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Forse non tutti sanno che, nella Prima Guerra Mondiale, non hanno combattuto soltato eserciti di uomini, ma anche un vero e proprio esercito di animali vhe è stato impiegato nella poderosa macchina del conflitto.
Muli, buoi, cani, cavalli, maiali, piccioni, hanno avuto un ruolo importante: sono stati utilizzati per lo spostamento di reparti e materiali, per le comunicazioni e per il sostentamento degli stessi soldati. Quilici mette in evidenza che c’è stata una vera e propria sinergia tra uomini e animali declinata in tutte le maniere possibili. Mostra che la Grande Guerra è stata caratterizzata dalla presenza di animali che, non soltanto sono “scesi in campo” accanto agli esseri umani e hanno combattuto a stretto contatto con il soldato, ma contribuirono fattivamente all’alimentazione di svariate decine di milioni di militari.
La forzata coabitazione con gli uomini avvicinò gli uni agli altri in un probabile destino di morte e sofferenza: ufficiali e militari di truppa avevano così la possibilità di dare e ricevere affetto, ma anche quella di occuparsi di esseri più deboli e del tutto dipendenti da loro.
Molte delle scene sono state girate in Trentino, nelle trincee che sovrastano Rovereto e in valsugana.
Animali nella Grande Guerra propone un racconto singolare, al di fuori degli schemi, anticonvenzionale del drammatico conflitto.
Il racconto si snoda attraverso lettere, diari e fotografie scattate dagli stessi combattenti, e raccolte nel libro che Lucio Fabi ha ricavato dalle sue ricerche, Il bravo soldato mulo (ed. Mursia). Un documentario che ricostruisce ricordi, storie, episodi di vita vissuta del rapporto, dentro e fuori la trincea, tra uomini e animali, tra incredibili momenti di assoluta serenità e tenerezza, alternati allo sfondo di in uno dei più tragici periodi della storia contemporanea.
La presentazione dell’importante documentario avverrà l’otto maggio. A parlarne lo stesso Folco Quilici.