La terza puntata di Ulisse – Il piacere della scoperta è iniziata con l’introduzione di Alberto Angela: “Sono nato nel ’62. Non ho mai conosciuto la guerra. Viviamo il più lungo periodo di pace in Europa. Non ho mai conosciuto la guerra e non ho mai conosciuto le leggi razziali”.
Alberto Angela ha aperto il discorso riguardante i campi di sterminio: “Di sterminio, non di concentramento”. Angela ha sottolineato, quindi, l’importanza dei testimoni: “Sono il vaccino più potente contro le tragedie della storia”.
Alberto Angela, passeggiando per il quartiere ebraico di Roma, ha ricordato che, solo nella capitale, furono catturate più di mille persone, dirette verso Auschwitz.
Successivamente, Alberto Angela si è spostato nel portico del Pantheon, ricordando l’anno in cui in Italia vennero promulgate le leggi razziali, nel 1938.
Angela: “Le leggi razziali riguardarono tutto il territorio italiano, anche l’isola di Rodi. Qui, abitava un bambino, Sami Modiano”. Sami Modiano ha raccontato il giorno in cui fu espulso improvvisamente dalla scuola a soli 8 anni: “E’ una colpa nascere ebrei?”.
Gigi Proietti ha recitato un passo di 16 ottobre 1943 di Giacomo Debenedetti: una donna tentò di avvertire la comunità ebraica prima del rastrellamento ma nessuno credette alle sue parole.
La consegna dell’oro non servì agli ebrei per salvarsi dai nazisti.
Il rastrellamento a Roma da parte dei soldati tedeschi ebbe inizio il 16 ottobre 1943.
Gigi Proietti ha recitato gli ordini che gli ebrei ricevettero dai soldati nazisti. Per lasciare la loro casa, gli ebrei ebbero appena 20 minuti di tempo.
In Via della Reginella, Alberto Angela ha raccontato la storia di Laurina, una donna con una gamba ingessata che assistette al rastrellamento e che salvò alcuni bambini, facendoli passare per propri figli.
Mario Mieli, con la sua testimonianza, ha parlato della donna cattolica che gli salvò la vita, rimasta sconosciuta.
Angela Angela: “Ci sono stati cittadini semplici capaci di gesti eroici, rischiando tantissimo”.
Nando Tagliacozzo, invece, ha parlato del tradimento subito da suo padre: “Sugli ebrei, c’era una taglia”.
Alberto Angela ha raccontato anche la storia della famiglia Costaguti: il capofamiglia nascondeva in casa oltre 50 ebrei ma riuscì a convincere i soldati tedeschi, fingendosi fascista. E’ andata in onda una testimonianza di Costanza Costaguti.
Dopo il rastrellamento, i camion delle SS ripartirono ma il loro percorso non fu diretto: i soldati ne approfittarono per fare una sorta di giro turistico per Roma.
Successivamente, gli uomini vennero divisi dalle donne e tutti vennero portati alla stazione Tiburtina di Roma, dove furono stipati in una serie di vagoni.
Alberto Angela, dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, ha mostrato la grande scritta Indifferenza. Poco dopo, Angela ha mostrato al pubblico i vagoni originali della RSHA.
Il viaggio degli ebrei durò una settimana. Il viaggio verso Auschwitz è stato raccontato da Liliana Segre. Alberto Angela: “Lo sterminio è cominciato in questi vagoni. Il viaggio fu volutamente lento e le persone anziane morivano…”.
Tornando alla storia di Sami Modiano, Alberto Angela ha raccontato che Modiano fu portato via dall’isola di Rodi attraverso una nave riservata al trasporto di bestiame: “Non eravamo più persone, eravamo animali…”.
Il discorso si è spostato, successivamente, sul campo di transito di Fossoli, dove vennero internati ebrei e avversari politici.
Alberto Angela ha anche mostrato l’allestimento con tutti i nomi delle persone partite per Auschwitz. I 27 nomi scritti in arancione appartengono alle persone sopravvissute alla guerra.
Liliana Segre si salvò dalla camera a gas per una casualità.
Alberto Angela ha proseguito il racconto ad Auschwitz, campo di concentramento dove furono uccise oltre un milione e centomila persone: “Com’è stato possibile arrivare ad un tale livello di disumanità e com’è stato possibile sopravvivere…”.
Liliana Segre ha raccontato il momento in cui evitò la camera a gas grazie ad una parola in tedesco che conosceva.
Le persone più abili, inoltre, vennero selezionate per il lavoro schiavo.
Alberto Angela ha raccontato nei dettagli le atroci condizioni di vita ai quali furono sottoposti le persone deportate.
Nei campi di concentramento, inoltre, erano presenti anche delle orchestre, utilizzate per coprire ciò che vi accadeva all’interno. Chi sapeva suonare uno strumento, almeno per un primo momento, riuscì a salvarsi.
Sami Modiano ha raccontato lo straziante momento in cui riuscì ad incontrare sua sorella Lucia, oramai irriconoscibile, nel campo di concentramento.
Alberto Angela ha parlato della figura dei Kapò e dei crematori.
Il crematorio era diviso in due ambienti: la camera a gas, dove si uccidevano le persone, e il forno crematorio, dove si bruciavano i resti.
Alberto Angela ha mostrato al pubblico un crematorio di Birkenau. Le persone venivano uccise con il cianuro. Angela: “Una fine atroce. La morte nella sofferenza…”.
Sono andati in onda anche immagini del film Il figlio di Saul.
Un commando speciale, i Sonderkommando, invece, aveva il compito di far sparire letteralmente il corpo dopo la morte. Le ceneri venivano utilizzate come fertilizzante o come fosse sale sulle strade ghiacciate. Prima, però, il commando doveva anche razziare il corpo, estraendo eventuali denti d’oro, ad esempio.
Alberto Angela ha anche parlato dei fili spinati elettrificati sui quali i deportati che non ce la facevano più si suicidavano.
In un edificio del campo, sono contenute le vere valige di alcuni deportati. In alcune teche, sono contenuti oggetti anche appartenenti a bambini come delle piccole scarpe o dei vestitini.
In altri edifici, sono presenti vere e proprie montagne di oggetti come occhiali, scarpe di bambini, spazzole o pentolame.
Le 7 tonnellate di capelli furono utilizzate per fabbricare scarpe e coperte destinate ai soldati. Angela: “Tutto era organizzato e nulla era casuale”.
Gigi Proietti ha recitato la poesia C’è un paio di scarpette rosse di Joyce Lussu.
Alberto Angela si è spostato a Berlino, mostrando il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa.
Qui, è presente una citazione di Primo Levi: “E’ successo e, quindi, può succedere di nuovo”.
All’interno del Museo ebraico di Berlino, Alberto Angela ha mostrato l’installazione di un artista israeliano, Menashe Kadishman, dove i visitatori possono camminarci sopra: diecimila volti in acciaio distribuiti sul pavimento dello Spazio Vuoto della Memoria.
Si è parlato brevemente anche del Processo di Norimberga.
Alberto Angela, a questo punto della puntata, è tornato nel quartiere ebraico di Roma: “Ritornarono solo in 16 su 1022”.
La puntata si è chiusa con le immagini delle persone travolte dalla tragedia prima che la tragedia si consumasse.