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Un preservativo con l’avvertenza ‘vietato usarlo senza amore’ è il gadget della presentazione: “Una ripartenza importante”, dice l’artista. “Da questa piazza sono partito: tutto per me nasceva nella primavera del 1975, quando arrivai in questa piazza, al civico 26, proprio di fronte a questa location, dove fu fondata la casa discografica Baby Records. Iniziò con “Ti scriverò”, inciso nel settembre di quello stesso anno, e da quel momento iniziai a chiamarmi Pupo”, racconta.
Da allora quel ragazzetto di strada ne ha fatta tanta e ne ha combinate davvero tante su quella strada personale e professionale. Ma ora è pronto a ripartire. O forse sarebbe meglio dire chiudere. Chissà. Dopo undici anni torna con un nuovo album, che lui dice essere l’ultimo. Lui, semplicemente, lo chiama “un inizio”: sicuramente di qualcosa di nuovo. Nel concept album che esce il 1 aprile, Ghinazzi si è “messo a nudo”, ha tirato fuori i suoi “’demoni’, dal gioco d’azzardo alla compulsione sessuale, per raccontare come li ho sconfitti. Perché io ce l’ho fatta, sono guarito davvero. Non è solo una convinzione per giustificarmi che tutto va meglio. Io sono tornato davvero un uomo sessualmente e sentimentalmente equilibrato, ed economicamente sto meglio di prima: ho infatti ricomprato tutto quello che avevo perso: è stato un coming back pazzesco”.
Lo dice a gran voce, Pupo: “Sono un uomo risolto, e sento il bisogno di dirlo a tutti per dare un messaggio importante a chi è vittima di demoni come la pornografia, il gioco d’azzardo, i raptus sessuali: io sono l’esempio vivente che se ne può uscire”. Perché nella vita non bisogna mai “vergognarsi dei propri problemi”, sottolinea, “perché è di gran lunga peggiore l’ipocrisia che ci circonda”.
Pupo parla anche dei pregiudizi con cui si è scontrato durante gli anni della sua lunga carriera: “Un giorno Enzo Biagi scrisse sull’Espresso che io avevo la faccia di un garzone del salumiere e in pratica avevo avuto la fortuna di diventare il principe della canzonetta di serie B. So di avere una capacità incredibile di odiare e infatti l’ho odiato. Questo mi ha angosciato, mi ha fatto male. Ciò che mi ha salvato è stata la mia incredibile arroganza, il grandissimo senso di superiorità di cui soffro: io non mi sento inferiore e nessuno, sono convinto di essere, nel bene e nel male, sotto certi punti di vista migliore di tanti altri. Questo mi ha salvato”.
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Ma chiudere con la musica autorale non corrisponde, per Pupo, alla fine di una carriera e di esposizione mediatica: “Ho una grande passione per il mio lavoro e non smetterò di fare televisione”, annuncia, “Farò infatti un paio di prime serate per Raiuno, cui spero seguiranno altri progetti. Ma tutto dipende dalle decisioni della dirigenza di viale Mazzini. E farò anche molti concerti all’estero. Prima, però, c’è il tour italiano, che partirà il 10 aprile dal Teatro Colosseo di Torino e toccherà poi Milano (11/4, Teatro Nazionale), Firenze (12/4, Obi Hall), Mestre (15/4, Teatro Corso), Lecce (22/4, Teatro Politeama Greco), Napoli (26/4, Teatro Augusteo) e Roma (27/4, Teatro Brancaccio).
Il disco: Il primo singolo estratto è “Porno contro amore”, il brano che dà il titolo all’album. Una ballad dedicata all’ossessione per il sesso. Un’ossessione che stravolge le nostre vite e le porta all’esasperazione in tutte le modalità di relazione: da soli, con lei, con lui. Un disordine mentale che come un tarlo sembra distruggere l’Amore, ma che può essere superato con l’umiltà di chiedere aiuto a chi ci ha veramente amato.
La canzone è accompagnata da un videoclip diretto da Giuseppe Cruciani, storico conduttore de “La Zanzara” su Radio 24, che ha voluto essere presenta alla conferenza stampa del cantautore aretino: “Dopo averlo intervistato, tra noi è scattato un feeling perché mi sono ritrovato e mi ritrovo ancora in situazioni simili a quelle che ha vissuto lui”.
Nell’album Pupo si mette a nudo e racconta con disarmante sincerità le sue ossessioni, le sue paure e la sua personalissima visione dell’amore: da un sentimento sensuale e liberatorio (“Non odiarmi”, “Vietato” e “Se ci sei”) a un rifugio in cui trovare redenzione (“Pensiero mio” e “Vivere con te”). “Da solo” è un adattamento in italiano del celebre brano brasiliano “Sozinho”, portato al successo da Caetano Veloso nel 1998 con un’intensa versione chitarra e voce.