A tra poco con la diretta!
Inizia il programma. Licia Colò ci parla di quei luoghi che raccontano come la Terra sia in continuo cambiamento. L’equilibrio del nostro pianeta è fragile ed è mutato da vari tipi di agenti.
Un tempo la Terra era composta da un unico continente, poi nel corso dei secoli si è trasformata. Nessuno di noi ha la possibilità di vedere l’evoluzione terrestre: 80 anni sono davvero pochi in confronto all’età del pianeta.
Quando è nata la Terra le giornate duravano solo 6 ore, oggi 24. Il tempo continua ad aumentare ogni 100 anni perchè le maree creano attrito con il movimento di rivoluzione.
Si parte dall’Etna, il vulcano più alto d’Europa. Al momento è così, ma anche “questo gigante imponente” è in continuo mutamento. I crateri sono più di 300. L’ultima eruzione distruttiva risale al 2002. In quell’occasione si è formata la prima voragine e da allora molti altri crateri. Questa zona ora è chiamata “la bottoniera”, perchè questi buchi ricordano i bottoni di una camicia.
L’Etna è diventato Patrimonio dell’Unesco. Sono moltissimi i turisti che lo visitano ogni giorno.
Botti, rumori, terremoti, il vulcano comunica con chi lo visita. E’ attivo e svolge i suoi “compiti”, esige rispetto.
Anche sottoterra si assiste ad uno spettacolo meraviglioso. La grotta dei lamponi, situata nel tunnel lavico, è una di 200 presenti nell’Etna. I tunnel sono come arterie create dalla lava del vulcano. La grotta di scorrimento lavico è una delle più pericolose perchè la lava inizia a scorrere, ma scendendo verso valle potrebbe uscire in qualsiasi punto. Attualmente la grotta dei lamponi è vuota perchè terminata l’eruzione non è stata più alimentata dal vulcano. Nella grotta del gelo è situato il ghiacciaio più a sud d’Europa. Nessuno ne conosce l’esatto sviluppo perchè nessuno ne ha mai raggiunto il fondo.
L’Etna è così: acqua e fuoco.
Le eruzione distruttive sono state circa 100. Se ne ricorda una, che risale al 1669, che durò 3 mesi. Ha distrutto la periferia di Catania, è passata accanto al Castello Ursino, arrivando fino al mare.
Licia incontra Marco Neri, ricercatore dell’INGV. Lo studioso ci racconta che la valle del Leone si è formata circa 10000 anni fa, in seguito ad un’enorme frana. Larga 5 km e lunga 30, la valle potrebbe essere stata generata da uno tsunami devastante.
Licia sale a 3300 metri, sopra le nuvole. Qui seduta sulla vetta, racconta che scalare l’Etna richiede tempo e tranquillità per la difficoltà di camminare ad una quota così alta, ma anche perchè è un’esperienza che merita di essere vissuta pienamente.
La cima dell’Etna è “uno spettacolo da togliere il respiro”. La Colò è emozionata, ha “la sensazione di essere un’aquila che vola alto nel cielo”.
Valerio Rossi Albertini ci racconta che l’Etna è il vulcano europeo che detiene più record. E’ il risultato delle immense forze che si agitano sotto la crosta terrestre.
L’energia che utilizziamo è alimentata direttamente o indirettamente dalla luce del sole. L’unica fonte di energia rinnovabile che non dipende dal sole è quella geotermica. Il calore che genera questo tipo di energia è quello immagazzinato nel sottosuolo. Questa scoperta è stata italiana.
L’impianto geotermico è simile ad una pala eolica, ma mentre la pala viene mossa dallo spostamento dell’aria, l’impianto è attivato dal vapore sprigionato dal sottosuolo.
Attualmente è sfruttato solo l’1% di questo tipo di energia. In Islanda invece è utilizzata per il 29%.
A sud ovest, poco lontano dalla capitale Reykjavik, c’è un Parco Nazionale patrimonio dell’Unesco dal 2004: Thingvellir. Il parco contiene un lago. Il nome di questo posto significa letteralmente “assemblea piana”.
All’interno del parco c’è una spaccatura, ma non una spaccatura qualsiasi. E’ il luogo in cui confluiscono la placca continentale americana e quella euro-asiatica. Nell’antichità si credeva che questo posto fosse sacro e contenesse le energie di tutto il mondo.
E’ la faglia più conosciuta, nascosta per 15000 km, in Islanda è facilmente percorribile per 5. Licia si avventura in questo percorso e si trova esattamente al centro tra America ed Eur-Asia.
Un altro luogo speciale è il fiume Oxara, meta per i subacquei di tutto il mondo. Profondo e pieno di gole, custodisce tesori naturali incredibili. Omar Hafflidason ci mostra cosa accade sotto la superficie dell’acqua. Si è immerso nella fessura tra le due placche tettoniche ed ha visto cosa accade a 60 metri di profondità.
In Africa, in Botswana, gli elefanti vivono in branchi, in “famiglie allargate”, e sono numerosissimi. La riserva faunistica del Kalahari centrale è un vero paradiso per loro. L’unico rischio per loro è la presenza dei leoni, ma gli elefanti sono abili a difendersi. La volontà di sopravvivere è invincibile.
Nel corso della ricerca di cibo ed acqua al branco si aggregano altri elefanti. Questi animali possono vivere sino a 70 anni. Durante le migrazioni uniscono le loro forze. I maschi adulti portano forza e potenza nel gruppo, che segue però la matriarca, colei che guida la famiglia.
Il legame tra mamma e piccolo è fortissimo. I cuccioli rimangono accanto alla madre fino a 10-12 anni. Un piccolo elefante veglia la sua mamma uccisa dai leoni e non la vuole abbandonare. Si unisce infine al branco, che lo ha atteso e lo ha rispettato nel momento di dolore.
Le famiglie di elefanti sono sempre in cammino, cercano nuove pozze d’acqua in cui immergersi e da cui abbeverarsi. Questo li rende però vittima di agguati da parte dei predatori.
L’altro grande pericolo per questi animali è il caldo. Alcuni esemplari della specie non reggono i climi elevati ed il cammino. Quando un membro della famiglia scompare, gli altri si fermano per dedicargli un ultimo saluto e per vivere il dolore.
Il gruppo non è però sempre affiatato. La mancanza d’acqua crea tensioni interne e li spinge a cercare lo scontro. Il grande caldo e la sete, debilitano i loro corpi. Le orecchie degli elefanti, irrorate di capillari, permettono loro di disperdere il calore. Il movimento delle orecchie crea spostamenti d’aria che li rinfrescano ed abbassano la temperatura corporea. Ma tutto questo non basta. Per fortuna gli elefanti sanno dove cercare l’acqua. Scavano.
Nei momenti difficili si cibano di terra, introducendo così nel loro corpo sali minerali.
C’è un fiume in secca che sta tornando alla vita. I sommovimenti del terreno hanno liberato l’acqua, che rinizia a scorrere nel letto del fiume. Gli elefanti sono salvi.
Questa specie riesce a sopravvivere in condizioni davvero difficili.
Purtroppo gli elefanti sono vittima di agguati anche da parte dell’uomo, che li uccide per privarli delle loro zanne. Attualmente sono stati decimati e sono poco più di 400.000 in tutto il mondo.
La plastica sta invadendo il nostro pianeta. Ricopre il 71% della superficie terrestre, dura per sempre. Entro il 2021 saranno messe al bando tutte le plastiche usa e getta.
E’ forse l’invenzione più rivoluzionaria degli ultimi 150 anni, eppure pur essendo un materiale prezioso è anche un agente inquinante potentissimo. I rifiuti uccidono milioni di animali marini ogni anno. Gli animali ingeriscono i rifiuti o rimangono feriti ed intrappolati da essi.
La biologa Eva ci conduce nel mare dello stretto di Gibilterra, una delle zone più inquinate dalla plastica e ci mostra le foto di alcune vittime di questo fenomeno.
Il Mar de plastico, situato in Andalusia (Spagna), è il luogo con la più alta concentrazione di serre agricole, un mare di plastica. Da questo luogo deriva la maggior parte dell’inquinamento.
La plastica spesso è monouso. Viene prodotto un milione di bottiglie di plastica al minuto. Si consuma un trilione all’anno di sacchetti di plastica. Vengono utilizzati per una media di 15 minuti, ma saranno smaltiti in centinaia di anni, forse mai. Diventano frammenti che vengono ingeriti dai pesci e che dunque arrivano anche a noi attraverso il cibo. Non sappiamo che effetto abbiano sul nostro corpo.
Qualcosa però sta cambiando. L’opinione pubblica si sta sensibilizzando. Un ragazzo olandese di 23 anni ha inventato un macchinario per ripulire il mare dalla plastica. Molti sono i gruppi di persone che si riuniscono per pulire spiagge ed altri luoghi dai rifiuti.
George Adamson, nato in Inghilterra nel 1906, era un cacciatore bianco. Un giorno accompagnando dei cacciatori europei in Africa, scelse la sua vittima: una leonessa. Poi si accorse che erano sopravvissuti i suoi cuccioli e che aveva ucciso una mamma. Questa vicenda cambiò la sua vita. Insieme alla moglie adottò uno dei cuccioli. Divenne il “papà dei leoni” e creò una fondazione per tutelarli. Andava in giro a piedi scalzi per la savana. Era rispettato dai leoni e morì ucciso dai bracconieri all’età di 83 anni.
La tigre dell’ Amur vive nella Taiga siberiana. Ogni 10 anni viene effettuato un censimento delle tigri di questa specie. All’inizio del secolo scorso erano circa 100000. Oggi ne sono rimasti solo 40 esemplari.
Accade di rado di incontrare questi felini perchè evitano l’uomo. Una tigre però aggredisce alcuni cani ed è messa in quarantena dagli umani. Era gravemente deperita e malata, aveva fame ed era stata costretta a cacciare. Curata dall’uomo, viene rimessa in libertà con successo.
Licia si reca in Trentino per scoprire un altro cambiamento pieno di fascino: il rossore del Lago di Tovel.
Prima conosciamo Tamara Lunger, un’alpinista, che ci racconta il suo amore per la montagna. Aveva solo 12 anni quando osservando le Dolomiti ha capito che quell’armonia doveva far parte della sua vita. In montagna si sente viva.
“E’ la cosa più bella che mi potesse capire” – afferma. Le sue imprese sono difficili e non sempre è riuscita a portarle a termine, ma la montagna insegna l’umiltà e l’accettazione dei propri limiti. “Quando sei sola con te stessa, lì nella solitudine, senti l’energia e diventi un’altra persona. Sai perfettamente cosa devi fare, impari a capire il tuo corpo. Sapevo che se avessi fatto altri 70 metri non sarei riuscita a tornare a casa”.
“Per me le Dolomiti sono più importanti di un uomo – chiosa – Loro ci sono sempre”.
Licia ci presenta il Lago di Tovel. Questo luogo in passato aveva una particolarità: in alcuni momenti dell’anno diventava completamente rosso. Questo fenomeno attualmente non avviene più, ma dipendeva dalla presenza di un tipo particolare di alghe.
Un gruppo di sub si immerge nel lago per mostrarci cosa custodisce in profondità. Luca Bezzi, archeologo, ci spiega che grazie alle immersioni è stato scoperto un mistero legato al Battistero di Firenze.
A 20 metri di profondità si trova una foresta sommersa, oggi pietrificata. La foresta risale al 1597, data in cui si suppone sia nato il lago in seguito ad una frana. Alcuni rilevamenti hanno permesso di capire che il legno di questi alberi è stato utilizzato per il restauro del rinforzo in legno della cupola del Battistero.
Si vola in Kenya, nella Savana. I big five (elefanti, rinoceronti, bufali, leoni e leopardi) sono l’obiettivo dell’ultima missione fotografica di Niagara.
Il programma termina qui. Licia Colò ci saluta e ci sprona a diventare “portatori sani di bellezza”.