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Bissata l’apertura di sette giorni fa: è ancora Divenerdì, il finto talk show dove Crozza fa in primis la caricatura Giovanni Floris. Gli argomenti del presunto programma mixano temi impegnativi, come la disoccupazione, con altri apparentemente insulsi, come le poiane e i tapis-roulant. Il comico genovese è poi anche nei panni di Nando Pagnoncelli, l’economista Luttwak, Massimo Cacciari e Carlo Freccero.
Il ricorso al paradosso è costante, nei dibattiti e nelle battute. Non a caso, gli “ospiti” litigano sui cocchi quando invece Crozza-Floris chiede loro un commento sulle elezioni americane.
Lo showman riflette sul conflitto contro l’Isis in Libia, una guerra che avrebbe nell’Italia il paese di coordinamento. Il comico affronta con nemmeno tanta ironia questo rischio: “L’esercito più potente del mondo vuol farsi comandare da uno che non si è fatto obbedire nemmeno da Civati?“, parlando di Renzi. Poi un riferimento alla storica scarsità di mezzi dell’esercito italiano rispetto ad alleati ben più equipaggiati. “Ma noi quando abbiamo deciso di attaccare la Libia? Prima di andare in guerra vorrei parlarne, no?” si domanda sarcasticamente.
Crozza cita poi un’ “altra meraviglia”: il caso di quei deputati che non pagavano le brioches al bar della Camera. “Dovremmo far decidere a questi? Noi siamo in guerra con i nostri deputati“, dice.
Denis Verdini è ormai un personaggio al centro della scena politica. “Sono pazzi di lui“, dice il comico. E ancora una volta immagina il leader di Alleanza Liberalpopolare in una relazione con Renzi, a cui fa una mezza scenata di gelosia per i suoi rapporti con Bersani.
Verdini viene ritratto come il padrone del Senato, tanto da averne le chiavi per aprirlo. Lì tutti gli chiedono consigli e pareri e lui puntualmente decide tutte le mosse, anche quelle degli avversari, comanda a bacchetta perfino il presidente Grasso.
Infine, cerca di convincere il ministro Pinotti ad attaccare la Libia, “per un intervento monetario, altro che umanitario!” E i due cantano su una versione appositamente cambiata di “Libiam ne’ lieti calici” della Traviata, con la finta responsabile della Difesa che sembra decisa ad accettare la proposta verdiniana di attaccare il paese africano. Riuscita ancora una volta l’imitazione, arguta e pungente.
Crozza parla del caso Vendola, che ha avuto un figlio da una donna tramite maternità surrogata. Per lui è “il subcomandante Marcos delle cime di Rapos“, sfottendolo. A proposito dell’utero in affitto, il comico, prescindendo dal valore morale dell’atto, riflette sui costi altissimi di questa pratica, illegale in Italia.
Lo showman è ironico nei confronti del politico pugliese, mostrando un video nel quale considerava l’uguaglianza un elemento fondamentale della società. Eppure, riflette, “un pescivendolo, magari omosessuale, non può permettersi un utero in affitto, al massimo un totano“. Poi lo immagina papà con il figlio al parco, prendendolo in giro per la sua prolissità.
Chiosa con un discorso al piccolo, che prende in braccio: lo invita a non curarsi di ciò che la gente dirà sul suo conto e sul suo passato, perchè sarà “sempre libero“. Delicata conclusione di una parodia divertente ed intelligente.
Prendendo spunto dal Salone dell’auto di Ginevra, tuttora in corso, Maurizio Crozza veste i panni di Sergio Marchionne. L’imprenditore propone idee strambe per guadagnare personalmente di più a fine anno, come la fusione tra Fiat e Philip Morris. Delle auto non sembra curarsene più di tanto, ammettendo che fare vetture non è il suo mestiere. Si ironizza sulle “nuove” Fiat presentate in Svizzera, tra cui la Panda, con il modello “Kung fu”.
L’imitazione del cuoco vegano viene riproposta anche stasera. Tramite il suo “Germi Di Soia”, il nome del presunto chef, risponde a chi lo ha attaccato sui social: “Tranquilli, tutti i cereali utilizzati qui sono volontari!“. Anche stasera propone ricette strampalate con ingredienti curiosi, e quando il suo interlocutore (Zalone) gli ricorda cibi della tradizione alimentare mediterranea, mostra di esserne particolarmente attratto e fatica a parlare.
Prima però, un riferimento sulla vicenda che ha visto coinvolto Carlo Cracco. Il noto cuoco e giudice di Masterchef è stato definito “assassino” da alcuni vegani, entrati nel suo ristorante, perché cucina piccioni. Con ironia Crozza commenta: “Allora bisognerebbe fare un processo di Norimberga a tutte le nonne d’Italia perché cucinano il brodo di gallina?“.
Chiusura con la rubrica “Come l’ho fatto”. Appuntamento con una nuova puntata venerdì 11 marzo, alle 21:10, su La7.