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Si parte proprio dal sottosuolo partenopeo: gli speleologi hanno censito circa un migliaio di cavità sotteranee: si tratta di antiche cisterne poi chiuse, ma divenute dei rifugi durante le guerre mondiali. I cunicoli esplorati dal conduttore sono stretti e bassi proprio perché dovevano permettere all’acqua di scorrere velocemente; il luogo, sottolinea Giacobbo, non è certo per claustrofobici.
L’avanzata procede, fino a quando Giacobbo trova una fonte d’acqua in cui viene inquadrato un cellulare perso da chissà chi. Ad ogni modo, siamo sotto al quartiere di San Lorenzo.
Il ritorno in superficie dura poco; si scende subito sotto un antico teatro greco-romano: si tratta del teatro di Nerone. Fino a qualche tempo fa, viene detto con nonchalance, vi era un parcheggio per motorini.
Riemergiamo in superficie: dopo alcune panoramiche sui paesaggi circostanti e sul loro protagonista assoluto, il Vesuvio, si passa al prodigio di San Gennaro. Il tesoro del santo protettore è stato stimato come superiore a quello della Regina d’Inghilterra e, spiega un esperto, non essendo di proprietà della Chiesa, è coem se fosse un patrimonio che i fedeli sentono proprio.
Sin dai primi secoli, il santo è stato sempe rappresentato come un giovane vescovo senza barba; a poco a poco, anche l’ampolla con il sangue è diventato un elemento iconografico che lo caratterizza. Le analisi scientifiche hanno confermato un’età intorno ai 35 anni, collocando il suo martirio a metà settembre. Il busto di San Genanro, che viene portato in processione per la città contiene alcune ossa del cranio.
Riguardo al fenomeno dello scioglimento, la Chiesa non ha mai parlato di miracolo, ma di prodigio.
Torniamo sottoterra, per scoprire una tomba di 2000 anni fa. Durante la pausa pubblicitaria, immancabile la pubblicità della fatica lettararia di Roberto Giacobbo il romanzo La donna faraone.
Nel 1991 un’equipe di ricercatori riesce a creare un gel in grado di passare dallo stato gelatinoso a quello liquido: una miscela che anche un “falsario medievale avrebbe potuto creare senza problemi”. In due occasioni però, la reliquia di San Gennaro è stata sottoposta a spettroscopia, rivelando la presenza di emoglobina nell’ampolla: non c’è certezza che si tratti proprio del sangue di San Gennaro.
Seguono le immagini della cappella del principe Raimondo di Sangro, detto anche Principe di San Severo: tra le tante opere presenti, quella più famosa è il Cristo Velato. Per dare l’effetto naturale, in passato si ipotizzò che il velo non fosse una scultura, ma stoffa marmorizzata.
Nella cappella sono presenti diversi simboli massonici; nel palazzo inoltre, era stato allestito un laboratorio alchemico in cui il Principe svolgeva i suoi esperimenti. Le sue “macchine anatomiche” mostrano un livello di conoscenza dell’anatomia all’avangiuardia per l’epoca in cui furono realizzate, cioè il 1700.
Torniamo al sangue di San Gennaro. Secondo il biologo Geraci il coagulo sarebbe riproducibile in laboratorio, ma perché la liquefazione e relativa condensazione avviene in maniera non prevedibile.
Quando il sangue non si è sciolto, spiega il servizio successivo, si sono verificate sciagure di ogni tipo: terremoti, guerre, pestilenze. Inoltre, lo scioglimento non si è verificato ogni volta che alla cerimonia era presente un membro di casa Savoia, famiglia considerata di usurpatori dai napoletani.
Voyager assiste alla processione: nell’ampolla il sangue si muove, dunque si è sciolto prima della funzione religiosa. E parte musica solenne in sottofondo.
Si passa all’eruzione del Vesuvio che ha seppellito l’antica Pompei: alcune figure ci sono arrivate intatte, calcificate nell’atto di difendersi dalla lava o di tapparsi il naso per non respirare le ceneri.
Era il 24 agosto del 79d.C, il vulcano era inattivo da ben 150 anni; anzi, per gli abitanti della città era una semplice montagna. Rapida e violenta, la lava ha cancellato Pompei procedendo a 160 chilometri orari, lasciandola coperta di detriti.
Eccoci ora al Golfo di Baia, la Pompei sommersa: è in mare infatti che si trova il 40% dei resti. Un vero e proprio parco archeologico che prima si trovava in superficie; inizia l’immersione. Sul fondale Giacobbo ci mostra addirittura un mosaico i cui colori sono rimasti intatti.
la puntata si conclude qui; Giacobbo si congeda dagli spettatori sulle note di A città ‘e Pullecenella. L’appuntamento è per lunedì prossimo.