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Nell’anteprima Iacona presenta i temi di questa puntata. Si comincia con un reportage dalle terre colpite dal recente terremoto. Il conduttore si è recato sul posto per cercare di capirne di più. Con l’aiuto di un geologo, scopriamo che le case di Amatrice non erano antisismiche, i loro tetti erano fatti di un cemento armato troppo pesante e il terreno su cui erano state edificate era molto precario. L’esperto lamenta la mancata prevenzione e l’inesistente messa in sicurezza delle strutture, azioni che avrebbero evitato gran parte dei decessi.
Il viaggio prosegue andando prima ad Arquata del Tronto e poi in Umbria, a Norcia. Qui gli effetti sono stati molto più limitati, poichè i palazzi storici sono stati resi antisismici dopo il terremoto del 1979. Il conduttore giunge poi a L’Aquila: nel centro storico c’è ancora il deserto. Molti edifici sono stati ristrutturati ma mancano le necessarie opere di urbanizzazione per renderle agibili. La strada sembra essere ancora lunga. Nella città abruzzese l’economia è crollata: tanti sono gli esercizi commerciali chiusi a seguito del terremoto del 2009.
Inizia il lungo speciale sulla morte di Giulio Regeni. Iacona è andato a casa dei genitori del ricercatore, Paola e Claudio, per intervistarli. Una serie di servizi ricostruisce la vicenda tragica che ha coinvolto il giovane, trovato morto al Cairo il 3 febbraio scorso. La madre di Regeni conferma che il figlio è stato torturato: “Sul corpo di Giulio c’era il 99% delle torture che si potevano fare ad un uomo“, ammette.
Viene intervistato anche un ricercatore egiziano, amico di Regeni. Racconta le sue ultime ore, quando il 25 gennaio Giulio sparì. Il suo volto è oscurato. L’uomo racconta degli interrogatori che ha subìto dalla polizia che cercava informazioni sul collega: gli fu chiesto se Regeni fosse omosessuale. Dalle parole di un giornalista freelance che ha vissuto per anni in Egitto, scopriamo che i servizi segreti egiziani avevano cominciato a fare domande sul ricercatore mesi prima della sua scomparsa.
Si tenta di capire se effettivamente Regeni fosse sotto la lente delle autorità egiziane. Sarebbe stato fotografato da una donna (per essere schedato) durante un incontro sindacale. Sospetti sul ruolo dei servizi segreti locali vengono dalle informazioni non chiare fornite dalle autorità. Secondo una cronista locale, i media egiziani non sono stati altrettanto trasparenti a causa delle connivenze con il potere.
Un ex poliziotto egiziano rivela, stando a delle sue fonti, che Regeni fu arrestato il 25 gennaio e poi sottoposto a varie e durissime torture. Il sospetto era che fosse una spia. Tutti sapevano cosa stesse succendo, compreso il presidente Al-Sisi. Dopo la sua morte, sarebbe stato inscenato un incidente d’auto per depistare le indagini. Le interviste esclusive continuano e servono a ricostruire uno scenario quanto mai controverso e tutt’ora irrisolto e vanno tutte nella stessa direzione: i servizi segreti egiziani avevano paura di Regeni perchè conoscitore dell’ambiente sindacale locale.
Di depistaggi parlano anche i genitori del ricercatore. La preoccupazione più forte è ovviamente non riuscire mai a capire come e perché abbiano perso in modo così tragico il loro figlio. I due rivelano che i rapporti con le istituzioni egiziane sono stati pressochè inesistenti. Un blogger egiziano, scappato dal suo paese per aver svelato le torture governative, sostiene di essere stato arrestato dalle autorità e torturato. L’uomo sospetta che Regeni abbia subìto il suo stesso trattamento. Anche nel paese del Nilo scopriamo che ci sono i “desaparecidos”: sono tutti coloro che non appoggiano (o purtroppo, appoggiavano) il regime.
Altre interviste spiegano come Regeni fosse interessato a studiare e scoprire il funzionamento dei sindacati indipendenti egiziani. Decine i colloqui che Giulio ha avuto con esponenti del settore. Facile, dunque, che il ragazzo sia finito nel mirino delle autorità locali e dei servizi segreti. Una certa reticenza si è riscontrata anche dai docenti di Cambridge di Regeni, università frequentata dal giovane e per la quale svolgeva attività di ricerca.
Il caso Regeni inevitabilmente si inserisce nei rapporti tra Italia ed Egitto. Fra i due stati ci sono scambi commerciali per 6 miliardi di euro e il paese africano è il terzo partner commerciale al mondo dell’Italia. Il ministro degli esteri egiziano non teme che quanto accaduto a Regeni possa incrinare i rapporti tra i due paesi.
I genitori di Regeni sperano che la nomina del nuovo ambasciatore italiano al Cairo sia determinante per trovare la verità sulla morte del loro figlio. Entrambi temono che i forti interessi economici tra Italia ed Egitto possano impedire che si sveli tutto ciò che è accaduto al ricercatore.
La terza ed ultima parte della puntata odierna ci porta in Sardegna, nel Sulcis. Qui una donna, Daniela Ducato, ha creato centinaia di posti di lavoro, proprio in una zona dove la disoccupazione tocca livelli record. L’imprenditrice, che per la sua opera ha ricevuto numerosi premi in tutto il mondo, ha puntato sulla bioedilizia: ricicla materiali di scarto per realizzarne altri senza inquinare. Tra i suoi primi prodotti, i pannelli isolanti realizzati con la lana di pecora.
Si tratta di uno dei pochi scenari positivi in un’isola dove la situazione è molto complessa e in cui numerose sono le fabbriche chiuse o che stanno per farlo. Molti lamentano una cattiva politica industriale dei governi nazionali che si sono succeduti nel corso del tempo.
Termina qui la prima puntata di PresaDiretta. Prossimo appuntamento lunedì 5 settembre alle 21.10 su Rai 3: saranno trasmessi reportage realizzati nei paesi in cui si combatte contro l’Isis.
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