavalli al galoppo, di scalèe apparentemente dirute, pareva centro di un perenne mutare degli eventi e del cosmo, denunciandone una dimensione immanente. Ma il restauro eccezionale ha ritrovato velature di colore e di luce: sulle scalèe sono comparsi operai intenti a costruire, e tutto il senso dell’opera cambia, diviene sforzo di ricostruzione, spinta alla rinascita, ‘furor’ generato dalla nascita divina.
Se Leonardo è figura centrale del Rinascimento, nella sua ansia di conoscenza e di studio dell’infinità della Natura e del suo eterno trasformarsi, Michelangelo è colui che denunzia l’illusione della centralità dell’uomo nell’universo, titano sconfitto nella sua fuga dalla materia bruta, per raggiungere nella smaterializzazione la sfera del Trascendente.
I suoi giganti – i Nudi della Cappella Sistina, i Prigioni (per la tomba di Giulio II), che in uno sforzo titanico cercano di liberarsi dalla materia per ascendere a Dio – trovano la più alta espressione nelle sculture dell’Accademia di Firenze: il non-finito dei blocchi marmorei michelangioleschi esalta lo sforzo dei corpi umani per liberarsi dalla fisicità, e lo scalpello si ferma lì dove la forza umana anche si arresta (ad esempio nel Prigione detto 1Atlante’), perché l’uomo è impotente, può salvarlo solo Dio, con la sua grazia (le posizioni di Michelangelo sono vicine al Luteranesimo).
Immense le richezze degli Uffizi, della Pinacoteca Pitti, di Firenze tutta, anche oltre il Rinascimento: del senso dell’orrido amplificato dal Barocco, dà misura la “Testa di Medusa” (1598) del Caravaggio, tela applicata ad uno scudo convesso producente effetti ottici di concavità, destinato alle Armerie dei Medici. Medusa ha occhi fuori della testa, nell’attimo in cui Perseo le mozza il capo, dal quale escono spruzzi di sangue, e su cui sibilano i serpenti al posto dei capelli. La lucidissima pittura del Caravaggio enfatizza la realtà dell’orrido, che nega per sempre il Bello umanistico e tutti i miti del Rinascimento.
Questo filmato portato sul grande schermo, affidato alle soluzioni tecnologiche delle riprese di Sky 3D, che conducono lo spettatore entro gli spazi museali, sarà strumento ideale per giovani in formazione, dinazi al Bello che è il simbolo stesso dell’Italia.