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È dalla piazza dello Stato più piccolo del mondo che inizia il racconto. Senza visitatori, illuminato dalle luci, si staglia il colonnato del Bernini: Alberto Angela lo percorre, per poi entrare nella Basilica. Il silenzio sembra irreale, consentendo al conduttore di spiegare quanto si trova all’interno. Qui venne incoronato Carlo Magno; ad accompagnarlo nella visita, il Cardinale Angelo Comastri.
La Basilica di San Pietro è la chiesa più grande del mondo, equivalente in dimensioni a tre volte lo Stadio Olimpico: tanta è la grandezza che gli oggetti che3 da lontano appaiono piccoli, da vicino si scoprono essere ben maggiore. La tomba di San Pietro è una struttura con putti di bene due metri e mezzo, eppure molto leggera: Bernini aveva avuto “libertà di invenzione”, laddove tutto doveva svolgersi all’insegna della grandiosità. L’artista aveva così messo mano all’intera costruzione, sia all’interno che all’esterno.
La necropoli al di sotto della Basilica non è visitabile per motivi di sicurezza: Angela spiega come si estendesse al di là dell’edificio, ripercorrendo anche il rito funebre degli antichi romani. I cristiani sono ancora una minoranza, e condividono la necropoli con gli altri cittadini: generalmente i morti venivano cremati, secondo un’usanza per cui sulla tomba si portava il cibo per banchettare con il defunto. Pur in maniera simbolica, ricordare e mangiare con il morto, era un modo per farlo rivivere.
Grazie ad Angela vediamo i resti della necropoli, in cui sono conservati scheletri ancora riconoscibili.
Il viaggio prosegue nella Biblioteca Apostolica Vaticana, mentre il racconto si avvale di alcune testimonianze recitate da Giancarlo Giannini. Dopo il trasferimento ad Avignone, Raffaello ebbe l’idea di una basilica senza finestre, quasi una foresta fino al fondo della navata centrale; a 71 anni, arriva Michelangelo. Dello scultore in Vaticano sono conservate poesie e lettere, in cui esprimeva le sue perplessità riguardo il progetto e, inoltre, chiedeva che venisse assolutamente pagato il proprio collaboratore.
Michelangelo pensò la cupola come simbolo di tutta l’umanità: studiò il Pantheon e la cupola di Brunelleschi del Duomo di Firenze, ideando così la struttura con una cupola portante e una seconda che vi si sorreggeva. Michelangelo però, non l’avrebbe mai vista realizzata: l’erede fu Giacomo Della Porta, che le conferì una forma più slanciata. Di notte veniva illuminata con centinaia di candele, grazie alle quali, scriveva Goethe, sembrava “incendiarsi quasi a voler spegnere le stelle in cielo”.
Alberto Angela ci mostra il restauro del Crocifisso, riportato alla cromia originale, per poi spostarsi nel ninfeo. Si occupa quindi di gendarmi e guardie vaticane che vigilano sulla sicurezza di visistatori e pellegrini.
Ed ecco il capolavoro per eccellenza di San Pietro: La Pietà di Michelangelo, che sentì l’esigenza di firmare l’opera. Angela e Comastri si concentrano su questa scultura incredibile: Michelangelo rese Maria più giovane del figlio perché non aveva conosciuto il peccato, che è ciò che davvero invecchia. Siamo ora sotto le logge di Raffaello, percorse in tutto il loro splendore.
Fuori invece, a Castel Sant’Angelo, sono ancora visibili i segni dell’assalto dei Lanzichenecchi. Ricordando quante guardie svizzere morirono in quell’occasione, si apre un segmento sul loro corpo: quando venne istituito i colori sgargianti andavano per la maggiore, tanto che l’abbigliamento militare ricalcava quello civile. Per realizzarne l’uniforme vengono impiegate 39 ore.
Ammiriamo i giardini vaticani: l’acqua delle fontane proviene dal lago di Bracciano, che si trova a ben 40 chilometri.
“Il punto d’incontro tra lo spirito e la materia, ma anche il senso di protezione che un romano cerca”: così Carlo Verdone racconta il “Cupolone” per i romani. Una città che ispira grandezza e, allo stesso tempo, instilla una certa nostalgia: l’attore e regista ha conosciuto Wojtyla prima che fosse eletto Papa.
Il viaggio continua: il Laoconte, le stanze di Giulio II dipinte da Raffaello. In particolare Angela si sofferma su La scuola di Atene, dove sono raffigurati i filosofi antichi: tra i vari personaggi, è stato raffigurato pure il padre di Giulio II. La sala delle carte geografiche testimoniano non solo un mondo diverso, ma anche i progressi nella navigazione: l’epoca di Colombo è stata innovativa, dato che ha permesso di concepire una simile impresa.
Il cuore politico del Vaticano è stata la sala Reggia, luogo in cui si incontravano le delegazioni. Alberto Angela ginge così alla Cappella sistina: Michelangelo venne chiamato due volte, e vi realizzò il Giudizio Universale. Quando vi mise piede, in realtà vi erano già arrivati i migliori artisti dell’epoca quali il Perugino, Botticelli, il Pinturicchio: Michelangelo perciò vi trovò già i loro capolavori. Non aveva mai terminato un affresco: il primo è stato proprio la volta della Cappella Sistina, un capolavoro dell’umanità. venne richiamato dopo 25 anni: in questa seconda occasione dipinse il Giudizio Universale, con dei colori conteneti lapislazzuli provenienti dall’Afghanistan.
Dopo aver visto la Scala Regia di Bernini, la puntata si chiude da dove era iniziata: dalla piazza di San Pietro. 13 statue sulla facciata della Basilica, 48 metri di larghezza, possiede un testimone di epoche: l’obelisco proveniente dall’Egitto. Si tratta dell’unico obelisco a Roma che non venne mai abbattuto: fu però spostato.
Con le immagini del colonnato e della piazza sullo sfondo, Alberto Angela saluta il pubblico: la notte volge al termine, ormai è l’alba.
Il documentario visto ieri sera su rai1,e’stato decisamente molto interessante!!!