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Da esso – dalle statue-manichino che vi alloggiano, dalle teste con le cuciture, i castelli dalle finestre vuote, gli oggetti inutili e decontestualizzati, l’immobilità e l’assenza di atmosfera – partì la ‘pittura metafisica’ in Italia, diffondendosi fulmineamente in Europa e non solo, costituendo uno dei capitoli più importanti dell’arte del secolo scorso. Ed intanto il significato del quadro rimane oscuro, espressione forse del non-senso e dell’inutilità dell’esistere che pure transiterà ovunque nell’arte del Novecento. Questo e altro ancora, dunque, sarà oggetto delle ricerche di Carlo Lucarelli, negli otto episodi della serie, in cui egli con l’ausilio di studiosi, storici dell’arte, collezionisti, critici, scaverà nei misteri dei dipinti e di altre opere d’arte, e anche più spesso nella vita stessa degli artisti che le crearono.
Vi siete mai chiesti che fine abbia fatto la testa di Francisco Goya, il cui corpo ne fu ritrovato privo, o quale fosse stata la fine di Napoleone Buonaparte, visto che il medico che ne constatò la morte a S.Elena fu anche colui che ne mise in dubbio le cause naturali, parlando di avvelenamento per arsenico?
Quanto a Van Gogh, tutto il mondo conosce il tormento e le amarezze della sua breve vita, durante la quale egli non riuscì che a vendere un quadro giovanile (mentre appena morto le quotazioni delle sue opere salirono esponenzialmente, sino a raggiungere le quote attuali di milioni di dollari). Ma pochi sanno che – a detta di due giornalisti che ne studiarono la vita, pubblicandola in un libro (Premio Pulitzer) – non sarebbe morto suicida nel 1890, sarebbe invece morto avvelenato e la causa forse andrebbe ricercata negli interessi economici già legati alla sua pittura.
Quanto all’Informale, all’espressionismo astratto e alla sua diffusione in USA, pare proprio che non vi fosse estranea la Cia.
A detta di un funzionario dell’intelligence americana, dopo il maccartismo era necessario rilanciare l’immagine dell’America e contrapporla al freddo ‘realismo socialista’ russo in pittura: cosa c’era di meglio del gesto assolutamente libero delle opere di Pollock, di Rothko, di Oldenburg, della pittura realizzata a secchiate di colore su tele distese a terra per metri, su cui magari l’artista passava sopra con le scarpe?
Ma la vita da pittore che più interessa il pubblico, forse, è quella di Caravaggio, colui che chiudendo il Cinquecento ha dato inizio all’arte moderna, con un realismo sconosciuto, quello che noi vediamo negli operai che tirano su con le funi la croce con S.Pietro crocifisso, o che dipinge la Maddalena come un’affogata nel Tevere, con la pancia gonfia. Questa vita si chiuse tragicamente nell’abbandono, sulla sabbia deserta di Porto Ercole nel 1610, alla fine di un viaggio-fuga verso Roma, in attesa della grazia per l’uccisione di un uomo che Caravaggio aveva sulle spalle e sulla coscienza: e della paura della morte per decapitazione sono la spia i suoi quadri, in cui spesso – fino quasi all’ultimo – soggetto ne è la decollazione del Battista. Invece forse il pittore più amato del mondo morì per le botte prese dagli Spagnoli, posti alle sue calcagna dal Papa.
Ma certo la più interessante delle biografie sarà quella del Ministro plenipotenziario Rodolfo Siviero, che recuperò e strappò rocambolescamente dalle mani dei tedeschi tante opere d’arte italiane, oggetto spessissimo delle ambizioni di Goering, come il misterioso quadro di Leonardo con “Leda e il cigno”, il cui collo voluttuoso finiva per apparire un simbolo fallico, ma che si conosce dalle copie, essendone introvabile il preziosissimo originale.
Il format di Carlo Lucarelli proposto da Sky Arte gode del patrocinio dell’Università di Bologna e del Centro Internazionale Scienze Semiotiche di Urbino