Erano state otto puntate che avevano interessato il pubblico di Ra 3 per le continue invenzioni realizzate da Poli all’interno di ogni puntata e per la mole di ricordi personali raccontata in ognuno degli appuntamenti.
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Paolo Poli inizia ad affermarsi intorno agli anni cinquanta nei piccoli teatri cittadini, come La borsa di Arlecchino di Genova, piccolo teatro d’avanguardia. Qui Poli comincia a farsi notare per la pungente ironia, il garbato istrionismo, la vena poetica e surreale intrisa di invenzioni comiche e giochi linguistici. Queste sue caratteristiche furono apprezzate anche da capocomici illustri come Tina Pica e Polidor, con i quali ebbe modo di lavorare.
Nei primi anni sessanta è protagonista di una trasmissione televisiva nella Rai ancora giovane, il suo ruolo è leggere delle favole per bambini, tratte da Esopo e da famosi racconti letterari. È proprio lui sul finire degli anni sessanta, a scoprire un giovanissimo Marco Messeri, che difatti può essere considerato teatralmente l’unico vero erede di Poli. Sempre per la Rai, realizza lo sceneggiato I tre moschettieri, insieme a Marco Messeri, Milena Vukotic e Lucia Poli. Ha partecipato insieme a Sandra Mondaini nel programma oggi cult, Canzonissima.
Rifiutò, come lui stesso racconta, una parte in 8½ propostagli dall’amico Federico Fellini. Ha diretto come regista ed è stato principale attore di varie opere teatrali, Rita da Cascia, Caterina De Medici, L’asino d’oro, I viaggi di Gulliver, La leggenda di San Gregorio, Il coturno e la ciabatta e La nemica di Dario Niccodemi.
Lo spettacolo Rita da Cascia, che dava una lettura comica e irriverente della storia di Santa Rita, diede vita a molte polemiche, con Oscar Luigi Scalfaro che fece un’interrogazione parlamentare sul caso.
Si era fatto convincere a tornare in tv da Pino Strabioli. E con lui aveva realizzato un programma televisivo che aveva convinto la critica ed era stato apprezzato perchè l’artista aveva davvero espresso il meglio di se stesso. Quasi fosse stato un testamento televisivo.
Paolo Poli lascia davvero un grande vuoto nell’arte dello spettacolo italiano.