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E’ infatti una pianista ventiduenne nata a Copertino, come quel S.Giuseppe che dalla cittadina prende il nome e che si levava in volo durante le estasi. Anche quella volta Dio ci mise la mano.
Nel caso di Beatrice Rana, che a 20 anni ha vinto uno dei più irraggiungibili Premi mondiali, il van Cliburn di Fort Worth, prima cittadina italiana a conseguirlo, oltre che Dio ha certo contato la famiglia di provenienza, composta da musicisti professionisti che hanno messo al mondo altri figli destinati alla medesima arte, visto che mangiavano pane e musica, in una casa dove c’erano quattro pianoforti di grande marca, ed una stanza isolata per non far irrompere i suoni oltre le mura domestiche. Sarà dunque Beatrice ad eseguire – debuttando con l’Orchestra Sinfonica della Rai – nella serata del 16 prossimo il “Concerto n.2 in sol minore per pianoforte e orchestra op.16” di Sergej Prokofiev, musicista russo nato nel 1891 di altissimo profilo, per opere sinfoniche e di balletto.
Il predetto Concerto, composto nel 1912-13, venne eseguito nel 1912 a Pavlovsk ottenendo un successo molto limitato, come già il primo dei Concerti di Prokofiev: le innovazioni formali infatti erano molte. Proprio in quel periodo a Parigi nel maggio 1913 veniva messo in scena il capolavoro di un altro artista russo d’attacco, Igor Stravinskij, la “Sagra della Primavera” che suscitò un tale scalpore, da far degenerare in rissa la serata della ‘prima’.
Il Concerto n.2 di Prokofiev – nonostante venisse ritoccato dieci anni dopo e ripresentato a Parigi nel 1924 con l’autore ancora solista al pianoforte – naviga nelle medesime acque, quelle di un universo sonoro in cui il pianoforte ha perentorio carattere percussivo, la scrittura musicale sincopata e ritmicamente aggressiva, aspra ed ironica, di una modernità lacerante, pur aperta talora ad abbandoni melodici.
Fin dall’inizio, il pianoforte non dialoga, ma si contrappone agli strumenti dell’orchestra: nel secondo movimento – è il regno delle brillanti scale, di cui Beatrice Rana è regina assoluta – si infittiscono soluzioni formali eterodosse e sorprendenti, mentre nel Finale il virtuosismo del solista la fa da padrone, con rapidi passaggi d’ottava e salti a lunghi intervalli molto difficili per la mano. La regìa televisiva è di Rossella De Bonis.
Qui la prossima stagione dell’Orchestra Sinfonica della Rai.