Si tratta di storie vere perchè sono basate sui documenti custoditi nell’archivio di Stato di Modena. In particolare sono stati utilizzati i verbali redatti durante i processi a carico di tre donne vissute nei territori tra Modena e Bologna tra il 1539 e il 1636.
Queste pagine sono molto interessanti perchè consentono di seguire tutte le fasi della caccia all’eresia: i testimoni di accusa, i pressanti interrogatori dei giudici inquisitori, le torture strazianti che spesso costringevano le malcapitate a confessare anche fatti di cui non erano colpevoli, fino ad arrivare all’abiura e al pentimento finale.
{module Google richiamo interno} Un’analisi molto attenta con la quale si ricostruiscono i tre casi che riguardano le protagoniste, scorre sotto gli occhi del telespettatore. Le tre donne sono: Orsolina, detta la rossa di Sasso Rosso, una ladra di bestiame accusata di praticare riunioni diaboliche di apostasia e stregoneria, Ginevra Gamberini una vedova etichettata come meretrice e Lucia Bertoczzi detta la Bartolina, una levatrice.
Orsolina vine torturata con i carboni ardenti. Il processo del 1539 è interessante perchè in esso sono raccolte descrizioni del Sabba con i rituali per convocare il diavolo.
Ginevra Gamberini è accusata anche dalla famiglia del marito di praticare sortilegi per realizzare incantesimi d’amore.
Lucia Bertozzi è accusata per le sue pratiche di guarigione, soprattutto nei confronti delle donne. A causa del suo mestiere di levatrice aveva esperienze sulle pratiche da effettuare sui corpi femminili con pratiche che riguardavano sia la contraccezione che la fertlità. Durante la raccolta delle testimonianze, il vicario del luogo la definisce “eccellentissima strega” e questa etichetta dà proprio il titolo al programma.
Il filo rosso che lega il destino delle tre donne inquisite è il pericolo che esse rappresentano agli occhi della comunità perchè sono considerate destabilizzanti per l’ordine sociale e quindi sono pericolose per le istituzioni e per la Chiesa in particolare.
Infatti lo storico Adriano Prosperi, uno dei cinque studiosi che hanno collaborato alla ricostruzione degli avvenimenti per Rai Storia precisa: “la macchina della paura nei confronti delle donne non è mai morta: la dominanza maschile nell’universo della nostra cultura ha portato con sè un margine di paura nei confronti dell’indomabile differenza naturale e culturale delle donne, delle escluse che adesso cercano, con tutti i mezzi che la storiografia puà offrire, di recuperare quei mondi perduti”.