Il terzo indizio ha mantenuto tutte le caratteristiche del passato, quando al timone c’era Alessandra Viero. Il programma si occupa di casi di cronaca nera sui quali è stata posta la parola “fine” dalla giustizia. Ma mostra particolare attenzione a storie di donne maltrattate e uccise dai propri partner.
Con una storia di femminicidio si è infatti aperta la prima puntata. E’ seguita la ricostruzione dell’omicidio Gucci con una lunga intervista a Patrizia Reggiani ex moglie della vittima.
Naturalmente tutto si regge sulle docu- fiction che servono proprio a ripercorrere le vicende al centro della puntata nei dettagli. Il telespettatore ha assistito a ricostruzioni sommarie e superficiali, con attori che hanno fornito una debolissima prova di recitazione. Tutto appariva finto e poco credibile, a partire dalla vicenda di Lucia, la prima raccontata e sceneggiata.
Medesimo discorso per la docu-fiction che ha riproposto la vicenda di Patrizia Reggiani, ex moglie di Maurizio Gucci che ha scontato 17 anni di carcere per essere stata riconosciuta la mandante dell’omicidio del marito. Tutto è avvolto in atmosfere grigie, in un percorso all’indietro nel tempo che appare assolutamente gratuito.
La verità è che non si sentiva il bisogno di un programma come Il terzo indizio: serve soltanto a placare la fame di thriller, di sangue e di morte già presente in troppe trasmissioni televisive. La gran quantità di programmi basati sulla cronaca nera sta facendo alzare pericolosamente l’asticella del consentito. Ed ecco che Il terzo indizio presenta docu-fiction che appaiono come soap opera nelle quali il racconto degli eventi procede lentamente, a passi felpati. E la tragedia annunciata si avvicina sempre di più in un contesto intriso di suspence, in atmosfere ansiogene e pericolosamente voyeuristiche che potrebbero anche avere un effetto deleterio su quelle fasce di pubblico particolarmente fragili e influenzabili.
Niente di nuovo, dunque, se non la necessità di stupire e catturare pubblico a qualsiasi costo.
{module Pubblicità dentro articolo}
La nuova conduttrice Barbara De Rossi ha mantenuto, per tutta la puntata, il medesimo atteggiamento composto e compunto già mostrato in Amore criminale. Ha raccontato, facendo quasi da trait d’union tra la realtà e la ricostruzione filmata. Ha intervistato le sue interlocutrici senza scomporsi, cercando sempre di mettere in evidenza l’esclusività di quanto stava andando in onda.
A Il terzo indizio è stata più sola perchè ad Amore criminale poteva interagire con un numero maggiore di ospiti in studio. Nonostante tutto, nella staticità della conduzione, la De Rossi è apparsa più “umana” di quanto non lo sia Asia Argento che l’ha sostituita nel programma di Rai3.