L’evento è stato voluto dal direttore musicale stabile Antonio Pappano, in accordo col Sovrintendente Presidente Michele Dall’Ongaro: “Ultimamente nei teatri “Fidelio”si esegue non po’ meno – spiega il M°Pappano – dato che esso necessita di un cast ottimo, di molte prove, mentre per il regista che sta sulla scena è una pena, essendo l’opera notoriamente ben poco spettacolare”. A ciò si aggiunga che un’orchestra come quella di S.Cecilia, per il M°Pappano, deve suonare anche musica lirica, e affrontare questo importante repertorio musicale.
Ludwig van Beethoven
“Fidelio” è l’unica opera pervenutaci di Beethoven, che pur tanto desiderava cimentarvisi: la sua creazione e diffusione furono tormentatissime, basti pensare che ben quattro furono le ouvertures – tutte intitolate “Leonora” – e che le redazioni dell’opera a Vienna furono tre, nel 1805, 1806, 1814. Tema ne era il coraggio di Leonora – moglie del liberale Florestano, incarcerato dal despota don Pizarro – che travestita da uomo penetrò nella prigione, riuscendo a liberare dal custode Rocco il marito, pur all’arrivo del ‘giusto’ Ministro don Fernando.
E’dunque il trionfo delle idee illuministiche di giustizia che Beethoven sentiva sue, ed il trionfo dell’amore coniugale, che per il grande Maestro non si realizzò mai. A proposito del concerto odierno – e certo nessun’opera lirica si prestava come questa ad un’esecuzione solo concertistica – Antonio Pappano afferma: “I sentimenti che Beethoven mette in campo sono fortissimi, hanno bisogno o della luce più alta, o dell’ombra, del buio. “Fidelio” evolve musicalmente seguendo una verticalità delle cose e degli eventi, fino a che tutto diventa cristallino. In quest’opera dove si agitano tanti sentimenti, ognuno scruta in sè: vi si sussurra, si grida, si piange, si bestemmia. Questo travaglio interiore è il contrario della spettacolarità e nel “Fidelio” c’è ben poco da mettere in scena, esso è un ‘cimitero’ per il regista”. Anche il parlato nell’opera (che è un Singspieel) pian piano si riduce, rimane solo il canto, che si sfina sino ad arrivare alla purezza assoluta”.
Il soprano Rachel Willis-Sorensen
Il M°Pappano conferma che Beethoven scriveva più per gli strumenti che per la voce (i contemporanei dissero da subito che egli non sapeva scrivere per le voci), sìcchè i cantanti fanno parte dell’orchestra e noi siamo davanti ad un inscindibile insiene, a differenza di Wagner per il quale la sola orchestra è tutto. In tal modo il Maestro Pappano conferma vari clichés, che invece si pensava fossero caduti. Per lui infine “Fidelio” è un’opera che sembra semplice, ma non lo è, già ad esempio nella evidente diversità degli accenti musicali, rispetto alla tradizione italiana. “E’ un’opera quasi impossibile” egli aggiunge: ma dirigendola e da par suo, la rende possibile. Gli artisti sono il baritono Julian Kim (don Fernando), il baritono viennese Sebastian Holecek (don Pizarro), il tenore neozelandese Simon O’Neill (Florestano), il soprano statunitense Rachel Willis-Sorensen (Leonora), il basso Günter Groissböck (Rocco), il soprano Amanda Forsythe (Marzelline). E attorno a quest’opera, gira il Progetto Fidelio, per i detenuti e i loro figli, d’intesa col Ministero di Grazia e Giustizia.