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Il primo intervento è di Ilaria Dallatana, direttore di Rai 2: “Un anno fa ho conosciuto Santoro e mi ricordato la necessità, da parte di Rai 2, di dover rappresentare un senso di collettività e di appartenenza per il pubblico. La collaborazione è nata da una sua voglia di tracciare un solco nuovo, sperimentando insieme. Siamo arrivati a fare cose significative per me e lui, fino all’ultimo speciale su Rigopiano. Siamo la rete che ha tentato di recuperare il contatto con un pubblico giovanile. “M” è un racconto che nasce da una contaminazione di linguaggi diversi. Con questo nuovo format accompagneremo i telespettatori in un mondo inedito. È un esperimento a tutto tondo, mai visto in tv”.
Il microfono passa a Michele Santoro: “Difficile raccontare un progetto complesso, che è un tentativo di fondere diversi linguaggi: televisivo, cinematografico e teatrale. Hitler, protagonista di entrambe le puntate, sarà interpretato in diretta dall’attore Andrea Tidona. Vedere il Fuhrer che in diretta si “autodifende” potrà essere di grande impatto. Non si tratterà di un processo, ma di raccontare una vicenda in modo diverso. In questo modo vogliamo sollevare anche interrogativi sul presente. Il nostro è un tentativo estremo e ambizioso, realizzato con passione creativa e con le nostre disponibilità economiche.
E aggiunge: “È un’altra prova di quello che stiamo facendo negli ultimi anni, concentrarsi sulla televisione che “non c’è”, che non vediamo. Il servizio pubblico deve porsi il problema di fare ciò che il mercato non fa spontaneamente: se si appiattisce sulle tendenze prevalenti nel mercato, allora tradisce il suo ruolo. Sono contento di mantenere questo mio carattere di “autore proibito”: prima camminavo fra i corridoi di Rai 2, dove non ci sono foto dei miei programmi. Questo da un lato mi inorgoglisce, poiché significa che le trasmissioni che abbiamo fatto non sono mai state “istituzionalizzate”.
Il conduttore riflette sull’attuale situazione della Rai: “Mai come ora abbiamo bisogno di una grande Rai, perchè siamo sommersi dalle realtà del mercato internazionale. Se vi rinunciamo, rinunciamo anche ad essere un Paese civile. Solo un soggetto editoriale come la Rai può dare una scossa all’attuale situazione. La grande illusione che ha causato il fallimento del piano Dall’Orto è tenere fuori la politica: una Rai spoliticizzata non può esserci. Il servizio pubblico deve avere l’intenzione di cambiare il Paese. Sono dispiaciuto di come “Animali come noi” (il programma di Giulia Innocenzi, ndr) sia stato collocato in una fascia oraria sbagliata, rovinandolo.
Poi, aggiunge: “Mi auguro che la nuova direzione generale metta le cose a posto: ognuno deve svolgere il suo ruolo e deve esserci spazio per i produttori indipendenti, a cominciare dai giovani. Il 30% della produzione deve essere destinata a loro, non soltanto a grandi nomi come Fremantle, Endemol e Magnolia”, prosegue perentoriamente.
“L’approccio tra Rai 2 e la società di produzione di Santoro prevedeva una delivery di prodotto: è stato molto ingiusto che venissero pubblicate informazioni relativi a presunti compensi di Santoro, che invece si è fatto carico di tutto il processo organizzativo con la sua società”, dice ancora Ilaria Dallatana.
Michele Santoro torna a concentrarsi su “M”: “Ci sono tre piani di racconto, a cominciare da quello televisivo – con lo studio progettato da Gaetano Castelli – con un pubblico giovane che parteciperà alla discussione su questa figura storica e degli attori che recitano in diretta. Previste anche scene teatrali che contrasteranno con le parole degli attori in studio, relative a personaggi che hanno avuto a che fare con Hitler nella sua vita, privata e politica. Ci sarà una parte cinematografica in cui si ricostruirà il rapporto incestuoso tra il Fuhrer e la nipote, uno scandalo che avrebbe potuto bloccare la sua ascesa politica. L’obiettivo è coordinare questi tre piani, da questo punto di vista si tratta di un triplo salto mortale.
È un lavoro estremo e come tale ci aspettiamo anche critiche estreme, abbiamo già messo in conto questa evenienza. Con questo esperimento vogliamo capire se può scoccare quella scintilla che può portare a schemi televisivi nuovi. Questo nuovo progetto mi dà grande energia: se questo episodio darà via ad una serialità, ci sarà l’occasione di focalizzarci su personaggi anche non confinati in un passato remoto.
Presente anche Stefano Rizzelli, capostruttura di Rai 2: “M” è un programma da vedere con un taccuino in mano per i tanti spunti e riflessioni che suscita. I telespettatori avranno la possibilità di far scattare nella loro mente nuove considerazioni e anche una diversa consapevolezza della loro esperienza di fruitori televisivi.
Michele Santoro torna sulla questione Rai, anche in merito ai compensi: “Bisogna tenere conto che in Rai le risorse vengono destinate solo in minima parte al prodotto. Questo è un problema non da poco, in particolare per un direttore generale. I compensi delle star sono una parte infinitesimale di questo ragionamento, è soltanto gossip. Nessuno si preoccupa di come riformare il sistema informativo italiano.
Sarei curioso di sapere quali sono i costi industriali dei vari programmi e non quanto guadagnano i vari Vespa o Fazio, aspetto che non ritengo un elemento determinante. Bisognerebbe invece capire se gli obiettivi alla base di quelle trasmissioni sono stati raggiunti, se i risultati ottenuti sono in linea con il profilo della rete, cosa che difficilmente si viene a sapere. Anche se si azzerassero totalmente i compensi delle cosiddette “star”, non si risolverebbero i problemi del servizio pubblico”.
La conferenza stampa di presentazione di “M” si conclude qui.