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Viene da una famiglia bizzarra e anche lei, per forza, doveva fare qualcosa del genere. Se avesse detto che voleva fare l’avvocato i suoi l’avrebbero sicuramente guardata male. Infaticabile questa ragazza. Stasera presenzierà, con un’altra sua super imitazione, all’ultima serata del Festival di Sanremo e già dal 18 febbraio – e fino al 28 febbraio – sarà al Teatro Ambra Jovinelli di Roma con il suo spettacolo, un one women show, intitolato Performance, scritto dalla stessa protagonista con Giampiero Solari, che cura anche la regia, Piero Guerrera, Giovanni Todescan.
Virginia, allora un bilancio di questo Festival di Sanremo?
“Non posso che essere soddisfatta, è stato un vero successo e mi sono trovata bene con i miei compagni di viaggio Carlo Conti, Madalina Ghenea, Gabriel Garko. Una bella esperienza”.
A proposito di viaggio, ma è vero che, dopo aver saputo da Carlo Conti che sarebbe stata anche lei al Festival di Sanremo, sul treno, invece di scendere a Roma è scesa a Napoli, proseguendo il viaggio?
“Ah si, è vero. Avevo appena saputo da Carlo che sarei stata anch’io al Festival di Sanremo quest’anno. Lo avevo incontrato a Firenze e dopo, prendendo il treno, per tornare a Roma, ero così sopra pensiero che pur facendo sosta a Roma, ho proseguito il viaggio fino a Napoli. Ero proprio emozionata, nel pallone, da non scendere da quel treno”.
Essere sempre qualcun altro non le fa dispiacere di non essere sé stessa?
“Questo è un po’ il senso dello spettacolo che, dopo Sanremo, porterò in giro per l’Italia, Performance, con la regia di Giampiero Solari. E’ che alla fine io sono io anche quando sono gli altri. E gli altri sono più loro stessi quando fanno me che li imito. E’ un giro strano, ma è così. Non ho difficoltà a non essere me stessa. Anche perché io sono tante cose insieme, o forse nessuna”.
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Virginia Raffaele interpreta Carla Fracci
Imitare è terapeutico?
“Divento qualcos’altro per non essere me stessa o per esserlo di più? Imitare è anche un’operazione di comprensione dell’altro. Studio sempre la vita dei miei personaggi, cerco il motivo di quell’espressione malinconica e la causa di certi comportamenti. Mi trucco e psicanalizzo il personaggio”.
Il suo trucco è meticoloso?
“Sì, mi porta via ore, niente è tralasciato al caso; tiranti, lenti a contatto, ciglia, sopracciglia. Ma il trucco non basta”.
In che senso, precisi meglio
“Non credo di essere un’imitatrice, più che altro faccio un lavoro di reinterpretazione delle persone. Io entro nel corpo di qualcun altro e lo possiedo o quel corpo possiede me”.
Come sceglie chi imitare?
“Vado a istinto, vedo qualcosa che mi colpisce. La mia responsabilità è quella di far sorridere, portare l’allegria. Sono convinta che il pubblico sappia distinguere l’imitazione dal personaggio”.
Progetti futuri?
“Dopo il Festival sarò in tournée con il mio spettacolo teatrale, poi si vedrà”.