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Vittoria Colonna (Marino 1490 – Roma 1547) è passata alla storia come vedova casta, poetessa in stile petrarchesco, e platonica ammiratrice di Michelangelo. Oggi sarebbe stata al centro del gossip televisivo per la bellezza – non era il vescovo Paolo Giovio, che nel suo “Dialogus de Viris et Feominis nostra aetate florentibus”, ne descriveva i ‘seni tondeggianti’?
Ma lui come li conosceva? Interrogativo malizioso al quale i vari tuttologi dei talk show avrebbero cercato di dare una risposta.
Se fosse vissuta oggi l’avremmo vista immortalata su patinati calendari puntualmente presentati nei salotti televisivi di Barbara D’Urso.
Anche perchè godeva di relazioni da capogiro coi vip dell’epoca, in particolare prelati di gran nome, ancorchè in odore di pericoloso riformismo. Vittoria, della casa Colonna sempre alleata della Spagna a sostegno della Chiesa, aveva sposato il comandante spagnolo Ferrante d’Avalos, che aveva seguìto ad Ischia, dove visse per trent’anni circondandosi di artisti, intellettuali ed anche di stordenti profumi e colori. Qui si conserva nella chiesa di S.Antonio l’unico dipinto anonimo d’inizio Cinquecento, che la ritrae giovane sposa ai piedi della Croce, accanto alla suocera e madre del D’Avalos. Un matrimonio che avrebbe potuto essere celebrato in diretta tv come quello di Valeria Marini.
Tornò a Roma negli anni ‘30 dopo la morte in battaglia del marito: allora conobbe Michelangelo, intento ai dipinti del “Giudizo Universale” nella Cappella Sistina, col quale ebbe celeberrimi e platonici scambi epistolari su temi religiosi ed esistenziali, ma a cui l’artista ripose spesso non nascondendo la sua fascinazione (“…. sì sopra ‘l van desìo mi sprona il suo bel volto, ch’io veggio morte in ogni altra beltate…”, dalle ‘Rime’ del Buonarroti).
Ostentando costumi rigidi, a carattere monastico, ritratta più volte da pittori vari sempre coperta dal velo vedovile, Vittoria richiese in quegli anni a Tiziano una Maria Maddalena penitente, che forse è quella che si conserva nella Galleria Pitti di Firenze, bellissima, carnale, fulva di capelli che la vestono senza celare i seni ‘tondeggianti’ da shock, per cui sembra quasi che lei stessa abbia posato per il pittore veneziano. Intanto ella non si perse un altro importante prelato di Santa Madre Chiesa conosciuto a Viterbo, il cardinale inglese Reginald Pole anch’esso guadagnato alla causa riformista, il quale – coi suoi colloqui teologici – la fece rinascere ‘nello spirito e nel corpo’, come ella stessa scrisse in una lettera a Giulia Gonzaga.
Ma il popolino di Ischia, che non capiva i rapporti platonici (come quello del vescovo Giovio, che diceva di essere legato a Vittoria Colonna “da un amore celeste, santo e platonicissimo”, in una lettera cardinal Bembo del luglio 1530), fece correre la voce secondo cui dalla Torre di Guevara a Cartaromana, dove risiedeva Michelangelo (che invece pare a Ischia non sia mai andato), partiva un camminamento sottomarino che conduceva al Castello Aragonese, dove viveva Vittoria.
Certo i reporter di oggi avrebbero sviscerato assolutamente tutto, e la celebre poetessa avrebbe avuto una fama diversa da quella di vedova inconsolata e dedita solo a fasti e nefasti della Chiesa Romana. Sarebbe bastato magari un’intercettazione telefonica….