{module Pubblicità dentro articolo}
Si comincia con una vera e propria processione in onore della “badessa Santa Marie Elena Boschi”, la santa delle riforme da Arezzo. In capo al corteo, il Crozza-Renzi che prega per colei “che il Senato eliminò” cantando e scattandosi selfie.
Il Renzi rappresentato da Crozza è completamente in balia della bella ministra, che è vestita come una Madonna, e quando parla sa solo dire che la bellezza non è tutto. Un banalità, ma tanto basta a mandare il premier in brodo di giuggiole.
Uscito il corteo, toltosi la parrucca, Crozza ironizza su Cairo: l’unico uomo che “risce a comprersi tutta Italia senza spendere una lira”. Presto si torna all’argomento Boschi, mostrando una vecchia foto in cui, ben diciotto anni fa, era Maria in un presepe vivente: chi l’avrebbe detto che nel giro di poco tempo sarebbe passata al Senato morente? Il Senato, spiega il comico, è stato abolito senza però togliere l’immunità ai senatori: l’immunità serve ora perché stanno iniziando i processi per i coinvolti nella “rimborsopoli” dei consiglieri regionali.
Il discorso si sposta sul referendum di domenica: “Io voto quello che mi dice Caschetto”, il potente manager. Scherzi a parte, Crozza elenca i motivi per cui bisogna andare a votare: è un diritto, è un dovere e, soprattutto, Renzi ha detto di non andare. Non solo, persino Napolitano ha invitato a rimanere a casa: “Va bene Giorgio, ciao. A posto così” dopo due mandati da Presidente senza riposo.
A proposito di candidati sindaco a Roma, ecco Razzi: “Se mi candido io, Bertolaso sembra un genio”. Parte la canzoncina: “E vota vota vota, vota Antonio Razzi, se vinco sono caxxi”.
Dopo la pubblicità, l’imitazione di Floris, alla guida di diVenerdì: “Un’edizione flash di sei ore”- Viene allestito un talk in studio sul referendum, con un Freccero-Crozza collegato e un Pagnoncelli, sempre interpretato dal comico, che dà i risultati dei sondaggi estraendo i numeri della tombola. Naturalmente c’è anche Luttwak.
Il monologo successivo è sull’evento del Salone del Mobile a Milano: Crozza ironizza su alcuni oggetti di design esposti. Ma non devono essere usati: sono delle provocazioni, dice, esattamente come la Leopolda di Renzi.
L’argomento è l’occasione per far entrare in scena Fuffas. L’architetto chiede alla voce fuoricampo se conosce la “teoria dei quanti”, che in pratica consiste nel rispondere sbalorditi “quantoooo” ai prezzi esorbitanti degli oggetti di design.
Infine, lo chef vegano Germidi Soia: entra piangendo perché una cipolla l’ha abbandonato, poi prepara “sosia di gulasch con finto montone”.
Era l’ultimo personaggio della serata, l’appuntamento è per venerdì.